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08/02/2013 05:17:00

Mafia: Caravà, il Comune di Campobello si costituisce parte civile. Ammesse le Ass. Antiracket. Mannina, i legali chiedono l'assoluzione in appello

 Il Tribunale presieduto da Gioacchino Natoli, giudici a latere Roberto Riggio e Sara Quittino,  dopo aver ascoltato le richieste per la costituzione di parte civile e le eccezioni fatte da parte della difesa degli imputati riguardo alla genericità dei capi d'imputazione e sull'ammissibilità delle prove, e le obiezioni della stessa difesa riguardo alla costituzione di parte civile delle Associazioni Antiracket, ha rigettato le richieste di non ammettere le parti civili e ha ritenuto infondate le nullità del capo d'imputazione, dichiarando aperto il dibattimento processuale. Nell'udienza preliminare erano state ammesse le costituzioni di parte civile dell' Ass. Antiracket e Antiusura di Marsala, Alcamo e Mazara che oggi sono state confermate, e a queste si è aggiunta l'Ass. Antiracket di Trapani. Il Tribunale ha anche accolto la richiesta di costituzione di parte civile del Comune di Campobello di Mazara che si costituisce nei confronti di tutti gli imputati tranne che per Leonardo Bonafede. La prossima udienza è stata fissata mercoledì 13 febbraio alle ore 12.00.

09.00 - Inizierà oggi, davanti il Tribunale di Marsala, il processo scaturito dall’operazione antimafia «Campus Belli».

Un’indagine che il 16 dicembre 2011 portò in cella anche l’allora sindaco di Campobello di Mazara Ciro Caravà (Pd, a capo di una giunta di centrosinistra).
In seguito, il Comune fu sciolto per infiltrazioni mafiose. Dalle indagini è emerso che il sindaco, accusato di concorso esterno, intratteneva rapporti con esponenti della locale famiglia mafiosa capeggiata dall’anziano Leonardo Bonafede, anch’egli imputato.
Alla sbarra sono anche Cataldo La Rosa e Simone Mangiaracina, considerati il «braccio operativo» di Bonafede, Gaspare Lipari, che avrebbe svolto una funzione di «collegamento » tra il sindaco e il capomafia, Antonino Moceri e Antonio Tancredi. Agli ultimi due si contesta, oltre all’intestazione fittizia di beni, il concorso esterno in associazione mafiosa, per aver fornito «consapevolmente» alla locale famiglia mafiosa, vicina a Matteo Messina Denaro, un contributo alla sua infiltrazione nel settore dell’olivicoltura. Hanno, invece, chiesto di essere giudicati con rito abbreviato Filippo Greco, imprenditore di Campobello, da tempo trasferitosi a Gallarate (Va), ritenuto «consigliere economico» dell’organizzazione, e Calogero Randazzo.

MANNINA. Continua, dinanzi la quarta sezione della Corte d’Appello di Palermo, il processo a carico dell'imprenditore trapanese Vincenzo Mannina, accusato di associazione mafiosa.

 Nell'ultima udienza gli avvocati Oddo e Biondo, difensori dell’imputato, hanno chiesto l’assoluzione del loro assistito. Mannina, titolare di un impianto per la produzione di calcestruzzi, sarebbe stato uno dei più stretti collaboratori del boss Francesco Pace, subentrato a Vincenzo Virga alla guida del mandamento di Trapani. A Mannina sarebbe stato affidato il compito d'imporre alle imprese l'approvvigionamento di calcestruzzo alla Sicilcalcestruzzi di Paceco, società controllata dal boss, e nel suo impianto. L'imprenditore sarebbe stato inoltre coinvolto nel tentativo della mafia di riprendere il controllo della Calcestruzzi Ericina, società confiscata al boss Vincenzo Virga. Il procuratore generale ha chiesto la condanna dell’imprenditore a sei anni ed otto mesi di reclusione. Il processo è stato rinviato al 22 maggio per le eventuali repliche e la sentenza. La precedente sentenza di condanna di Mannina era stata annullata con rinvio in Appello dalla Corte di Cassazione.

Vincenzo Mannina, in carcere dal 2007, è stato arrestato nell’ambito dell’indagine della Squadra Mobile di Trapani, “mafia e appalti seconda fase”. Secondo gli atti della Procura è  «un imprenditore potente grazie al fatto di aderire al sodalizio mafioso, che ne ha comportato un rafforzamento per la potenzialità operativa e intimidatrice dell’associazione». Vincenzo Mannina «ha assicurato all’organizzazione criminale “Cosa Nostra” continuità e soprattutto varietà di apporti essenziali per il raggiungimento dei suoi fini, ricevendone in cambio appoggio per l’affidamento alle sue imprese delle forniture relative ai lavori per opere da realizzare nel territorio controllato dalla famiglia mafiosa».