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13/08/2013 06:05:00

Scontava due ergastoli...a casa. Trasferito al carcere di Milano Vito Coraci, boss di Alcamo

E’ stato trasferito nel carcere milanese di Opera, Vito Coraci, alcamese, che deve scontare ben due ergastoli - per due vicende legate alla guerra di mafia a cavallo degli anni ‘80 e ‘90 - e che in realtà in carcere c’era stato fino a qualche giorno fa davvero poco. 

Coraci, appartenente alla famiglia mafiosa di Alcamo, è stato condannato per il delitto del piccolo Giuseppe Di Matteo (il figlio del pentito Santino rapito nel novembre del 1993 quando aveva 12 anni. I sicari dei corleonesi lo prelevarono, travestiti da poliziotti, in un maneggio di Altofonte e dopo 777 giorni di prigionia lo strangolarono e sciolto nell'acido) e per l’uccisione dei gemelli Giuseppe e Caterina Pirrone avvenuto nella piazza Bagolino di Alcamo il 25 gennaio del 1995. Altro ergastolo per omicidio e mafia gli era stato inflitto per uno dei più feroci e efferati delitti di cosa nostra. Quello del piccolo Giuseppe Di Matteo,
Vito Coraci, 69 anni, fedelissimo di Totò Riina, che lo aveva messo a capo del mandamento di Balestrate, ha scontato parte della sua la pena ai domiciliari nella sua abitazione di via Alessandro Volta di Balestrate. Ma qualche giorno fa il Tribunale di sorveglianza di Palermo ha revocato i domiciliari poiché ha ritenuto compatibili le sue condizioni di salute con il regime carcerario.
Vito Coraci, secondo i giudici, avrebbe avuto un ruolo nella gestione del sequestro di Giuseppe Di Matteo quando il ragazzino venne nascosto nelle campagne tra Castellammare e Custonaci. Coraci davanti ai giudici dichiarò di «avere le mani pulite» e giurò di «non avere avuto alcun ruolo nel sequestro Di Matteo».
Il duplice delitto dei gemelli Giuseppe e Caterina Pirrone sarebbe stato invece commesso nell'ambito di uno scambio di favori tra le cosche alcamesi e quelle dei corleonesi. Caterina Pirrone era la fidanzata di Lorenzo Greco, il pentito che da qualche mese stava collaborando dopo avere tentato a colpi di arma da fuoco di sterminare i mafiosi legati ad Alcamo a Totò Riina. Del commando fece parte anche il pentito Salvatore Grigoli, il killer di don Pino Puglisi, che rimase ferito accidentalmente da un colpo sparato da un altro sicario.
Coraci non era stato processato per 4 anni perché una perizia lo aveva ritenuto incapace di stare in giudizio. Coraci si trovava ai domiciliari dal 2005.