L'export di olio d'oliva italiano quest'anno registrerà un boom, con il record storico di 1,3 miliardi di euro e un +10% rispetto al 2012 del fatturato. È quanto emerge da una proiezione della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi sette mesi dell'anno, elaborata in occasione della diffusione, a Roma, delle stime produttive sulla campagna olivicola 2013-2014. Di olive ed olio extravergine si è parlato ieri, nella Sala Cavour del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, presenti il ministro Nunzia De Girolamo, il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione e i presidenti di Ismea, Aifo, Cno e Unaprol.
Purtroppo - come emerge dagli stessi dati - in coincidenza con il boom dell'export fatturato, la produzione di olio di oliva in Italia registra un calo dell'8%, secondo le stime formulate da Ismea in collaborazione con Aifo, Cno e Unaprol. La produzione si attesterà attorno alle 480 mila tonnellate, appunto l'8% in meno rispetto al dato provvisorio diffuso dall'Istat per il 2012. L'evoluzione climatica negativa e i problemi fitosanitari hanno ribaltato le aspettative positive dell'estate, che facevano sperare in un buon esito del raccolto anche sul piano qualitativo. Il calo è da attribuire alle condizioni climatiche che hanno caratterizzato i mesi di settembre e ottobre, in particolare al protrarsi del caldo umido che ha favorito, in molte aree olivicole del Paese, Sicilia compresa, lo sviluppo e la diffusione di varie avversità patogene tra cui l'attacco massiccio agli oliveti di "Bractocera oleae", cioè la mosca olearia, con gravi conseguenze sia per la produzione che per la qualità. Per gli olivocoltori, soprattutto del Mezzogiorno, è stata una mazzata, che azzera i sacrifici e l'impegno prodigati e che si aggiunge ad una situazione, per quanto riguarda i prezzi di vendita, per nulla positiva a causa delle importazioni massicce dall'estero. L'Italia, infatti, con circa 250 milioni di piante, è il secondo produttore mondiale di olio d'oliva, ma è anche il principale importatore del Pianeta perché la produzione nazionale non basta a soddisfare il consumo interno.
In generale - secondo i dati diffusi ieri - si è registrato un ritardo di vegetazione di circa 15/20 giorni rispetto ai normali calendari agronomici. A peggiorare il quadro produttivo ha concorso anche il perdurare della siccità in zone non irrigue, dove è comparso il batterio della "Xylella fastidiosa", specie negli uliveti del Salento che sono una delle aree di maggiore rilevanza nazionale per volumi di produzione. Solo in provincia di Lecce, il batterio killer - su cui l'Università di Bari e il Cnr hanno avviato una serie di ricerche tuttora in pieno svolgimento per trovare una soluzione - ha colpito 8 mila ettari di oliveti con centinaia di migliaia di piante da abbattere per evitare la diffusione ulteriore dell'epidemia.
«I numeri dell'olio d'oliva italiano - conferma il sottosegretario Giuseppe Castiglione - in termini di quantità e di prezzi non sono positivi. I prezzi stanno già registrando da mesi una tendenza al ribasso, in un contesto caratterizzato da un'accresciuta pressione competitiva. Per quanto riguarda la quantità, il Mezzogiorno è l'area che sta soffrendo di più. Spiccano al Sud i segni meno di Puglia (-5%), Calabria (-20%) e Sicilia (-10%), regioni che insieme rappresentano il 70% della produzione oleicola nazionale. Il Ministero raccoglie l'appello della filiera produttiva relativamente alle problematiche emerse e farà di tutto per promuovere e salvaguardare questo comparto strategico nell'economia agroalimentare, attraverso sia l'adozione del Sistema di Qualità Nazionale per l'olio che tramite la recente norma sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini. Sono pertanto strategiche - conclude Castiglione - le prossime decisioni politiche per disporre dei futuri finanziamenti con scelte congiunte tra Stato e Regioni, nonché la costituzione del Piano nazionale sulla gestione del rischio».