E non poteva essere altrimenti: si tratta dell'epilogo di una vicenda tormentata, che la nostra redazione ha seguito passo dopo passo grazie alle puntuali corrispondeze di Franco Lo Re, e che ha visto come assoluto protagonista Vittorio Sgarbi, eletto Sindaco di Salemi nel 2008 grazie ad un'imbeccata di Pino Giammarinaro, e rovinosamente precipitato, da Sindaco, nella più ignominiosa delle sanzioni: lo scioglimento per mafia del Comune da lui amministrato.
La relazione del Ministro Cancelleri, a Marzo, non dà scampo. Parla di "ritardi e inerzie nell’assegnazione e gestione dei beni confiscati, formazione degli atti fuori dalle sedi istituzionali, libera determinazione fortemente ostacolata, applicazione di facciata dei protocolli di legalità”. Una amministrazione controllata da un ex sorvegliato speciale, l’ex deputato regionale della Dc, l’andreottiano Pino Giammarinaro. “Puparo e regista nemmeno tanto occulto”, così indicato nel rapporto investigativo dell'operazione "Salus Iniqua", che ha portato il questore di Trapani, Esposito, a chiedere al Tribunale l’applicazione di 5 anni di sorveglianza speciale, e il sequestro di beni per 30 milioni di euro. Nei confronti di Sgarbi la relazione firmata dal ministro Cancellieri è severa: “l’amministrazione, col sindaco e vicesindaco, non ha posto alcun argine al condizionamento esercitato dall’on. Giammarinaro”. Una amministrazione che praticava una antimafia di facciata, a proposito di appalti pubblici. Applicava il protocollo di legalità intestato al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e poi aggiudicò i lavori di ristrutturazione del Municipio ad un imprenditore che era stato in carcere per turbativa d’asta. In Giunta sedeva poi un assessore che nel 2011 fu condannato per truffa aggravata. Tra i casi sottolineati quello della mancata assegnazione di un terreno di 70 ettari confiscati al narcotrafficante mafioso Totò Miceli, fidato del latitante Matteo Messina Denaro.
A Luglio viene sciolto per mafia un altro Comune della nostra provincia, Campobello di Mazara. Lo scorso Dicembre, nell'operazione Campus Belli, i carabinieri non solo hanno decapitato i vertici locali delle cosche, ma hanno anche arrestato il Sindaco, Ciro Caravà, Pd, che guida l'Amministrazione Comunale dal 2005, e che era stato rieletto a furor di popolo nel 2010. Caravà non si è mai dimesso, dopo l'arresto. E' rinchiuso nel carcere di San Giuliano, a Trapani. Lo scioglimento non veniva chiesto per la prima volta. Anche nel 2009, dopo l'operazione Golem, i commissari vennero al Comune per capire quanta mafia ci fosse dentro le stanze dei pubblici uffici. "Non sono venuti per me, ma per la precedente amministrazione - commentava serafico Caravà - perchè io sono il Sindaco della legalità". Ma una sua collaboratrice verrà intercettata mentre dice: "Da quando ci sono gli ispettori abbiamo l'inferno dentro...".
Un altro Comune, Pantelleria, è stato invece commissariato dopo le dimissioni del Sindaco, Alberto Di Marzo, arrestato per corruzione, e poi condannato. Ma almeno Pantelleria non rischia questa volta (come avvenuto nel 2003) lo scioglimento per mafia.
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