Si è tenuta ieri avanti il Tribunale collegiale di Marsala, Presidente Riccardo Alcamo, la prima udienza istruttoria relativa al processo a carico di Andrea Bonafede. Si tratta di un procedimento penale per violenza sessuale nei confronti della ex fidanzata, ai tempi minore, G. A.. Ieri , dopo vari rinvii, è stata sentita, a porte chiuse, la parte offesa, ch ha raeccontato la sua versione dei fatti. Il processo proseguirà il prossimo Gennaio per l'escussione dei testi del PM ed alcuni testi della difesa. La parte civile è difesa dall'avvocato Vito Cimiotta. Il difensore dell'imputato è l'avvocato. Ivana Milazzo.Dopo l'interruzione della storia tra i due giovani, voluta dalla odierna parte offesa, il Bonafede - secondo la tesi della Procura - ha cercato di abusare della stessa, forzandola ad avere rapporti sessuali, all'interno della propria abitazione.
BILARDELLO. Parla la difesa oggi nel processo a carico di Giacomo Bilardello e di altre sei persone. Nell'ultima udienza il Pm Giulia D'Alessandro ha chiesto la condanna di tutti gli imputati. Ricordiamo che si tratta del processo scaturito dall'operazione anti usura effettuata il 19 giugno 2009 dalla sezione di pg della Guardia di finanza presso la Procura. La pena più pesante (10 anni di carcere e 30mila euro di multa) è stata chiesta per il principale protagonista della vicenda giudiziaria, il 72enne commerciante marsalese Giacomo Bilardello, titolare di un negozio di autoricambi a Strasatti, che nel 2009 fu rinchiuso in carcere. Quattro anni di reclusione e 10mila euro di multa ciascuno, invece, sono stati invocati per Pietro De Vita, di 50 anni, dipendente di Bilardello, allora posto ai domiciliari, Elisa Conticelli Ottoveggio, di 54, e il mazarese Bartolomeo Pacetto, di 52, all’epoca dei fatti direttore dell’agenzia di Petrosino della Banca Popolare di Lodi, al quale il gip impose il «divieto di esercitare, per la durata di due mesi, la professione di funzionario, o comunque impiegato, presso istituti bancari». Queste le altre richieste dell’accusa: 3 anni di carcere e 8mila euro di multa per Giuseppa Errante Parrino, di 51 anni, commerciante, un anno e mezzo e 5mila euro di multa per Nicolò Salvo, di 49, entrambi di Castelvetrano e un anno e due mesi, con 3mila euro di multa, per Giuseppe Burzotta, di 63 anni, di Mazara.
I reati a vario titolo contestati sono quelli di usura ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria. Bilardello, De Vita, Pacetto e Conticelli sono, inoltre, accusati anche di associazione per delinquere. I tassi d’interesse praticati sarebbero stati, in alcuni casi, di oltre il 450 per cento annuo. Una sessantina i casi di usura contestati. Per alcuni il pm è stato costretto a chiedere l’estinzione del reato per prescrizione, per altri l’assoluzione con formula dubitativa. Per Bilardello, infine, è stata chiesta la confisca di beni e società «per equivalente» all’ammontare dell’illecito guadagno.
Per le parti civili, l’avvocato Giuseppe Gandolfo ha, invece, chiesto un risarcimento danni di 500mila euro in favore dell’associazione antiracket e antiusura e 30mila euro ciascuno per le quattro presunte vittime assistite (in tutto, le parti civili sono 11). Nel 2009, l’operazione delle Fiamme Gialle (avviata a seguito di un’indagine dei carabinieri di Partanna) sfociò anche nel sequestro della «Autoricambi di Bilardello Giacomo», di quote (per oltre 100mila euro) di due società dello stesso commerciante e di beni immobili per un valore di oltre 300mila euro.
FALSA FISIOTERAPISTA. Una donna di origine pugliese, Palma Pascariello, è stata condannata a sei mesi di reclusione per esercizio abusivo della professione.Ad emettere la sentenza è stato il giudice Riccardo Alcamo. La pena è stata sospesa. Nel 2007 si era spacciata per fisioterapista con un'anziana marsalese, Filomena Ferrara, adesso 80enne, conosciuta in ospedale. La Pascariello, che a Capo Boeo avrebbe svolto l'attività di fisioterapista dal 2002 al 2007 senza essere abilitata, era finita sotto processo a seguito della denuncia presentata dalla Ferrara, costituitasi parte civile con l'assistenza dell'avvocato Salvatore Fratelli. All'ospedale San Biagio l'anziana era stata ricoverata per una frattura al femore. Qui, la sedicente fisioterapista si sarebbe offerta di effettuare, dopo le dimissioni dal nosocomio, la riabilitazione domiciliare. Ne sarebbe seguito un rapporto durato diversi anni durante il quale, secondo quanto rilevato dalle indagini condotte dalla Guardia di Finanza, l'imputata avrebbe anche rilasciato delle fatture non corrispondenti alle reali entrate.