Con la figlia, sottratta alla moglie quando aveva appena due anni e mezzo girò mezzo mondo per ben quattro anni e nove mesi. Alla fine, a inizio settembre 2010, fu individuato e bloccato dai carabinieri a Ventimiglia, ai confini con la Francia. In precedenza il Tribunale di Marsala gli aveva inflitto la medesima pena per il reato di sottrazione di minore.
La fuga con la figlia iniziò il 2 gennaio 2006. La piccola era appena tornata dalla Tunisia, dove la madre l'aveva portata al compimento dell'ottavo mese per effettuare le vaccinazioni. Prima tappa, a quanto pare, fu Parigi. Rihab Gassouma sporse denuncia e un mese dopo ottenne dal Tribunale per i minorenni di Palermo l'affidamento della bambina. Nel dicembre 2007, padre e figlia furono rintracciati dalla Fbi a Los Angeles. Alle autorità Usa Ciolino promise che sarebbe rientrato in Italia, ma poi fece nuovamente perdere le tracce, andando forse in Messico. E peregrinando tra Venezuela, Gambia, Mauritania, Egitto Emirati Arabi, Marocco, Australia e Honk Kong.
Quando i carabinieri lo bloccarono a Ventimiglia la bambina aveva già sette anni. Solo allora potè riabbracciare la madre. Per Ciolino i giudici di primo grado disposero anche la sospensione della patria potestà per tre anni. «Ma la strada per avere piena giustizia è ancora lunga» commenta, dopo la sentenza d'appello, l'avvocato Giacomo Frazzitta, che assiste Rihab Gassouma, che ha denunciato l'ex marito per aver messo sue foto su un sito internet di escort.
Lo scorso 18 febbraio, inoltre, Ciolino è stato denunciato dall'avvocato Frazzitta, che notò un uomo «appostato» nei pressi del suo studio legale. «Appena mi vide - ha raccontato Frazzitta - si allontanò coprendosi il volto con le mani». Il legale chiamò, quindi, i carabinieri che bloccarono l'uomo, scoprendo che era Ciolino.
GIBELLINA. E' stato condannato a 6 anni ed 8 mesi il 54enne pregiudicato Antonino Fontana. L'uomo era accusato di violenza sessuale, resistenza a pubblico ufficiale, rapina ed evasione.
I fatti contestati risalgono alla sera dell'8 marzo 2012 e sarebbero accaduti a Gibellina. Fontana avrebbe fatto irruzione nell'abitazione (in via Beccaria) di una donna romena di 29 anni, Maria Damien, trascinata in camera da letto e legata ai piedi con il filo del telefono. Poi, la violenza sessuale (baci nelle parti intime) e infine la fuga sull'auto della donna. Non prima, però, di averle sottratto circa 500 euro, oggetti d'oro e un telefono cellulare.
«Il mio assistito - ha dichiaratoo l'avvocato difensore Calogera Falco - non ha commesso il reato di rapina, né la violenza sessuale. A commetterli è stato Francesco Di Stefano, irreperibile da quando Fontana è stato arrestato».
Il legale afferma, inoltre, che l'aggressore non è mai stato visto in faccia dalla vittima, che è stata afferrata da dietro, sull'uscio di casa, mentre stava uscendo per andare a lavorare come badante. Nel corso del processo la 29enne ha riconosciuto in fotografia Di Stefano, salemitano, come l'uomo che aveva visto davanti alla sua casa alcuni giorni prima di subire rapina e violenza. Ricercato dai carabinieri, Di Stefano è ancora irreperibile.
«Fontana - conclude l'avvocato Falco - ammette solo di aver preso l'auto».