Siamo alla ricerca di riscontri perché ci sono fatti ancora inediti. Soltanto allora potremo capire se l'autore è una persona che denota una vera conoscenza interna dei fatti".Così il Procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo commenta con l'Adnkronos l'esposto anonimo arrivato al pm Antonino Di Matteo - uno dei magistrati che indagano sulla trattativa tra Stato e mafia - in cui si denuncia, tra le altre cose, che i magistrati del pool sarebbero spiati da uomini delle Istituzione e da altri magistrati. La Procura ha delegato la Polizia giudiziaria per trovare eventuali riscontri a quanto scritto dall'anonimo. Alla domanda se si possa trattare di una persona vicina ai Servizi segreti, come si dice in ambiente giudiziario, Messineo replica: "Non sono in grado di rispondere".
09,00 - Una lettera anonima sta aprendo un nuovo fronte d'indagine sulla trattativa fra Stato e mafia. Avverte i magistrati di Palermo che sono spiati, indica dove trovare altre prove del patto, fa i nomi di vecchi uomini politici che potrebbero sapere molto. E denuncia che l'agenda rossa di Borsellino è stata rubata "da un carabiniere".
Lo raccontano Attilio Bolzoni e Salvo Palazzolo su La Repubblica in edicola oggi. Le ultime inedite indicazioni sono in uno scritto che gli investigatori valutano come "attendibile", studiato e steso da qualcuno estremamente informato, uno "dal di dentro" sospettano i pubblici ministeri di Palermo che hanno ordinato accertamenti su tutti i punti segnalati dall'anonimo. Sono dodici pagine con lo stemma della Repubblica italiana sul frontespizio. L'autore, alla sua lunga lettera ha attribuito una sorta di numero di fascicolo. È in codice: "Protocollo fantasma".
L'inchiesta giudiziaria più tormentata di questi mesi si sta ancora rimescolando e rovista adesso in quelle che l'anonimo definisce "catacombe di Stato". Lui, definisce la sua lettera "un esposto". L'ha spedita il 18 settembre scorso a casa di Nino Di Matteo, uno dei sostituti procuratori che insieme ad Antonio Ingroia hanno cominciato l'indagine sulla trattativa.
I funzionari della Dia di Palermo e quelli di Roma stanno raccogliendo riscontri intorno ai «suggerimenti » dell’anonimo. Uno che sembra a conoscenza di tanti segreti, come se avesse partecipato personalmente ad alcune operazioni poliziesche o sotto copertura.
Questi dodici fogli ricordano tanto quell’altra lettera senza firma arrivata fra la strage Falcone e la strage Borsellino nell’estate del 1992 (e recapitata a 39 indirizzi fra i quali il Quirinale, le redazioni dei quotidiani italiani, il Viminale), la prima carta in assoluto dove si faceva cenno a «un accordo» fra Stato e mafia. Annunciando avvenimenti poi accaduti. Come l’arresto del capo dei capi Totò Riina.
La lettera finisce con una frase misteriosa destinata al magistrato Di Matteo: «Tieni sempre in considerazione che sto lavorando con te, nelle tenebre». E annota subito dopo, in latino: «Impunitas semper ad deteriora invitat». L’impunità invita sempre a cose peggiori.
Comincia invece con una cronistoria dei cadaveri eccellenti di Palermo: dall’omicidio del segretario del Pci siciliano Pio La Torre - il 30 aprile 1982 – fino alla
mancata cattura di Bernardo Provenzano dell’ottobre 1995 nelle campagne di Mezzojuso, probabilmente per una soffiata.
In mezzo le bombe di Capaci e di via D’Amelio. Poi si addentra nel particolare. Iniziando dai pm che indagano sulla trattativa.
Li mette in guardia da «uomini delle Istituzioni» che li stanno sorvegliando. «Canalizzano tutte le informazioni che riescono ad avere sul vostro conto», scrive.
E dice che li riversano «a Roma », in una non meglio identificata «centrale». Fra gli spioni – sostiene l’anonimo – anche alcuni magistrati.