Camus lavorò a questo testo nel corso di vent'anni – dal 1937 fino alla versione "definitiva" pubblicata nel 1958-. La rielaborazione fu profonda: le tre stesure definitive presentano rilevanti differenze. Nella versione del 1941 acquistano rilievo i personaggi dello schiavo Elicone e del letterato Cherea‚ filosofo materialista
che fa da antagonista allo stesso imperatore.
L'opera inizia con la scomparsa di Caligola in seguito alla morte della sorella/amante Drusilla‚ un personaggio chiave sul quale gravita la “trasformazione” dell'imperatore‚ che viene descritto dai senatori come un principe ideale: un condottiero‚ generoso e amato dal popolo‚ ma con un difetto: amava troppo la letteratura. La narrazione di Camus è molto veloce come la trasformazione dell'imperatore... Caligola è in preda alla pazzia ma con i suoi comportamenti influenza e mette nella condizione di interrogarsi: costringe a pensare‚ mette in pericolo la normalità. Il dramma di Camus si conclude con il discorso in cui Caligola comprende che la felicità è irraggiungibile ma anche il dolore non ha senso perché nulla dura a lungo. In questa sintesi la libertà perché non si è più soggetto ai ricordi o alle illusioni‚ ma anche la consapevolezza del
“vuoto” : Caligola si rende conto di essere vuoto‚ non possiede niente‚ nemmeno la paura della morte dura molto e ciò che gli resta‚ come dice lui stesso‚ è solo “un grande buco vuoto nel quale si agitano le ombre delle mie passioni”.
La messa in scena di Mda produzioni danza è scabra e tutta al femminile: Caligola (in doppio con la figura della sorella/amante Drusilla) è interpretato da Cinzia Maccagnano e Valentina Capone, Scipione (il giovane poeta innamorato di Caligola) affidato alla giovane Roberta Rossignoli, due soldati/guardie,
quasi amazzoni (le danzatrici Carlotta Bruni e Rosa Merlino) e la devota e sacrificata sposa Cesonia (la danzatrice Luna Marongiu).
Cherea (il senatore/filosofo che guida la congiura contro Caligola) è consegnato a Sebastiano Tringali, unica presenza maschile. In scena quindi sei donne e un uomo, dove le prime rappresentano la dinamica, la passione, la necessità di cambiamento, la determinazione (seppure sfigurata e paradossale come quella di Caligola) e l’uomo la staticità della forma, l'aspirazione ad una vita “felice” seppure tra mille
compromissioni e un subordine costante ad un ordine sempre più estraneo. Comunque Caligola non è - né si può ridurre - alla “evidente” rappresentazione del potere. Molti temi come quello della libertà, della dignità dell'uomo e della persona, il rischio dell'omologazione sociale decontestualizzati dal periodo storico dell'autore, diventano qualcosa di più che una riflessione sul malessere contemporaneo... un grido lacerante e un Je t'accuse anche se proviene da un palazzo di marmo piuttosto che da una baracca da casba. Sotto alle parole e all'azione, la musica di Lucrezio de Seta, non colonna sonora ma altro personaggio: folla, senato e perfino luna.
La rassegna, ideata da Capua Antica Festival e diretta da Aurelio Gatti, quest’anno è promossa direttamente dai Comuni coinvolti con il sostegno dall'Associazione Teatri di Pietra Sicilia e Capua Antica Festival, in collaborazione con numerosi enti e organismi culturali di pregio come la Fondazione Whitaker, il FAI di Agrigento e il Polo Museale Pepoli di Trapani.