La mafia arretra. Lo dice, apertamente, anche la struttura che in Italia è dedicata all’analisi e al contrasto della criminalità organizzata, la Direzione Investigativa Antimafia, che ogni anno presenta la sua relazione al parlamento.
Una relazione che dovrebbe essere discussa nella commissione parlamentare antimafia, se non fosse però per il fatto che, attualmente, questa commissione è senza presidente, dato che PD e PDL, i due partiti che sostengono l’anomala maggioranza del governo Letta, non riescono a mettersi d’accordo.
Ma veniamo alla relazione, La Dia sostiene che Cosa nostra attraversa una fase di "arretramento" per il "progressivo depauperamento delle risorse causato, tra l'altro, dagli interventi di organi investigativi sui patrimoni delle consorterie".
Cosa nostra vive un ricambio generazionale, con una struttura sempre meno conforme agli schemi con mandamenti e famiglie. La leadership di Matteo Messina Denaro, capo della mafia trapanese, "resta indiscussa"; il latitante è "in grado di godere di una rete di sostegno e protezione vasta e articolata".
Tutto bene, dunque. Non proprio. Perchè altre forze si muovono in quello che una volta era il campo di gioco delle forze tradizionali, con altri meccanismi, e comportamenti più difficili da contrastare. Insomma, è la “Cosa grigia”, contro la quale ci sono pochi strumenti di lotta. Ad esempio, ricorda la Dia nella sua relazione, in certe zone del Paese il voto è capillarmente controllato. Insomma, il voto di scambioè la regola. Però non c’è un reato che lo punisca, perchè l’articolo 416 ter del codice penale che punisce lo scambio elettorale politico mafioso, “limita la fattispecie delittuosa alla sola dazione di denaro". In altre parole, se tu compri o vendi il tuo voto in cambio di denaro, sei punito. Se lo fai in cambio di qualsiasi altra cosa (e oggi il voto si vende per tutto: per un appalto, per una concessione edilizia, per un posto di lavoro, una patente di guida) non rischi nulla. Su questo tema è in atto una campagna di sensibilizzazione da tempo, solo che questa estate - come già accaduto per la legge sulla corruzione - in Parlamento, ad un passo dal voto finale, tutto è saltato…
E’ in questo contesto che Cosa Grigia cresce e prolifera. La Dia ne dà anche una definizione: “l'area di contiguità tra politica, imprenditori e mafia si è consolidata in un vero e proprio n sistema criminale, proteso a esercitare un concreto potere decisionale di ogni singolo aspetto del vivere sociale, economico e politico".
Quello che la politica non vuole capire è che la nuova criminalità organizzata ha «effetti dirompenti sul buon funzionamento dei mercati e sui processi di sviluppo», come scrive la Dia. «L'ampia disponibilità di risorse di illecita provenienza - è sottolineato nella relazione - la compromissione del principio della libera concorrenza e il supporto di oscure reti relazionali fanno sì che le imprese mafiose prevalgano a discapito dei criteri di selezione basati sulla qualità, il merito e l'iniziativa».
Infine una curiosità: la mafia cinese. Un'ampia parte della relazione della Dia è poi dedicata alla "mafia con gli occhi a mandorla". Secondo il monitoraggio della Direzione antimafia, nelle organizzazioni criminali cinesi si ravvisa una «forte propensione a penetrare il tessuto economico con modalità apparentemente legali», per esempio rilevando attività commerciali. Una propensione che non sembra risentire della crisi. Nel documento la Dia parla di un fenomeno di «colonialismo commerciale-finanziario da parte delle organizzazioni asiatiche» che «non si limita alla piccole-medie imprese o a locali filiere di distribuzione, ma interessa vere e proprie holding azionarie», leader in svariati settori del made in Italy.