“Non ho mai avuto dubbi. Non ho mai pensato di pagare il pizzo. Non esiste.”. Ha la voce ferma, decisa, Elena Ferraro, amministratrice del Centro Hermes a Castelvetrano. La sua vicenda viene fuori dalle carte dell’operazione Eden che ha smantellato tutta la rete di fiancheggiatori del boss latitante Matteo Messina Denaro e che ha portato in carcere trenta persone ritenute organiche alla famiglia mafiosa dell’ultimo capo di Cosa Nostra. Affari, pizzini, voto di scambio, estorsioni. Come quella che i parenti di Matteo hanno tentato ai danni del centro Hermes di Castelvetrano. Elena è l’amministratrice del centro. Un giorno si vede arrivare il cugino del super latitante, Mario Messina Denaro. Vuole il pizzo, è semplice, lo fa capire. La famiglia mafiosa naviga in cattive acque, c’è da mantenere la latitanza del capo.
E’ la primavera dello scorso anno. Il cugino del boss, già arrestato nell’operazione antimafia Golem I nel 2009, entra e si presenta: “Sono Mario Messina Denaro”. Poi fa la “proposta”. C’è un’altra casa di cura, a Partinico, si potrebbe fare una collaborazione tra i due centri, prospetta Messina Denaro. Soltanto che le fatture dovrebbero gonfiarsi un po’, per creare il fondo nero e di conseguenza far uscire le somme dal Centro Hermes per la famiglia mafiosa. E’ quello, è la richiesta di estorsione. “Dobbiamo fare una convenzione con la casa di cura IGEA ... quindi dice a voi non paga il cliente, il paziente che viene ma vi paga la casa di cura [...] dice ... però dobbiamo fare dei regali ... dobbiamo dare soldi...facciamo in modo che si fattura di più ... insomma ci devono uscire questi soldi” dice Messina Denaro. La Ferraro riconosce il tipo, gli chiede in che veste è venuto a parlare, se di mediatore, associato alla casa di cura, o altro. “No... no... io il capo di tutto sono… questi soldi servono perchè dobbiamo aiutare le famiglie delle persone che sono in carcere. Praticamente dovrebbe ... invece di fatturare cinquanta ... ipotesi ... fatturare cento ... poi questi soldi li mette da parte questi cinquanta in più ... poi una volta ogni sei mesi ... una volta ogni anno ... dice o vengo io o viene qualcuno ... dice e ce li consegna”. Il quadro è chiaro. Mario Messina Denaro è convinto di riuscire a estorcere in questo modo soldi sicuri al Centro Hermes. Ma la Ferraro non cede. “Noi queste cose non le facciamo”. Denuncia tutto e racconta cosa è successo al suo collaboratore. Gli incontri con il cugino del super latitante sono tutti intercettati. C’è Mario Messina Denaro che prima parte dalla prospettiva di una collaborazione con l’altra clinica, e poi chiarisce perché si trova là. Seguono altri incontri, anche con il titolare di quell’altra clinica. Elena Ferrara glielo dice, chiaro e tondo, che fa soltanto cose legittime. Non c’è nulla da fare. Sono settimane di paura per la giovane amministratrice del Centro Hermes. “Quando, dopo la prima visita di quell’uomo, ho capito cosa voleva, la prima sensazione è stata quella di rabbia – racconta a Marsala.it. Non ho mai avuto alcun dubbio sul diniego a quella richiesta. Ho fatto tutto in maniera naturale perché mi hanno sempre insegnato il rispetto della legalità. Cavolo, che rabbia che ho avuto. Ho pensato ‘non è possibile, noi siamo qui a lavorare tra mille sacrifici e questi vengono e vogliono dei soldi’. Poi c’è stata la paura”. Queste cose, non sai mai come finiscono. “Ma non sono stata lasciata sola. Quando ho denunciato tutto le forze dell’ordine mi hanno fatto sentire al sicuro, protetta. E mi sento ancora così perché ho ricevuto la solidarietà di tutti. Di tanta gente, di tante associazioni da Libera ad Addio Pizzo. C’è un cordone di stima e solidarietà intorno a me. E posso dire che non ho paura, mi sento protetta, sento la presenza delle Forze dell’Ordine e dello Stato. Ripeto ho fatto qualcosa di naturale. Non ho fatto nulla di eroico. Ma molta gente ancora ha paura e non denuncia, perché teme di rimanere soli e abbandonati. Non è così, le forze dell’ordine sono presenti. Oggi non si è più soli e si può dire di no”.
A Elena Ferraro ha indirizzato i complimenti anche il sindaco di Castelvetrano Felice Errante “il mio plauso incondizionato e la vicinanza delle Istituzioni per il gesto di grande normalità e per l’altissimo senso civico che ha dimostrato nel corso della vicenda che l’ha vista vittima di una richiesta estorsiva”. Elena Ferraro ha poi ringraziato il sindaco di Castelvetrano “per il solerte ed immediato messaggio di solidarietà che ha voluto manifestarmi personalmente, pur tra i numerosi impegni che lo vedono coinvolto quotidianamente nella veste di primo cittadino.Sono onorata di operare e svolgere la mia attività in questo territorio che ha fame e sete di giustizia”.