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16/01/2013 05:13:45

Patti, consulenti all'opera. Per Messina Denaro una villa disabitata come covo. Scarcerato Rabito

 È questo il compito assegnato ad un collegio di periti dal Tribunale di Trapani che deve pronunciarsi sulla richiesta di confisca del patrimonio dell'ex patron di Valtur. Al commercialista Giovanni Giammarva, nominato nel corso della ultima udienza si affiancheranno altri due periti che saranno nominati oggi. La Procura ed i difensori hanno nominato i consulenti tecnici.

MESSINA DENARO. Va avanti intanto a Marsala il processo ai fiancheggiatori del superlatitante Matteo Messina Denaro. Nel corso dell'ultima udienza è emerco che  la mafia di Castelvetrano  pensava di utilizzare una villa al mare disabitata quasi tutto l'anno, di proprietà di una coppia che vive a Milano, come possibile rifugio del boss.

A ipotizzare l'uso della villa, grazie ad alcune intercettazioni effettuate nel 2006, sarebbe stato uno degli imputati, Calogero Cangemi, 63 anni, al quale la coppia residente a Milano, Diego Cudia e la moglie Eugenia Aceti, aveva dato le chiavi dell'abitazione estiva di Castelvetrano per andare a staccare l'allarme antifurto ogni qualvolta questo si fosse attivato senza motivo. Ciò, infatti, sarebbe accaduto abbastanza spesso.

Ascoltati dai giudici, i coniugi, all'oscuro dei progetti di Cangemi, rispondendo alle domande del pm della Dda di Palermo Marzia Sabella e degli avvocati, hanno spiegato che di solito lasciano Milano per tornare a Castelvetrano solo "in agosto, a Natale e a Pasqua". Quell'abitazione estiva, però, a quanto pare, non fu mai utilizzata dal boss.

RABITO. Il Tribunale del Riesame di Palermo, accogliendo la richiesta della difesa, ha disposto la scarcerazione per Paolo Rabito, 45 anni, di Salemi (Trapani), uno dei sei arrestati nell'ambito dell'operazione antimafia "Mandamento". Rabito, già condannato per mafia con sentenza definitiva il 18 febbraio 1998 e ritenuto organico alla famiglia mafiosa di Salemi, era stato arrestato il 7 dicembre scorso con i salemitani Salvatore Angelo e Gaspare Casciolo (quest'ultimo ai domiciliari), Santo Sacco, ex consigliere provinciale a Trapani e Gioacchino Villa, dipendente della Ecol Sicula e Salvatore Pizzo, ex consigliere comunale di Terrasini.

Le accuse contestate, a vario titolo, sono state di associazione mafiosa, estorsione, corruzione aggravata, favoreggiamento aggravato, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo e fittizia intestazione di beni. Il blitz antimafia, che portò al sequestro preventivo delle quote di due società per 10 milioni di euro, fu condotto dai carabinieri del Comando provinciale di Trapani e del Ros e fu coordinato dalla Dda di Palermo. Gli interessi del sodalizio vicino al latitante Matteo Messina Denaro erano nel business della green economy.

Sempre il Tribunale del riesame ha invece accolto un ricorso della Dda avverso la decisione del gip che aveva rigettato la custodia cautelare per altri due indagati. Sull'eventuale arresto o meno di costoro adesso si attende che si pronunci la Cassazione.