Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
08/01/2025 07:30:00

Ecco perché non è vero che se parli in siciliano sei “tascio” e grezzo

 Riceviamo e pubblichiamo l’interessante contributo di una nostra lettrice, Adriana Crispino, sull’uso del dialetto siciliano.

 

Retaggio sociale vuole che parlare Siciliano sia sintomo di persona poco raffinata, spesso associata a "malacarni", "mafiusi", "cristiani vacànti" e poco affidabili.

Ma il dialetto Siciliano é ricco di storia e influenze culturali, risultato della lunga e complessa storia dell'isola, che ha visto dominazioni greche, romane, arabe, normanne, spagnole e francesi, classificato come lingua (anche se minoritaria) dall' UNESCO.

 

È un autentico gioiello linguistico, un'eredità culturale che porta con sé la storia, l'identità e l'anima del popolo. La sua bellezza risiede nella ricchezza delle sue sfumature, nelle melodie delle sue parole, profondamente musicali, e nella profondità delle sue espressioni, capaci di trasmettere emozioni con una forza unica.

Ogni dominazione in Sicilia ha lasciato tracce nel siciliano, rendendolo un mosaico linguistico:

 

- Arabo: parole come zibbibbu (uva passa) o sciroccu (vento caldo).

- Normanno e francese: termini come cucinu (cugino).

- Spagnolo: influssi visibili in parole come camurrìa (fastidio).

 

Ogni parola porta con sé una storia e un legame con il passato.

Il siciliano non è solo una lingua del passato, ma una realtà viva, parlata e amata da milioni di persone. I suoi suoni evocano l'odore del mare, il calore del sole e la forza delle radici.

La sua bellezza non sta solo nelle sue parole, ma nel legame indissolubile che crea tra chi la parla e la terra da cui nasce. È un canto d’amore alla Sicilia, alla sua cultura e alla sua gente.

 

Ci sono persone che se ne vergognano! Ma parlare Siciliano non ha nulla a che vedere con l'inciviltà, la cafonaggine e la volgarità. E mi dispiace molto che questa lingua non venga tramandata nella maniera più corretta, genuina, sincera e spontanea di generazione in generazione.

La nostra lingua é il bene più prezioso che possediamo e se muore, muore anche la nostra cultura.

Per cui, più Siciliano e meno preconcetti; più Siciliano e meno pregiudizio; più Siciliano e più amore verso la propria, bellissima, straordinaria e ricca Terra.

 

Picciotti, bona salúti a tutti e comu finisci si cunta... ma mittemuccillu un pocu di càrricu!

 

Adriana Crispino