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09/10/2013 06:41:00

Lettera aperta al Vescovo Mogavero sulla condizione degli immigrati a Campobello

 Carissimo Monsignor Mogavero,
buonasera.
Mi chiamo Melchiorre Romano abito e vivo a Campobello di Mazara, ho 50 anni, sono sposato e padre di due figli. Non sono cattolico, per lo meno non lo sono più nella forma scialba ed anonima che mi impediva di guardarmi serenamente allo specchio ogni mattina e quindi sono alla ricerca, quotidianamente, di quel "quid spirituale" che mi potrà consentire, forse un giorno, di risentire l'afflato di questo o di qualsiasi altro dio. Ovviamente non le scrivo per parlarle di me, le scrivo invece per parlarle di quello che accade nella mia cittadina, cittadina che fa parte della sua diocesi. Tutto quello che le dirò non è contro qualcuno o contro qualcosa, ne tanto meno contro questa o quella parrocchia. Tutto quello che le scriverò è solo un tentativo, laico e sincero, per tentare di dare una mano di aiuto a degli uomini. Persone con due gambe, due braccia, due occhi, una bocca, una testa. Persone insomma, persone che sono venuti nel nostro territorio nella speranza di poter lavorare. Persone che hanno lasciato i propri cari e la propria terra nella speranza di poter avere una vita migliore. Persone che però hanno, agli occhi dei più, un solo grande ed ineliminabile difetto. Hanno la pelle nera e professano un altra religione, ma io che credo - al momento - solo nella religione dell'Uomo, non posso continuare ad assistere, passivo ed inerme, alla ghettizzazione morale e materiale di almeno 500 uomini (ed il numero è destinato a crescere) che già da diversi giorni vivono, anzi sopravvivono in un moderno lager e quindi approfittando della generosa iniziativa di un gruppo di giovani di campobello oggi ho fatto qualche cosa. Poca cosa si intende, forse nemmeno una goccia d'acqua di solidarietà in un mare di insensibilità. Questa mattina ho comunicato a questi ragazzi che ho fatto una colletta, tra uomini di buona volontà, e che mettevo a loro disposizione 250 euro ed un po di medicinali. I ragazzi erano strafelici di questo gesto ed il loro entusiasmo era a dir poco incontenibile. Oggi pomeriggio mi sono risentito con alcuni di loro. Nei loro occhi l'entusiasmo era scomparso, la delusione tangibile. Cosa è successo - ho chiesto - . Mi hanno risposto con un filo di voce. "Sai i banchetti situati di fronte alle chiese sono stati snobbati, trascurati. Quasi tutte le persone, uscendo dalla messa non si sono fermati, non hanno nemmeno chiesto cosa facevamo. Siamo veramente scoraggiati - qualcuno mi ha detto - ma non ci fermeremo. Continueremo a tentare di aiutare quei poveri ragazzi: domenica prossima i nostri banchetti saranno di nuovo al loro posto, saranno di fronte alle chiese.
Monsignor Mogavero, questi ragazzi non sono cattolici. Per motivi loro che io non conosco ma che ovviamente rispetto hanno scelto di non credere in alcun dio. Ma quello che stanno facendo oltre ad essere encomiabile merita, a mio avviso, tutto l'aiuto di tutti gli uomini di buona volontà che, ne sono certo, affollano ancora le vostre chiese.

Monsignor Mogavero in nome del suo Dio ed in nome di tutti gli uomini di buona volontà La invito, domenica prossima, a manifestare personalmente a favore di questi ragazzi desiderosi di far del bene al prossimo.
Sono certo che la sua saggezza saprà scandagliare i motivi più veri del mio invito.
Un sincero saluto, nella certezza di poterci rivedere domenica prossima.
Melchiorre Romano