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30/12/2012 05:46:46

Operazione Mandamento, resta in carcere Santo Sacco

Sono stati  arrestati all’alba dello scorso 7 dicembre dai carabinieri del Comando provinciale di Trapani e del Ros nell’ambito dell’operazione antimafia "Mandamento" nella quale, in tutto, finirono in manette sei persone. Contestualmente i militari dell’Arma, nel corso  dell’operazione coordinata dalla Dda di Palermo, posero sotto sequestro preventivo l’intero capitale sociale delle società "Salemitana calcestruzzi srl", con sede a Salemi e "Spallino servizi srl", con sede a Castelvetrano, il cui valore è stato stimato in 10 milioni di euro e le quali sono ritenute riconducibili alle famiglie mafiose indagate.

I reati addebitati a Sacco risalgono al periodo in cui era consigliere comunale. Gli inquirenti, tra l’altro, gli contestano di avere compiuto, abusando proprio della sua carica politica, "atti idonei e diretti in modo non equivoco a indurre l’imprenditore salemitano Melchiorre Saladino a dargli o comunque a promettergli indebitamente 100 mila euro per garantirgli il proprio intervento sugli altri consiglieri comunali e il loro voto favorevole all’approvazione di una convezione relativa a un impianto eolico da realizzarsi a Castelvetrano". Saladino nel febbraio 2009 fu coinvolto nell’operazione antimafia "Eolo" e nel 2011 ebbe sequestrati beni per circa 3 milioni e mezzo di euro. Sacco per gli inquirenti sarebbe stata la persona tramite la quale la locale "famiglia" mafiosa si infiltrava nella realizzazione dell’impianto eolico castelvetranese.

Santo Sacco, sindacalista della Uil fino all’anno scorso, titolare di un patronato, non è la prima volta che finisce in rapporti giudiziari ma fino ad ora l’aveva fatta franca, sebbene su di lui gravassero sospetti pesanti, addirittura quelli di avere partecipato alla guerra di mafia di Alcamo dei primi anni ’90.

A seguito dell'operazione "Mandamento" c'è stata anche una perquisizione al Comune di Castelvetrano, all'ufficio che si occupa degli appalti. Gli investigatori descrivono Sacco come «insensibile all'interesse pubblico, dedito alla violenza e nell'esercizio delle funzioni a coltivare interessi privati» oltre che «perfettamente integrato e operativo nel contesto della criminalità mafiosa che portava avanti anche con il sostegno economico alle famiglie di detenuti»

Villa viene considerato «il terminale ultimo dei contributi volti al sostegno economico di detenuti», tra cui Antonino Nastasi, arrestato nel 1996, già condannato
per mafia e ancora sottoposto al regime del 41 bis. Dalle intercettazioni risulterebbe che Villa aveva «grande familiarità con personaggi di spicco di Cosa Nostra», tra cui il latitante Matteo Messina Denaro, suo fratello Salvatore, che è in carcere e suo padre Francesco, morto da latitante nel 1998.