Intervista ad un Thunnus thynnus incontrato durante una lunga nuotata all’isola di Favignana (Pubblicata su Newsfood.com).
“Sono un tonno rosso del Mediterraneo, mi chiamo Gaspare, ho sette anni e peso 180 chili: sono massiccio, nuoto veloce -anche 80 km orari- ma gli amici mi chiamano ‘Asparino.
Viaggio parecchio, a branchi -siamo tutti parenti!-, percorrendo miglia e miglia lungo le dorsali sottomarine, dall’oceano Atlantico al Tirreno Settentrionale.
In questi lunghi su e giù, giocoforza passo per la Sicilia: e qua iniziano i problemi! Non che non ci siano ‘imboscate’ lungo l’itinerario precedente, anzi: le tonnare volanti, con imbarcazioni e strumentazioni sofisticate, mietono anche quelle numerose vittime. Quanti miei fratelli, figli e nipoti ho visto imbrigliati in quelle reti e finire per schiacciarsi l’un con l’altro, destinati ai mercati ittici! Una strage!
Ma in Sicilia, nel mare siciliano, i nostri cacciatori ci sanno proprio fare: mi raccontava mio nonno che il nonno di suo nonno si ricordava di terribili mattanze che ci hanno decimato, avviando una fiorente industria del tonno, soprattutto in un posto, qua dietro, tra due isole… e la più grossa mi pare che si chiami (ho sentito il nome ma sul fondale non ci sono mica cartelli!) Favinia o Fagnana o Favignana… un bel mare, anche se i miei avi mi raccontavano che un tempo era molto più tranquillo, ora corrono tante eliche, che frastuono..!
Dicevo: un mercato fiorente perché io so di esser buono, anzi eccezionale! Faccio gola a tanti e ne vado anche fiero.
Sono orgoglioso di esser buono da mangiare: sembrerà stupido ma, cosa pretendete da un tonno, nessuno mi considera intelligente. Anche se dicono che sono un maiale, che mangio tutto ciò che trovo durante le mie migrazioni, me ne faccio un baffo! Son fatto così… sono genuino e dico quello che penso e che vedo.
E una cosa mi dà fastidio e, potessi prendermela con qualcuno, lo sbatterei per bene con me, fosse anche dentro la camera della morte di quelle terribili tonnare.
So di chi sto parlando ma non posso dirne il nome: qualcuno l’ha già fatto, uno che pensa come me ch’io sia buonissimo, anzi, ch’io sia una risorsa che vada tutelata, non foss’altro perché i giapponesi (ah, che intenditori!) pagano uno come me anche 5.800 € al chilo (!), come è accaduto il 5 Gennaio scorso al mercato del pesce di Tsukiji…
Non perdiamo il filo: un signore ha già fatto il nome di chi rovina la mia immagine, spacciando per me, qualcosa che io non sono.
Ma poi, a questo paladino della verità, una persona onesta (anche se so che si nutre abitualmente e con passione dei miei simili), hanno iniziato a dar fastidio. Siccome quest’umano, senza secondi fini, dice agli altri umani cose che non tutti sanno ma che lui verifica, lavorandoci un sacco, l’anno passato questo giornalista (mi pare che si chiami così questo strano mestiere) ha raccontato che un uomo con la testa grossa, assieme ad un piccoletto che chiacchiera continuamente, vendono scatole di tonno con un’etichetta che trae in inganno i consumatori.
Scrivono, ad esempio, che lì dentro c’è ‘tonno rosso di mattanza’ (che è impossibile, perché l’ultima mattanza s’è tenuta più di cinque anni fa e gli umani hanno deciso che il tonno non può essere conservato per più di cinque anni) e vicino, senza quei piccoli gruppi di segni (io non so scrivere) che chiamano ‘congiunzioni’, ci scrivono il nome di questa ‘Favignana’.
Ora, anche un tonnetto di due mesi capisce il trucchetto ma gli umani si lasciano spesso incantare: e, siccome quei due sono già stati ‘pizzicati’ dagli uomini in divisa, dopo che altre persone si erano accorte dell’escamotage (ouì, arrivo fino in France), il giornalista si è sentito in obbligo di far sapere a tutti che quel che c’era lì dentro non poteva corrispondere a quel che c’era scritto fuori: e, allora, ha fatto vedere a tutto il mondo che sotto quella bella etichetta c’era scritto ‘tonno del mediterraneo in olio d’oliva’. Si: una ridicola messinscena.
Dopo un po’ l’hanno avvicinato, l’hanno bombardato di telefonate, l’hanno voluto incontrare, hanno tentato di persuaderlo a scrivere invece falsità sul conto di chi vende tonno senza inventare favole. Addirittura gli proposero di lavorare con loro. Ma, siccome questo signore fa il Giornalista con il segno ‘G’ maiuscolo, specie rara ormai quanto noi, rispose loro ‘picche’.
Ed uno di quelli gli sussurrò che la questione era stata presa in esame dall’avvocato di Giorgio Armani (ma il Maestro sa di essere testimonial di questi ‘signori’?). E una sera, in piazza, il più grosso l’ha insultato in pubblico e additato come un delinquente, recitando, con una perfida teatralità, più sottilmente intimidatoria di quel che sembrava, “tu non sai fare il giornalista ma sai fare le foto”, condendo il tutto con parolacce.
E dopo due settimane, siccome a quei due che danneggiano la mia immagine di vero tonno rosso del Mediterraneo che gironzola per le acque di Favignana (mi fermo sempre un po’ da queste parti, sarà l’acqua, non so che, mi ricarico di potente lattume che poi semino al Settentrione…)… siccome a quei due iniziarono a giungere -a mezzo posta- seri e costosi grattacapi, il più piccolo, minuscolo, inveì in piazza qualcosa al giornalista seduto al bar: quest’ultimo non capì cosa stesse ruttando il primitivo ma interpretò le sue intenzioni, manesche e vigliacche.
Allorché, dopo un breve parapiglia in cui il giornalista si limitò ad una difesa d’arresto, il nano finì tra le braccia di due umani in divisa, quelli strani con la striscia rossa (e i braccialetti della fortuna ai polsi)…
E, durante l’aggressione, giunse il grosso che additò il giornalista ‘consigliandogli’ di cambiare paese, mentre una divisa finiva sul tavolino… E l’altro in divisa udì questa minaccia, era lì.
Venne quindi formalizzata la denuncia e la cosa ebbe il suo discreto seguito mediatico (la mia mamma ha sempre detto che parlo bene..): e su quello strumento che si chiama ‘internetto‘ (o giù di lì), il piccoletto iniziò per mesi a scrivere falsità e calunnie sull’onestà del giornalista e sulla sua rettitudine morale.
Il giornalista, ben comprendendo che il microscopico primitivo era più una vittima che un complice del boss da quattro soldi, lasciò perdere, evitando di far naufragare le finanze del nanerottolo e della sua prole, con azioni risarcitorie impossibili per le sue misere condizioni.
E prove ne avrebbe, sia scritte, che audio (due ore in tutto?), che per testimoni.
Per un po’ il primate stette tranquillo, limitandosi a qualche ingenua boutade, sempre su quell’ ‘internetto‘, che spinge all’ilarità il lettore, che constata il suo semi-analfabetismo.
Quindi, dopo qualche mese, si incrociano di nuovo: uno sorride, lasciando intuire qualche sottocodice comunicativo che sfocia nel ridicolo, l’altro sbianca per poi darsi un atteggiamento assai impettito. Fossero tonni, non sarebbero campati fino a sei mesi…
Intanto, passato quasi un anno, dal fronte degli uomini in divisa e da quelli sopra di loro, quelli che dovrebbero poi leggere le carte delle denunce ed agire immediatamente, nulla trapela. Incredibilmente nulla. Due negozi aperti, mille tabelle, reclame,.. impuniti.
Ho sentito gli umani dire che in Sicilia succedono queste cose, o meglio, le cose che dovrebbero succedere, nei fatti, non succedono.
Quindi l’ottavo nano si fa più baldanzoso, dice al giornalaio di dire “al picciotto (ndr: il giornalista) che lui non può parlare con lui perché Giuseppe La Torre non vuole” (non scriva il nome, ho paura), per poi, complice l’odor di miseria che accompagna la crisi e il settore che questi signori hanno ‘sputtanato’ (un tonno può usare un gergo volgare?), inizia a raccontare ai quattro venti le cose più incredibili sul conto del giornalista…
E quindi è giusto, secondo me, che sono tonno rosso del Mediterraneo, che ora il giornalista faccia vedere al mondo queste foto (non può farvi assaggiare il prodotto ma dire che è ‘bollito’ è riduttivo):
Estate 2013, con la silente complicità di chi dovrebbe interrompere questa farsa, a Favignana, per 27€, si possono acquistare 300g di un ‘tonno’ con l’etichetta che riporta la dicitura: “TARANTELLO di tonno rosso DI MATTANZA Favignana” e la scadenza 31-12-2013 (quindi inscatolato a San Silvestro?). Magia! L’ultima mattanza s’è tenuta nel 2007, gli umani dell’Unione Europea fissano in cinque anni il periodo massimo di conservazione, anche un tonno sa contare sino a 5…
Certo, manca quella famosa “di” e il timbrino sul lato inferiore, quello con la scadenza, cita ‘confezionato per La Torre via Roma 12 Favignana da Tre Torri’.
Nascere tonno e morire pesce spada? Dicono così, a me piace essere tonno. Quello vero.
L’importante è che un tonno (contraffatto) non finisca… insabbiato”.
- Fonte: http://www.dovatu.it/news/come-ti-insabbio-il-tonno-contraffatto-10241/#sthash.tUgsMw26.dpuf