A pochi giorni dalla sentenza del processo che lo vede imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, il senatore Antono D'Alì parla, e affida ad una lunga dichiarazione la sua replica alla testimonianza di Don Ninni Treppiedi.
Il sacerdote, una volta molto vicino al senatore, ed oggi al centro di altri scandali sugli ammanchi alla Curia di Trapani, è stato infatti il jolly calato in ultimo dalla Procura antimafia, un attimo prima della chiusura del processo. E Treppiedi ha detto, in venti pagine di verbale acquisito agli atti del processo, diverse cose, soprattutto sul tentativo di D'Alì di trasferire l'investigatore Peppe Linares, oggi capo della Dia di Napoli. Le ricostruzioni di Treppiedi sono definite "immaginifiche" da D'Alì, che sostiene, invece, di aver sempre apprezzato il lavoro di Linares e di averne anzi caldeggiato la sua promozione. Per dimostrare la sua buona fede, D'Alì allega anche un suo appunto. Ma ecco il testo della sua dichiarazione:
"Nonostante nella sua immaginifica ricostruzione di fatti che riguardano me e la mia famiglia nella deposizione di ieri in udienza Treppiedi non abbia detto nulla in merito, apprendo di una serie di note di stampa che mi indicano come autore di pressioni presso il vertice della Polizia di Stato quando ero sottosegretario di stato al ministero dell'interno per sollecitare l'allontanamento dal territorio trapanese del dott. Linares, capo della squadra mobile, trasferimento peraltro non avvenuto. Al riguardo preciso, ove non bastasse la testimonianza già resa dall'allora Capo della Polizia prefetto De Gennaro ed acquisita agli atti del procedimento a mio carico avanti il GUP di Palermo, che non sono mai intervenuto in tale direzione e che , viceversa, ad ogni utile occasione non ho mancato di sottolineare i miei apprezzamenti nei confronti dello stesso e delle Forze dell'Ordine che operano in provincia di Trapani. Ciò anche con note scritte interne brevi manu consegnate agli stessi vertici della Polizia, non essendo mio costume pubblicizzare il mio lavoro, ma che oggi mi trovo costretto da questa incredibile e grave campagna denigratoria a divulgare. Altrettanto apprezzamento ebbi occasione di manifestare al vice-capo di allora, poi capo della Polizia di Stato, il compianto prefetto Manganelli allorché mi rese edotto di un suo progetto di creare un nuovo nucleo investigativo speciale a Palermo nell'ambito della Polizia, che avesse il compito di dedicarsi a tutto il contesto degli intrecci mafia/politica in Sicilia, superando quindi eventuali criticità generate dal frazionamento delle competenze a livello provinciale ed ai vertici del quale avrebbe voluto proprio chiamare il dott. Linares, che quindi avrebbe mantenuto anche la competenza sul territorio trapanese. Lo stesso Manganelli mi disse che il suo progetto non era potuto andare avanti per una incomprensione con la procura proprio di Trapani. Anche in quella circostanza non mancai di sottolineare le qualità professionali del dott. Linares. La sua famiglia , peraltro, in precedenza aveva avuto occasione di farmi pervenire accorate preoccupazioni sui rischi che riteneva lo stesso corresse nell'occuparsi di un così delicato contesto sociale e territoriale. "