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26/06/2013 04:40:44

Lazzaretto di Trapani, la Regione con i cittadini: "Quel bene non si può vendere"

Contro questa ipotesi si sono levate diverse proteste, e adesso arriva anche il decreto della Regione che ne stabilisce l'indisponibilità. E' il Lazzaretto di Trapani, che da pochi giorni è diventato un bene "vincolato". Il bene era stato messo in vendita per dodici milioni di euro.  Il bene, dunque, è stato finalmente e definitivamente classificato e qualificato di interesse culturale, «quale testimonianza determinante dell'identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive e religiose della città». Ciò vuol dire che rimarrà sottoposto a tutte le disposizioni di tutela: vale a dire non sarà alienabile.

E' chiaro che adesso bisogna pensare al suo utilizzo. Così come bisogna capire quale sarà il destino di molti altri immobili pregiati di Trapani che rischiano di perdersi senza un concreto utilizzo, come Palazzo Lucatelli, sede scelta per il teatro, la Colombaia, il Palazzo della Vicaria, il teatro auditorium del Conservatorio Scontrino.

Di come la cultura possa essere uno strumento per la crescita del territorio e per contrastare la mafia si è parlato qualche giorno fa in un incontro organizzato a Trapani dall'associazione "Trapani Cambia", dove è intervenuto anche Vito Mancuso, animatore del comitato spontaneo "Lazzaretto Nostro", che ha vinto la sua battaglia per contrastare l'intenzione del sindaco Damiano di cedere il bene a privati. Il comitato ha raccolto duemila adesioni, grazie anche al sostegno di Fai, Italia Nostra, Amici della Terra, Ar' rais, l'Istituto di Storia Patria".

«Per il codice dei Beni culturali e del Paesaggio - spiegava Mancuso - il Lazzaretto è vincolato ope legis, in quanto è un manufatto con più di 70 anni e perché costituisce un un punto di vista o belvedere, accessibile al pubblico, dal quale si gode lo spettacolo della bellezza del paesaggio». 

Il Lazzaretto fu costruito agli inizi del sec. XIX per iniziativa del tenente generale Giovan Battista Fardella. Sorge sull’isola di Sant’Antonio, oggi unita alla terraferma, dove nella prima metà del sec. XIII venne edificata la Chiesa di Sant’Antonio del Mare, che aveva la funzione di ospitare gli equipaggi delle barche sospette, presunti portatori di epidemie, per il periodo di quarantena. La chiesa fu distrutta nel sec. XVI, probabilmente per la sua posizione strategica. Nel medesimo sito, nel 1838 venne edificato il nuovo lazzaretto, opera dell’architetto Antonio Gentile, a seguito dell’epidemia di colera dell’anno precedente. Il complesso, che si presenta come una grande esedra, fu utilizzato in occasione delle altre epidemie di colera del 1854 e del 1867. Nel 1885 il lazzaretto cessò la sua attività di contumacia. .