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04/01/2013 09:14:53

I periti: "Bernardo Provenzano non è più in grado di capire". A rischio la sua partecipazione al processo sulla trattativa

Capisce poco o nulla di quello che gli capita intorno e non riesce a interloquire in maniera accettabile con le altre persone.
È la conclusione a cui sono giunti i periti nominati dal giudice di Palermo Piergiorgio Morosini che deve decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per dodici imputati coinvolti a vario titolo nel procedimento sulla cosiddetta trattativa fra lo Stato e lamafia al tempo delle stragi. Uno di loro è proprio Provenzano, che secondo
l’accusa avrebbe tessuto l’ultima parte dei contatti tra Cosa nostra e le istituzioni.
La perizia firmata dallo psichiatra Renato Ariatti e dal neurologo Andrea Stracciari è stata depositata ieri, e ripercorre le varie tappe del decadimento psicofisico del capomafia rimasto latitante per quarantatré anni, fino all’arresto avvenuto nell’aprile 2006.
Dopo l’operazione del 17 dicembre scorso per la rimozione di un ematoma cerebrale provocato da una caduta (la terza in poche settimane) e un periodo di coma farmacologico durato diversi giorni, Provenzano è ancora ricoverato sotto falso nome all’ospedale di Parma. Gli ultimi controlli hanno evidenziato «un normale
quadro post-chirurgico», che gli consentirebbe di essere trasferito in un reparto di «lungodegenza critica» o altri centri di riabilitazione, ma la relazione degli specialisti precisa: «Alterna occhi aperti spontaneamente con apertura occhi al dolore, reagisce prontamente al dolore a destra, meno a sinistra, non collabora, né esegue ordini con costanza ».
Dall’analisi delle cartelle cliniche e di tutti i referti, oltre che da un colloquio con il detenuto avvenuto il 12 dicembre, pochi giorni prima dell’ultima caduta, i periti concludono che «il signor Provenzano è affetto da una ingravescente sindrome parkinsoniana, poco sensibile alla terapia», da cui derivano diverse e gravi
conseguenze tra cui «cadute con danni oggettivi», nonché «una forma severamente disabilitante sul piano motorio».
Il tutto «in un contesto globale improntato ad un constante peggioramento», registratosi soprattutto nell’ultimo anno.
Quando i due professori sono andati a visitarlo il capomafia s’è mosso e ha parlato a fatica. Mostrando difficoltà di concentrazione.
I periti hanno trascritto alcuni passaggi della conversazione, affiancate da alcune loro considerazioni. Come il seguente. Medico: «Ci dica qualcosa di Lei. Come si chiama?». Provenzano: «Provenzano Bernardo». M: «Quanti anni ha? ... quando è nato?». P: «...Ottanta... 1933... la mia famiglia è stata una famiglia bisognosa». (Deficit di astrazione con perseverazione concettuale e incapacità di spostare l’attenzione da un argomento all’altro). M: «In che giorno compie gli anni?». P: «Non ricordo». P: «Quando festeggia il compleanno?». P: «...Siamo una famiglia povera... (deficit di astrazione) ».
Medico: «Ha avuto o ha dei processi in corso? In questo periodo c’è un processo a Palermo? ». Provenzano: «...Per me?». M: «Per lei». P: «...Mi hanno condannato per altri 2 ergastoli». M: «Ci sono altri processi in questo momento?». P: «Non mi ricordo ». M: «Secondo lei non ha altri processi?». P: «...Quelli che mi hanno notificato». M: «Come si sente? Dimentica qualcosa?». P: «...Non sono una persona istruita... può essere».
I periti scrivono che il comportamento di Provenzano non sembra dettato «da strategie falsificatorie, volontaria accentuazione dei sintomi, ridotto impegno... In atti
non si trova mai nessun accenno a eventualità simulatorie, o comunque di enfasi strumentale consapevole, e noi stessi abbiamo rilevato l’assenza di atteggiamenti istrionici o enfatici e di eclatanti comportamenti falsificatori». A questo punto la sua permanenza al fianco degli altri imputati (boss del suo calibro come Riina e Bagarella, ex carabinieri e uomini politici di ieri e di oggi) sembra fortemente a rischio. L’avvocato Rosalba Di Gregorio ha già chiesto che la posizione del padrino corleonese venga stralciata, il giudice deciderà la
prossima settimana, all’udienza dell’8 gennaio, dopo aver ascoltato i pubblici ministeri.