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09/09/2013 06:42:00

Il caso Bongiorno. Interrogati Mulè e Pennolino. Così l'imprenditore li ha incastrati

 Si sono svolti i primi interrogatori di Gaspare Maurizio Mulè e Fausto Pennolino, due dei tre arrestati giovedì scorso nella operazione coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo e dalla Squadra Mobile di Trapani, e nata dalle denuncie dell'imprenditore Gregory Bongiorno, di Castellammare del Golfo, oggi anche presidente di Confindustria Trapani.

I due, con precedenti per mafia, avrebbero preteso e ottenuto da Bongiorno in un'occasione 10.000 e nell'altra 5.000 euro. Quando, usciti di galera, sono tornati a chiedere 60.000 euro, Bongiorno ha deciso di denunciarli. Con loro il provvedimento di custodia cautelare in carcere ha raggiunto, a Sulmona, il boss Mariano Asaro, pezzo da novanta della mafia locale, e già in galera per un'altra condanna. Asaro verrà ascoltato nei prossimi giorni. Mulè, sentito dal giudice per le indagini preliminari, s'è avvalso della facoltà di non rispondere. Pennolino, assistito dall'avvocato Nicolò Gervasi, si è invece sottoposto all'esame. Nel corso dell'interrogatorio avrebbe respinto le accuse. Pennolino è anche titolare di uno dei ristoranti più quotati di Castellammare del Golfo. Emergono intanto altri particolari dalle indagini. Tutto nasce da una denuncia di Bongiorno del 2012. Aveva ereditato l'azienda dalla madre (che a sua volta aveva preso le redini dell'azienda, che si occupa di raccolta rifiuti e igiene urbana, dal marito, assassinato dalla mafia) ed era stanco di dover pagare. Nel 2007 si era liberato dell'incubo di Asaro e dei suoi scagnozzi, ma invece, nel 2012, questi erano tornati in libertà e pretendevano il pagamento degli arretrati e dell'anno in corso: 10.000 euro l'anno per sei anni. Cioè 60.000 euro. All'incontro decisivo con i due Bongiorno ha già deciso di denunciarli ed è munito di registratore. E' questa una delle parti più importanti dell'inchiesta. Perchè nella registrazione si sente chiaramente la richiesta del pizzo, con Bongiorno che cerca di perdere tempo ("Avevo paura di una reazione immediata e violenta" dirà agli investigatori) e parlando con Mulè dice «Non diamo occasione per ora Maurì.... Io sono in questo momento esposto..... Mi sono caricato questa cosa di Confindustria e parlando con te....insammaddio...., vado a finire su tutti i giornali d'Italia». Mulè lo tratta come se fosse il cliente di una finanziaria: "Sei fermo dal 2007, giusto?" gli chiede. E poi gli fa i conti: "Sono 60.000 euro". E come reagiscono i due emissari di Asaro di fronte al tentativo di tergiversare di Bongiorno? Il fatto che lui sia presidente di Confindustria Trapani li scalda poco. Propongono una dilazione, tutto qui:"Sono sufficienti 30.000 euro, ma subito". E Mulè aggiunge: "Per Natale ci devi fare avere 5000 euro per un amico di Calatafimi". Pensa di disporre di Bongiorno come un bamboccione che paga e sta in silezione, non sa di avere davanti un uomo che ha già trovato la forza e il coraggio di dire no al pizzo e che li sta incastrando.