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08/11/2013 07:05:00

Gruppo 6Gdo/2. Una sconfitta per lo Stato? "Mai problemi con il signor Grigoli"

 “Io faccio questo lavoro da 30 anni - dichiara la signora Palma Oddo, titolare di un piccolo supermercato Despar di Trapani - e adesso me ne devo andare via come un canuzzo”. Anche per l’ordine per lei è stato perentorio: consegnare le chiavi entro il 31 Dicembre. “Ma io da qui non me ne vado - continua - e staremo aperti fino all’ultimo giorno”. Con la signora Oddo lavorano altre dieci persone: “La ditta non ce la fa, così ci dicono”. La ditta è il Gruppo 6Gd0 che “non ce la fa a comprare più le merci e a rifornirci. E se a noi non arrivano le merci cosa dobbiamo vendere?”. Cosa succederà per gli impiegati dei Despar dopo il 31 Dicembre? “Non lo sappiamo - continua Oddo - perchè siamo frastornati non capiamo nulla, speriamo che qualcuno compri la catena di supermercati”.

In questo senso, nelle diverse assemblee che si sono succedute in questi giorni è girata la voce insistente di un interessamento della catena “Il Centesimo”, che fa riferimento alla Cds Spa di Caltanissetta. Ma dal quartier generale dell’azienda nessuno rilascia in questo senso dichiarazioni.

Un occhio al futuro, un occhio al passato. Perchè l’amara constatazione, purtroppo, è che, prima, quando c’era lui, il signor Pino, ai supermercati Despar le cose filavano lisce come l’olio: “Mai avuto nessun problema, prima” è quello che sottolineano tutti i titolari dei supermercati Despar. E il “prima” si riferisce proprio a Grigoli e all’anno in cui tutto è cambiato: il 2006, quando i suoi beni, vengono sequestrati dallo Stato, e al gruppo 6Gdo arriva un amministratore giudiziario, Nicola Ribolla.

Cosa è successo in questi sette anni? Perchè un’azienda florida va verso il fallimento? Una risposta Ribolla l’ha data proprio al processo in cui era imputato Giuseppe Grigoli e nel quale è stato chiamato a testimoniare. Nella sua lunga deposizione Ribolla ha spiegato quanto anormali erano le condizioni in cui lavorava Grigoli, “tant’è - ha detto - che appena è arrivato il rappresentante dello Stato, perchè questo è l’amministratore giudiziario, improvvisamente molti supermercati associati hanno chiesto di disdire il contratto con noi, i fornitori non ci hanno fatto più credito, e anche le banche ci hanno chiuso i rubinetti”. Già, le banche. “Voi non siete il signor Grigoli”, così dissero gli istituti di credito all’amministratore giudiziario che chiedeva l’apertura di una linea di credito. In altre parole: il rappresentante di Matteo Messina Denaro dava alle banche garanzie, il rappresentante dello Stato non ne da.

Comincia così una storia difficilissima, che è poi la storia di molte aziende confiscate alla mafia. Nove su dieci falliscono, dati alla mano. E la vicenda del gruppo 6Gdo spiega anche il perchè: sono aziende che, purtroppo, in un contesto di normale concorrenza non riuscirebbero a sopravvivere. E’ già avvenuto con un’altra azienda di Grigoli: la “Provenzano”, azienda casearia. Dopo l’ingresso dello Stato, i libri sono finiti in tribunale e i lavoratori a casa. La “Provenzano” aveva sede a Giardinello, vicino Palermo. Con Grigoli contava 52 dipendenti. Nel 2006, con il sequestro, 13 dipendenti vengono licenziati. La chiusura, lo scorso maggio, lascia a piedi i restanti 39. L’azienda era nata con un finanziamento pubblico, tanto per cambiare, previsto dai Patti territoriali. Al momento della chiusura la sua esposizione debitoria era di 28 milioni di euro.

Stessa sorte capiterà anche alle altre aziende del gruppo. L’anno scorso è stata messa in liquidazione la “Special Fruit srl” che si occupava del commercio di frutta e verdura per i supermercati di Grigoli, e non solo, dando lavoro direttamente a 27 persone, con un fatturato di 10 milioni di euro l’anno, e un indotto di centinaia di contadini e coltivatori che vendevano i meloni, l’uva, la frutta e la verdura all’azienda. Come beffa, in questo caso, va ricordato che, nel 2010, in Prefettura, a Trapani, si era siglato uno dei tanti “protocolli di legalità” per salvare il fatturato delle aziende sottratte alla mafia, ed alla “Special fruit” era stato garantito un cliente di eccezione: la Coop. La cosa aveva suscitato il solito clamore mediatico (“Sui banchi della Coop arriva la frutta della legalità”), ma, evidentemente, complice anche la situazione della Coop, il protocollo non è servito a salvare l’azienda.

Chissà cosa potrebbe salvare adesso il Gruppo 6 Gdo. I sindacati chiedono l’intervento dello Stato. L’emergenza è la liquidità: servono soldi per pagare fornitori e dipendenti, e ci sono parecchi crediti da riscuotere. La Cgil ha scritto al Presidente della Repubblica, ma finora l’unico ad interessarsi del problema è il Sindaco di Castelvetrano, Felice Errante, consapevole del fatto che la stragrande maggioranza dei 500 dipendenti del gruppo sono suoi concittadini.