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19/04/2013 05:35:33

"Campus Belli", Grigoli: "A Matteo e Salvatore Messina Denaro non si poteva dire di no"

 Che Matteo Messina Denaro sia il capo di cosa nostra e della mafia trapanese non è certo una novità. Fa comunque un certo effetto sentirlo dire dalla viva voce di Grigoli, imprenditore e titolare del marchio Despar nella sicilia occidentale, condannato a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa e per essere prestanome del boss di Castelvetrano.  Grigoli, detenuto nel carcere di Voghera e ieri difeso d'ufficio dall'avv. Gianfranco Zarzana, ha risposto alle domande del pm Pierangelo Padova e delle altre parti, e in certi frangenti è sembrato volesse deporre spontaneamente, oltre che sul finanziamento che avrebbe dovuto fare all’Eurofarida e sul ruolo che nella vicenda ha avuto Salvatore Messina Denaro.   Ha iniziato dalle origini. Dal lontano 1973, quando iniziò ad occuparsi di alimentari e di supermercati dopo aver lavorato nella fabbrica di sapone del padre. Ha ricostruito i passaggi delle varie società da lui costituite. Dalla Grigoli Giuseppe, la prima, operante dal '73 all'83, alla Grigoli Distribuzione e infine alla 6Gdo. Sul prestito all'Eurofarida ha risposto così al pubblico ministero. Grigoli: "Stavo costruendo un supermercato a Campobello. Conoscevo un certo Vincenzo Scirè tramite Salvatore Messina Denaro. Faceva l’assicuratore. Un giorno mi disse che doveva 

 fare un leasing all’Eurofarida.  Tre o quattro mesi prima del mio arresto, che avvenne il 20 dicembre 2007, Scirè mi disse che c’era Salvatore Messina Denaro che mi voleva parlare. Fissato l’appuntamento, l'ho incontrato assieme ai proprietari dell’Eurofarida (Tancredi Antonino e Moceri Antonino), che il teste riconosce in aula. "Ci siamo visti nel magazzino per il quale chiedevano il leasing. Salvatore Messina Denaro mi chiama a parte e mi dice che dovevo prestare dei soldi a questa società Eurofarida, dicendomi, dopo aver letto e bruciato un foglietto di carta che a questi signori non poteva dire di no. Prima mi sono stati chiesti 300 mila euro e in seguito 500 mila. Salvatore Messina Denaro mi ha imposto di dare questi soldi".    Pm Padova: "Come fa ad impoglierlo? Che significa? Perche lei l’ha sentito come una imposizione?" Grigoli:"Loro sono quelli che sono. Matteo Messina Denaro e Salvatore Messina Denaro sono i mafiosi della Provincia di Trapani e di Castelvetrano. Io sono solo un commerciante". Pm Padova: "Salvatore Messina Denaro aveva un ruolo nell’associazione?". Grigoli: "So soltanto che a loro non si poteva dire di no". Pm Padova: "S. Messina Denaro che cosa le dice per convincerla a fare questo prestito?" Grigoli: "Mi dice, devi fare questo prestito. Io ho detto che soldi liquidi non ne avevo e quindi ho fatto un compromesso di acquisto del magazzino per avere il contante". Pm Padova: "Lei questi soldi li ha pagati?".   Grigoli: "Ho pagato fino a 410 mila euro, il resto non li ho dati. In seguito, mia moglie, quando io ero già in carcere, mi disse che l’Eurofarida aveva chiesto gli altri 90 mila euro". Grigoli continua la sua deposizione, dicendo che gli veniva imposto di pagare il pizzo o di assicurare dei posti di lavoro, ogni qualvolta apriva un nuovo supermercato fuori dal territorio di Castelvetrano. E' successo a Partanna nel '95/'96 dove ha dovuto affidare la sua attività

 ad una persona imposta da Nino Nastasi per conto di Matteo Messina Denaro. A Marsala ha lasciato il supermercato vicino al campo sportivo alla famiglia Giappone, e stavolta la richiesta gli venne fatta da Vincenzo Panicola, cognato di Matteo Messina Denaro. A Trapani un supermercato viene affidato alla figlia di Vito Mazzara(accusato di essere il killer di Rostagno). Il teste, rispondendo alla domanda del Presidente Natoli su chi gli faceva le richieste, ha detto che i tramite di Matteo Messina Denaro che andavo da lui erano: Filippo Guttadauro, Nino Nastasi, Vincenzo Panicola e Salvatore Messina Denaro.   Sui soldi che invece gli venivano richiesti, l'ex re dei supermercati trapanesi ha detto di aver prestato nel '99, 15 milioni di lire a Vincenzo Scirè, soldi mai restituiti, e 16 mila euro a Maurizio Arimondi a cui doveva trovare una sistemazione lavorativa.  Al termine dell'escussione di Grigoli è stato ascoltato il vice Prefetto di Trapani Baldassare Ingoglia, membro della commissione prefettizia istituita al Comune di Campobello. Il Tribunale su proposta del pm ha acquisito agli atti la relazione del vice prefetto. La prossima udienza, fissata il 24 aprile alle ore 13.30, vedrà l'esame degli imputati Moceri, Tancredi, Lipari e La Rosa e degli altri che avevano dato disponibilità, e la ricitazione in videoconferenza del teste Pietro Bono, imputato di reato connesso.     Carlo Rallo