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13/10/2013 14:35:00

Perquisizioni a casa di tre giornalisti. Scrissero sulle nuove attività di Riina

I Carabinieri del Nucleo investigativo di Catania, su ordine del procuratore aggiunto etneo Carmelo Zuccaro, hanno perquisito ieri l’abitazione di tre giornalisti a Palermo. Si tratta di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza del Fatto Quotidiano e Riccardo Lo Verso di Livesicilia.it. Ai tre sono stati controllati anche i rispettivi computer, oltre a cercare carte e documenti.. I giornalisti nei giorno scorsi hanno pubblicato notizie sulle indagini della Procura di Caltanissetta sulle nuove attività di Totò Riina.
Il capo dei capi in alcuni colloqui in carcere con i familiari avrebbe fatto riferimenti più o meno allusivi a nuovi attentati contro magistrati palermitani e nisseni. Da queste notizie il possibile interessamento della procura di Catania che si occupa delle vicende che riguardano i magistrati nisseni, siano essi presunte vittime o protagonisti.

L’Ordine dei Giornalisti e l’Assostampa Sicilia è intervenuto sul fatto.
"Tre giornalisti perquisiti, due minacciati, uno condannato a un risarcimento molto pesante. Sembra un bollettino di guerra, invece è cronaca degli ultimi giorni per i cronisti impegnati nel loro lavoro. Stamattina Riccardo Lo Verso, di livesicilia, Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, del Fatto Quotidiano, sono stati sottoposti a perquisizioni per avere dato notizie su un'inchiesta della Procura di Caltanissetta riguardante le attività criminali che ancora oggi svolge il capomafia Totò Riina. Ancora una volta i giornalisti pagano per aver pubblicato notizie di rilievo e probabilmente sono anche vittime di contrasti e contrapposizioni tra diversi uffici giudiziari. I due cronisti minacciati sono Paolo Borrometi, corrispondente da Modica dell'Agi e della Sicilia, e Massimo Di Martino, che è anche sceneggiatore di opere cinematografiche nel campo dell'antimafia. Il collega condannato è Rino Giacalone, che dovrà pagare 25 mila euro all'ex sindaco di Trapani, Girolamo Fazio. Fatti che testimoniano la difficoltà di continuare a svolgere il nostro lavoro e sui quali sentiamo il bisogno di chiedere da una parte alle forze dell'ordine più attenzione per la sicurezza dei colleghi e dall'altra alla magistratura di applicare coerentemente le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo, che tendono ad escludere che la portata dei risarcimenti sia tale da indurre i giornalisti a non fare più il loro lavoro".