la Corte non ha ritenuto sufficienti gli elementi di prova a carico dell'esponente dell'udc per l'accusa di concorso esterno associazione mafiosa (art.416 bis); la sentenza di condanna prevede altresì i risarcimenti per le parti civili (associazione Antiracket di Marsala e comune di Marsala) e l'interdizione dai pubblici uffici per la durata di anni 5
16,20 - Udienza conclusiva oggi del processo a carico dell'ex assessore alla presidenza della regione Sicilia, David Costa (1966), accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, avanti alla sesta sezione della Corte d'Appello di Palermo; la Corte è appena entrata in camera di consiglio per decidere. La Procura ha chiesto la condanna a cinque anni.
Si presume che la sentenza possa essere emessa intorno alle 20. L'inchiesta fu curata a suo tempo dai magistrati Massimo Russo, Calogero Roberto Piscitello e Gaetano Paci.
L’ indagine affonda le sue radici nella prima fase dell’operazione “Peronospera” condotta a Marsala dagli uomini della Mobile di Trapani allora diretta da Giuseppe Linares, dalla quale era emersa una ragnatela di legami e di attività legate alla cosca di Marsala capeggiata dal boss Natale Bonafede, classe 1969, arrestato il 31 gennaio 2003 dopo tre anni di latitanza insieme al più noto Andrea Manciaracina classe 1962, capo mandamento di Mazara, particolarmente vicino a Matteo Messina Denaro e alla fazione dei corleonesi.
Le intercettazioni telefoniche e ambientali che rappresentano il perno centrale su cui si basa l’accusa a carico di Davide Costa hanno fatto emergere un quadro di partecipazione definita dai magistrati "consapevole e premeditata" dell’ex deputato regionale in relazione alle cosche di Marsala.
Secondo il documento cautelare Costa avrebbe <<stipulato un patto serio e concreto, con esponenti di rilievo della famiglia mafiosa di Marsala>> per fini elettorali <<raggiunti tramite l’intervento di soggetti appartenenti al sodalizio criminale di quella famiglia>> . In più, oltre ad essersi prodigato per ottenere dei posti di lavoro ai boss ed ai loro affini, l’assessore Costa avrebbe favorito la cosca <<attraverso il suo personale intervento presso i vertici della Direzione del Banco di Sicilia>> per una controversia bancaria.
Oltre alle intercettazioni il processo - nel quale Costa è stato assolto, salvo poi essere tutto rimesso in discussione dalla Cassazione - si basa anche sulle dichiarazioni di Mariano Concetto, l'ex vigile urbano di Alcamo vicino alla cosca di Marsala che ha riferito dell'interesse della cosca di Marsala per l'elezione di Costa a deputato regionale nel 2001.