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14/01/2013 05:17:09

Belice, 45 anni dopo il terremoto. Mancano i soldi per la ricostruzione, ma ci sono le trivelle....

Gibellina, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Santa Ninfa, Partanna, Vita e Calatafimi i paesi più duramente colpiti nel versante trapanese del Belice dove la ferita del sisma rimane ancora aperta. A distanza di 45 anni il museo "Beloce/EpiCentro della memoria viva", allestito in viale Empedocle, al piano terra dell'immobile che ospita il Cresm, proprio oggi, 14 gennaio, a partire dalle 16,30 terrà una manifestazione per condividere i momenti pre, peri e post sisma con chi li ha vissuti e continua ad alimentare l'archivio orale della memoria. Coloro che, essendo stati testimoni diretti del tragico evento o che hanno ascoltato i racconti di amici o parenti, vorranno lasciare una propria testimonianza potranno farlo al video box. Alle 18,30 seguirà la narrazione «Va ora in onda: terremoto di Stato» con Giacomo Guarneri che coinvolgerà i partecipanti attraverso la lettura di brani legati alla memoria del territorio. L'iniziativa, giunta alla II edizione, sin dal mattino prevede visite guidate - da prenotarsi per tempo e da parte di studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado - al museo, ai laboratori "Dentro la narrazione" e "fotografo la memoria" e alla mostra di foto, video e documenti d'archivio "Resistenze dal terremoto di Stato".

45 anni dopo, la ricostruzione è ancora incompleta, anche se pochi giorni prima di Natale, la legge di stabilità dello Stato ha previsto 35 milioni di euro. La somma, in massima parte destinata al completamento degli interventi di edilizia privata, è stata inserita tramite un emendamento dietro al quale ci sono stati mesi di lavoro e confronto tra Ministeri, Regione e Comuni e con cui è stato riconosciuto che il Belice, effettuati i dovuti raffronti, ha ricevuto meno dei fondi erogati per analoghe situazioni di ricostruzione post terremoto in altre zone d'Italia.

LA COMMEMORAZIONE. La Valle del Belice commemora i morti ma torna a sperare, «perché dobbiamo credere nel futuro, sperando contro ogni speranza e confidando nell’aiuto di Dio». Con la celebrazione eucaristica nella chiesa della Santissima Trinità a Salaparuta, presieduta dal Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, si sono aperte le celebrazioni per il 45° anniversario del terremoto del 1968, che si concluderanno martedì a Gibellina. La messa doveva essere celebrata ai ruderi, sulle macerie della vecchia matrice, ma la pioggia ha fatto cambiare programma nella mattinata di oggi. Chiesa gremita di cittadini e in prima fila rappresentanti delle istituzioni a più livelli: il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Giovanni Ardizzone («il problema della Valle del Belice non può essere confinato qui»), i deputati Giovanni Lo Sciuto, Antonella Milazzo, Nino Oddo, Giuseppe Marinello, Paolo Lucchese, i senatori Tonino D’Alì (che ha letto il messaggio del presidente Renato Schifani) e Maria Pia Castiglione e i sindaci di alcuni paesi del Belice. «Qui la terra porta ancora i segni di quelle ferite profonde – ha detto il Vescovo nell’omelia – ma ancor di più l’animo di tanti suoi figli fu inaspettatamente e dolorosamente è stato segnato da quello sconvolgimento della terra che cancellò una storia, che ancora oggi non si riesce a riscrivere. Perché – ha detto ancora Mogavero – agli sforzi di tanti non è corrisposta l’adesione fattiva e solidale di chi avrebbe dovuto esercitare un’azione saggia e promozionale finalizzata a far diventare la tragedia della Valle una ferita del Paese, approntando con intelligenza progettuale le risorse per la ricostruzione strutturale dei paesi terremotati e soprattutto per ricostruire il tessuto umano e produttivo del Belice. E invece, anno dopo anno, la ricorrenza-anniversario assume sempre più i tratti di un rituale stanco e ripetitivo di commemorazioni, appelli e rimostranze».

LA RICOSTRUZIONE E IL MANCATO SVILUPPO - La ricostruzione, dunque, a 45 anni dal terremoto non è stata ancora conclusa: mancano 390 milioni di euro. Ma si guarda allo sviluppo, «oltre il terremoto» ha detto il coordinatore dei sindaci Nicola Catania. «Intendo sollecitare tutti a pensare specialmente ai giovani, disorientati per mancanza di prospettive di sviluppo in questo territorio che ha bisogno della loro insostituibile presenza e operatività – ha detto il Vescovo. Se è vero che negli anni immediatamente successivi al disastro sono stati compiuti non pochi errori, soprattutto politici ai diversi livelli, questo non può costituire una ragione per aspettare giustizia passivamente». Ed ancora il Vescovo: «È assolutamente vero che il domani di questa magnifica ma sfortunata Valle è tutto e solo nelle nostre mani, purché siamo capaci di valorizzare e mettere a frutto le risorse, non poche, di cui è dotata: la terra con le sue colture tipiche, il mare, i beni culturali, il turismo. Pur nella consapevolezza che si tratta di comparti afflitti da criticità gravi, su tali basi è possibile delineare prospettive di sviluppo, accreditate dal valore aggiunto dell’azione concorde e coordinata di tutti: politici, imprenditori, esponenti del mondo della cultura, comunità ecclesiale».

IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA – Il coordinatore dei sindaci Nicola Catania ha dato lettura del messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Le drammatiche conseguenza di quel sisma impongono un responsabile impegno a ripristinare con celerità ed efficacia i tessuti sociali ed economici devastati – ha scritto Napolitano – si operi affinché i processi di trasformazione del territorio siano realizzati con l’attenzione dovuta a sicurezza, incolumità, rispetto dell’ambiente e le sue insostituibili risorse».

LE TRIVELLE. Adesso la nuova emergenza per il Belice sono le trivelle.  La società Enel Longanesi Developments srl, costola del gruppo Enel Trade spa, da tempo ha messo gli occhi sul Belice, presentando alla Regione siciliana un permesso di ricerca di idrocarburi, petrolio e gas naturale. Il 10 ottobre scorso, l’Ufficio regionale per gli idrocarburi e la geotermia – secondo quanto reso pubblico dall’associazione L’Altra Sciacca, organica al comitato “No trivelle nella Valle del Belice” – avrebbe dato il primo via libera alla ricerca.  Il permesso, inquadrato sotto il nome di “Masseria Frisella”, consentirebbe alla Enel Longanesi di perforare in un’area notoriamente ad alto rischio sismico di ben 680 chilometri quadrati, che comprende parchi, bacini idrici, strutture zootecniche e zone strategicamente importanti dal punto di vista paesaggistico e culturale. L’area a rischio trivelle si estende tra le province di Agrigento (con i comuni di Montevago, Santa Margherita di Belice), Palermo (con Bisacquino, Campofiorito, Camporeale, Contessa Entellina, Corleone, Monreale, Partinico, Piana degli Albanesi, Roccamena, San Cipirello e San Giuseppe Jato) e Trapani (con Alcamo, Gibellina, Poggioreale e Salaparuta). La richiesta di perforazione prevede la realizzazione di un pozzo esplorativo profondo dai 2.000 ai 3.500 metri entro 42 mesi dalla concessione del permesso.

LA MOSTRA. A 45 anni dal violento terremoto che nella notte tra il 14 e il 15 gennaio del 1968 ha distrutto molti centri della Valle del Belìce, Menfi, che fu gravemente danneggiata e privata dei principali edifici storico-artistici, ne celebra il ricordo con la due giorni “La notte del grande fragore, 45° anniversario del terremoto nel Belìce”. Il via domani, alle 18, con la mostra “Segni d’Arte dalle chiese di Menfi distrutte dal terremoto del ‘68”, a cura di Gioacchino Mistretta: un’occasione straordinaria per ammirare capolavori d’arte recuperati tra le macerie del terremoto del 1968 che ancora oggi aspettano di essere riportati all’antico splendore. Quella notte danneggiò gravemente la Chiesa Madre, la chiesa di Santa Maria delle Grazie, la chiesa di San Francesco con l’annesso convento dei Cappuccini, la chiesa di Santa Maria la Nova e la chiesa della Madonna del Soccorso. Al Museo Civico di Palazzo Pignatelli interverranno - col sindaco Michele Botta - l’assessore alla Cultura, Margherita Ocello, il prof. Francesco Saverio Calcara e i musicisti Accursio Alesi (chitarra), Biagio Amato (flauto) e Francesco Gulotta (contrabbasso). A seguire, alle 19, “1968 Immagini e Ricordi” proiezione video documentari sul terremoto nel Belìce (in Piazza Vittorio Emanale III).
Martedì 15 gennaio, alle 16, scopertura della “Campana della Memoria”, opera dello scultore romeno Stefan Calaresanu (Centro Civico Polifunzionale), a seguire “Ribeira Brass Quintet” in concerto e presentazione dell’Almanacco menfitano 2013 di Gregorio Viviani. Infine alle 19, in Chiesa Madre, una concelebrazione eucaristica in ricordo delle vittime del Terremoto nella Valle del Belìce chiuderà gli eventi dell’anniversario del sisma.