Sconfitta senza attenuanti al Taliercio di Venezia. Il Trapani soccombe per 91 a 82, con un secondo tempo tutto da dimenticare. All’altezza dei propri valori tecnici gli Squali sono stati solo nei primi 10 minuti di gioco, sciorinando in attacco quella spettacolarità di gioco che si era vista nel match precedente con Reggio.
Poi un lento e progressivo declino, come se fosse subentrato un certo appagamento e ci si specchiasse sui numeri fino a quel momento sciorinati. Nel secondo tempo, con l’interruttore posto stabilmente sull’off, è avvenuta una resa senza condizioni che ha indispettito anche coach Repesa. Era talmente e visibilmente contrariato da rimpiazzare, quasi d’istinto, lo starting-five negli ultimi 5 minuti: “Ho voluto dare un segnale. Si può perdere contro una squadra come Venezia, ma abbiamo smesso di giocare e per questo li ho cambiati tutti alla fine”. Ha usato un termine pesante, dichiarandosi “offeso” dalla prova fornita dai suoi assistiti e questo la dice lunga sul suo stato d’animo. Non ha voluto usare il termine, ancor più grave, “tradito”, per rispetto dei giocatori e per non interrompere quel feeling che lega quasi indissolubilmente squadra e staff tecnico.
Ai fini della classifica, va catalogata come sconfitta indolore, poiché il terzo posto, anche se in coabitazione con Bologna, risulta mantenuto. Ma la modalità con cui è arrivata la débâcle non è metabolizzabile a caldo. Da un punto di vista tecnico il suo commento non fa una grinza. È apparso lucido, spietato, ma onesto e politicamente corretto: “Con il livello di concentrazione, con le percentuali al tiro, con sofferenza a rimbalzo e con appena 12 assist in tutto l’incontro” - non si poteva andare lontano- “specialmente in difesa con la preparazione ad altissimo livello” - studiata in allenamento per spuntare le armi al Venezia.
Non ritengo che Repesa contasse molto sul fatto che che, proprio giovedì sera, i lagunari avessero disputato un match impegnativo di Coppa Europea con Valencia. Sicuramente non ha dimostrato di accusare la fatica infrasettimanale, come spesso succede, anzi ha finito in crescendo, al contrario dei siciliani.
Dal bailamme generale, anche se dalla bocca di Repesa non è uscito alcun nome, mi sento di salvare solo un paio di giocatori. Il primo Notae, che ha tenuto con i suoi numeri (21 punti, 4 rimbalzi e 3 assist) in piedi la baracca finché ha potuto e Pleiss che, pur non facendo cose trascendentali, ha giocato meglio che in altre occasioni, catturando 6 rimbalzi e mettendo a segno 8 punti. Per il resto prestazioni ben al di sotto dello standard abituale, con punte di negatività per Petrucelli (27 minuti impalpabili) e Rossato (encefalogramma piatto nello score). Gara, quindi, assolutamente da archiviare e da smaltire da un punto di vista psicologico, considerato che tutti sono stati recuperati fisicamente. Non ritengo che possano essere chiamati in causa gli arbitri, anche se Horton e Robinson sono stati gravati di due falli dopo pochi minuti. Hanno fallito in troppi per un richiamo alla terna arbitrale e non è pensabile che i lai presidenziali, espressi dopo Milano, possano essere ripetibili e tollerabili. Non tanto per squalifiche e inibizioni che durano lo spazio di una settimana e che non lasciano traccia nemmeno sul rivedibile trench bianco indossato recentemente da Antonini, quanto per eventuali guasti di rapporto che possono innestarsi, tra Presidente e Coach, in caso di reiterazione di divergenze.
Dopo i tormenti calcistici gli interessi della Governance sembrano, ormai, indirizzati verso il pallone a spicchi (vedi il post di lunedì sera su X) unico oggetto dei desideri e scialuppa di salvataggio in un bilancio che rischierebbe, in caso di insuccesso, dimostrarsi non all'altezza delle ambizioni e dell'enorme quantita di soldi spesi su tutto il fronte.
E la lettera chiarificatrice indirizzata a Repesa dal Plenipotenziario nel dopo- Milano: “Caro Coach, ti capisco benissimo e per quanto è successo sono d’accordo con te”, con tanto di cenere sulla capoccia, la dice lunga sui nuovi rapporti di forza che intercorrono ora tra i due. In pratica, si è verificato un passaggio di testimone e di consegne che attualmente ed inconfutabilmente risultano nelle mani di Repesa e che pongono in posizione difensiva e cristallizzata la Governance. Stiamo assistendo alla rappresentazione plastica che il potere della ragione supera quello dei soldi. Se prima, per Antonini, era stato facile disfarsi dei vari Parente e Diana, Head Coach della passata tornata, ora risulta impossibile solo pensarlo. Non tanto per i risultati conseguiti, che erano stati appannaggio dei due allenatori citati, quanto per il carisma, il background, la considerazione internazionale goduti da Jasmin Repesa. Un intoccabile per tutti.
Il sorcio verde