Riceviamo e pubblichiamo un commento di Antonio Galfano, già segretario generale del Comune di Trapani, sulla vicenda, denunciata dalla nostra redazione, dell'incarico di consulenza e di direzione dell'istituzione Marsala Schola affidata dal Sindaco Giulia Adamo al dott. Pippo Sparla, che risultava, secondo diverse fonti giornalistiche autorevoli, nell'elenco degli appartenenti alla loggia segreta Iside 2 di Trapani e ha patteggiato anche una condanna per lo scandalo degli appalti truccati per la gestione degli asili nido a Trapani. Il Sindaco Adamo ha dapprima accettato le dimissioni di Sparla, poi, però, ci ha ripensato e le ha rifiutate. L'intervento di Galfano è lungo e abbastanza tecnico in alcuni punti, ma va letto con attenzione, perchè non solo Galfano è un profondo conoscitore delle materie amministrative, ma è stato coinvolto direttamente nella stessa vicenda giudiziaria di Sparla (per la quale è stato assolto), del quale conosce bene, possiamo dire, vizi, virtù e modus operandi. I grassetti sono nostri. E vale la pena cominciare dalla notazione d'appendice, che vi riportiamo in estratto qui:"Da cittadino comune, ritengo di estrema gravità( anche sul piano morale e della evidente inopportunità amministrativa) sia la nomina da parte del Sindaco di un consulente/esperto nei cui confronti è stato delineato e comprovato, in un passato abbastanza recente, un quadro penale sicuramente non rassicurante, sia la difesa strenua di tale consulente da parte del Sindaco stesso anche di fronte alle evidenze penali sopra riportate, sia,infine (ma solo per successione espositiva), il tentativo di assimilazione del patteggiamento di quella persona all’assoluzione piena conseguita in via definitiva, dopo anni e anni di processi e di tribolazioni indicibili, dai soggetti che erano stati coinvolti in quella stessa vicenda giudiziaria (oltre al sottoscritto, l’ex Sindaco di Trapani dott. Nino Laudicina e l’ex Assessore comunale Ing . Peppe Scalabrino). Così come ritengo di estrema gravità il fatto che il dott. Sparla si sia prospettato al Sindaco di Marsala e, per il Suo tramite, alla cittadinanza tutta come un perfetto “ puritano”, sminuendo i fatti penali a suo tempo a Lui contestati e minimizzando la stessa sentenza di patteggiamento: addirittura fino a farla “pareggiare” con l’assoluzione piena di quanti, come me, in quella stessa occasione, avevano scelto la via processuale . A mio avviso simili comportamenti costituiscono o integrano condotte individuali e amministrative tutt’altro che cristalline e comunque manifestamente offensive della dignità istituzionale di altre autorità superiori nonché della dignità umana di chi ben conosce la reale portata di quegli avvenimenti penali, ora “morbidamente” trattati dal signor Sindaco di Marsala e dal dott. Sparla, forse al solo scopo di sostenere un interesse reciproco, fosse anche quello di lasciare inalterate le loro rispettive posizioni specifiche".
Ecco l'intervento di Antonio Galfano
***
Se non si prestasse a valutazioni negative davvero inquietanti - sotto diversi profili - la vicenda del respingimento, da parte del Sindaco di Marsala on.Giulia Adamo, delle dimissioni del dott. Filippo Sparla dagli incarichi di consulente/esperto del suddetto Sindaco e, contestualmente, di Presidente dell’Istituzione comunale “Marsala schola”, così come delineata e commentata dalla stampa “on-line” locale e dall’Associazione provinciale “LIBERA”, potrebbe essere archiviata, parlando per metafora, senza particolari annotazioni . Al più potrebbe formare oggetto,anche in prospettiva, di qualche controllo politico-amministrativo interno da parte del Consiglio comunale e, in sede ispettiva, da parte dei singoli consiglieri eventualmente interessati a formulare interrogazioni o interpellanze al riguardo.
E’ ben vero , purtroppo, che tale vicenda amministrativa costituisce- ahimè o meglio ahinoi - uno spaccato esemplare e, al tempo stesso, esemplificativo dei pessimi metodi di gestione del Comune di Marsala , che, assieme ad altre rilevanti negatività , confermano l’evidente decadimento politico- amministrativo e morale che, in questi ultimi tempi, si registra nella nostra città,fino a palesarsi come una pericolosa deriva politico-amministrativa, forse peggiore di quella registratasi durante la prima Repubblica. Né, per altro verso, può essere condivisa la nervosa , anzi spasmodica, foga con cui il Sindaco ha cercato di giustificare il conferimento dell’incarico al suddetto consulente dott. Sparla,esponendo le Sue ragioni ( si fa per dire) all’associazione” Libera” , La quale a buon diritto, aveva espresso, a tal proposito, alcune note di biasimo, per la verità assai garbate. Ed invero, essendo inconfutabile il fatto che il dott. Sparla abbia patteggiato, non molto tempo addietro, una pena di una certa rilevanza per gravi reati contro la pubblica amministrazione( Comune di Trapani) comminati a suo carico, personalmente ritengo che il Nostro primo cittadino avrebbe dovuto quanto meno riconoscere , da comune mortale, la fondatezza di quelle critiche e, per l’effetto, avrebbe dovuto agire in maniera diversa, anche in sede di comunicazione istituzionale. Avrebbe dovuto evitare , in ogni caso, di arrampicarsi sugli specchi per difendere, a spada tratta e senza il benché
minimo pudore, un soggetto che , avendo rifiutato, a suo tempo, di sottoporsi al processo penale per accedere alla scorciatoia del patteggiamento, ha sostanzialmente dimostrato di condividere “in toto” i gravi capi di imputazione ipotizzati a Suo carico dalla Procura di Trapani. Senza ombra di dubbio, in questo frangente, sarebbe stato meno appariscente e per certi versi anche “passabile” un provvedimento ben articolato, sostenuto, nella parte narrativa, da una congrua motivazione, mirata soprattutto ad esternare il ragionamento logico operato dal Sindaco ai fini del contestuale superamento – ove possibile - delle remore penali e morali evidenziate dalla stessa associazione “Libera” e da “Marsala. It” . Esercitazione, questa, assai ardua per via della assoluta penuria ( almeno a prima vista ) di argomentazioni valide e veritiere adducibili a sostegno della logicità e della congruenza di quegli incarichi.
A fronte di una simile evenienza,talmente chiara da rendere del tutto superflua qualsiasi ulteriore esplicitazione discorsiva propedeutica , mi riesce facile commentare le giustificazioni successivamente addotte a difesa del rispettivo operato, dallo Sparla e dalla Adamo, desumendole dagli articoli di stampa riguardanti l’argomento in esame. Seguendo un confacente ordine sistematico , con l’ausilio della drammatica esperienza personale vissuta in quello stesso frangente e ,per converso, con il supporto delle carte giudiziarie e processuali relative alla fattispecie in questione ( carte che detengo in copia per quanto di mio interesse),opero, in questo contesto, le riflessioni,le precisazioni e le valutazioni che seguono:
1) Le ipotesi di reato configurate in quella occasione a carico del dott. Sparla, che poi hanno costituito oggetto di patteggiamento da parte dello stesso, non erano, e non sono, di portata marginale, così come l’interessato e lo stesso Sindaco hanno lasciato credere. Esse concernevano, infatti, gravi reati contro la Pubblica Amministrazione, quali :
- La corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio (art 319 C.P.) con l’ aggravante prevista dall’art.319 bis dello stesso C.P. ( configurata perché il fatto aveva per oggetto una occupazione lavorativa precaria stipendiata in favore di un terzo);
- La simulazione di reato (art. 367 C.P.) ;
- La falsità materiale del pubblico ufficiale in atti pubblici(art. 476 C.P.);
- La falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art. 479 C.P.);
D’altronde, l’entità della pena patteggiata (anni uno e mesi due di reclusione e pagamento delle spese di mantenimento durante la custodia cautelare in carcere ) conferma tale assunto in maniera inequivocabile. Al riguardo non è superfluo precisare, per altro verso, che lo Sparla, qualora dopo il patteggiamento, non avesse richiesto il collocamento anticipato a riposo (per dimissioni volontarie), a seguito della prosecuzione del procedimento disciplinare (interrotto,ai sensi di legge, nelle more delle definizione del procedimento penale),equivalendo il patteggiamento stesso, ai fini disciplinari, a sentenza definitiva di condanna, sarebbe stato quasi sicuramente rimosso dal posto di lavoro (ruolo dirigenziale), con tutte le conseguenze limitative e preclusive di legge,tra le quali – è bene evidenziarlo- rientra il divieto di assumere,per l’avvenire, impieghi pubblici ;
2) Nel caso di specie, neanche è trascurabile, ad amore del vero, l’aspetto morale individuale, se non altro, per il fatto che, a fronte del reato di corruzione configurato a carico dello Sparla, le carte giudiziarie svelano, a proposito della enunciazione delle ragioni della corruttela, un singolare interesse sentimentale, coltivato dall’autore all’interno del Comune di Trapani e rivelatosi almeno in quella occasione “fuorviante” su tutti i fronti, così come si desume sia dal formale quadro d’indagine delineato dalla Procura sia dal contesto della sentenza di patteggiamento n.28 del 2003;
3) L’affermazione concordante dello Sparla e della Adamo (in sede giustificativa) secondo cui quella stessa vicenda penale sarebbe di scarsa rilevanza, in quanto si è conclusa con l’assoluzione piena degli altri imputati, genera, in chi – come me- ha ricusato fin dall’origine qualsiasi ipotesi di patteggiamento, dei veri e propri conati di vomito. Se infatti è vero che oltre al sottoscritto ( in quel frangente Segretario generale del Comune di Trapani) sono stati assolti, anch’essi con formula piena e con sentenza definitiva, i coimputati dott. Antonino Laudicina ( a quel tempo Sindaco del Comune di Trapani) e l ‘Ing. Giuseppe Scalabrino (ex assessore comunale) è pure vero che tale trattamento assolutorio – intercorso dopo un iter processuale, durato per quanto concerneva la mia posizione sette anni (senza considerare il notevole lasso di tempo occorso per il procedimento risarcitorio, definito, in mio favore, con Ordinanza della competente Corte d’ Appello del 10 Marzo 2010 ) e per gli altri due imputati circa dodici anni - non si estende, in alcun modo e per qualsiasi finalità, allo Sparla e agli altri soggetti che avevano già patteggiato. In altri termini, è incontestabile che a carico dello Sparla restano ferme e incontrovertibili , a qualsivoglia effetto, le pene patteggiate, così come formalizzate con gli atti giudiziari di riferimento. Tale ultima affermazione a ovviamente non richiede alcuna ulteriore delucidazione sostanziale essendo evidente che il patteggiamento, per le finalità di cui discutiamo e, più in generale, per l’esercizio di funzioni pubbliche (burocratiche o elettive che siano), equivale , in relazione alle già evidenziate fattispecie di reato, a sentenza definitiva di condanna. A mio avviso, la Adamo, dimostrando di ignorare totalmente sia la materia che le carte processuali, con quelle affermazioni ha leso, oltre alla dignità dei soggetti che volontariamente si sono sottoposte al giudizio penale ed in particolare di quelli che sono stati definitivamente assolti, anche la dignità intellettiva degli stessi soggetti che, a parere mio e di innumerevoli benpensanti, hanno richiesto di accedere al patteggiamento proprio perché, dinanzi alla motivata e documentata contestazione delle loro condotte criminose, non hanno intravisto alcuna possibilità assolutoria in sede processuale. A tale ultimo proposito è sicuramente utile riportare testualmente il seguente rilievo basilare operato dal G.I.P. nel contesto della già citata sentenza n. 28/2003 concernente il patteggiamento dello Sparla ( e di altri due coimputati): “il Giudice,esaminati gli atti contenuti nel fascicolo del Pubblico Ministero, rileva anzitutto che sono manifestamente insussistenti le condizioni per pronunciare un’eventuale sentenza di proscioglimento ex art.129 C.P.P. …….”;
4) L’affermazione della Adamo secondo cui lo Sparla avrebbe richiesto il patteggiamento per interrompere la custodia cautelare in carcere, se realmente è stata operata in questi termini, non merita alcun credito e, anzi, costituisce, a mio avviso, un chiaro esempio di diffidenza nei confronti degli organi di giustizia. Anche a voler seguire tale aberrante impostazione concettuale, non si può non evidenziare che lo Sparla, ottenuta la scarcerazione e, con essa, la cessazione della contingente “sofferenza fisica e psichica”, se fosse stato realmente convinto della Sua innocenza, avrebbe dovuto abbandonare l’originario proposito di patteggiamento,atteso che quest’ ultimo è stato definito in un momento successivo alla Sua scarcerazione, e di molto (22 Gennaio 2003). In questa sede, con riferimento agli accadimenti reali, è sufficiente precisare che gli indagati che hanno escluso categoricamente fin dall’origine l’ipotesi del patteggiamento hanno vissuto, al mio pari, la stessa esperienza detentiva cautelare del dott. Sparla, anche se per un periodo più ridotto. Perché,allora, il dott. Sparla ha abbandonato subito la via maestra, ossia quella processuale, per accedere alla scorciatoia del patteggiamento, tipica, di norma, dei soggetti che, nell’immediato e, in questo caso, anche dopo un ragionevole periodo di “decantazione emotiva”,riconoscono le loro colpe?
5) Privo del benché minimo pregio mi sembra il riferimento della Adamo alla nomina del dott.Sparla quale componente di un non meglio identificato nucleo di valutazione della Prefettura di Trapani; e ciò per fatto che tale evenienza non costituisce, in alcun modo e neanche di riflesso, una particolare “causa
esimente o giustificativa”, per le seguenti ragioni:
*- Stento a credere, anzitutto, che quella nomina sia stata operata discrezionalmente e personalmente dal Prefetto pro tempore di Trapani e, per giunta, in assenza di un espresso atto di segnalazione e/o d’impulso e, addirittura, al di fuori di un procedimento amministrativo, anche elementare: è infatti evidente che qualora la nomina Prefettizia fosse stata effettuata a seguito di una specifica segnalazione nominativa di un rappresentante della Camera di commercio o di altro organismo,in quella sede (esterna rispetto alla Prefettura) chi di dovere avrebbe dovuto verificare la sussistenza in capo al soggetto segnalato dei prescritti requisiti penali e/o morali nonché l’assenza di motivazioni ostative, anche con riferimento all’aspetto della opportunità amministrativa; analogo trattamento di verifica avrebbe dovuto essere eseguito anche in caso di segnalazione nominativa obbligata o, meglio a contenuto “funzionale” vincolato ( ad esempio il Segretario generale o il dirigente più
rappresentativo della Camera di commercio );
* -a tutto concedere, qualora a quel tempo, il Prefetto fosse stato a conoscenza del patteggiamento penale in questione non avrebbe dovuto operare quella nomina a favore dello Sparla, in assenza di una motivazione specifica , per ragioni di tutta evidenza. Men che meno se la pertinente procedura fosse stata definita durante il periodo di sospensione della pena patteggiata, atteso che con la ripetuta sentenza “di patteggiamento” è stato disposto, contestualmente, il beneficio della sospensione condizionale della pena per cinque anni;
*-In ogni caso quella nomina Prefettizia(se veramente sussistente) non ha cancellato di certo le responsabilità penali dello Sparla conclamate con il patteggiamento, non competendo al Prefetto l’adozione di provvedimenti di riabilitazione penale e la concessione di patenti di moralità o di legalità fondate sulla libera valutazione,in ambito Prefettizio, di fatti penali già definiti in sede giudiziaria ( con la piena accettazione dell’interessato richiedente il patteggiamento) ;
*- nemmeno è da scartare l’ipotesi, tuttavia, che il dott. Sparla si sia guardato bene dal riferire al signor Prefetto la condizione penale personale di cui sopra. A tale riguardo, mi viene anzi da supporre che,trascorsa quest’ ultima buriana mediatica e, magari, dopo un ulteriore passaggio temporale “terapeutico”, il dott. Sparla, per referenziare ulteriormente la sua integrità morale e le sue doti professionali, farà riferimento, pure in sede di aggiornamento del Suo curriculum, agli incarichi (purificatori) conferitigli,oltre che dalla Camera di commercio di Trapani e dal Prefetto di Trapani, dal Sindaco di Marsala on. Adamo.
Sotto l’aspetto giuridico- amministrativo, le dimissioni del dott. Sparla dagli incarichi “de quibus” e il loro respingimento da parte del Sindaco Adamo integrano un vero e proprio “pastrocchio procedurale”, improntato,per altro, a criteri operativi, formali e sostanziali, tipici della primissima Repubblica.
Ed infatti:
A)-L’incarico di esperto/consulente del Sindaco ,per quanto gratuito, costituisce una fattispecie contrattuale specifica che in base alla vigente disciplina giuridica civilistica configura, ai fini della cessazione del relativo rapporto, non già la facoltà delle dimissioni bensì quelle,ben diverse, del recesso unilaterale , della risoluzione consensuale,della risoluzione per colpa del professionista incaricato e della risoluzione per impossibilità sopravvenuta; le dimissioni del dott. Sparla da tale incarico sono,dunque, del tutto prive di fondamento giuridico e paradossalmente avrebbero consentito al Sindaco di agire in funzione risarcitoria per fatto e colpa del professionista dimissionario (recesso unilaterale colposo);
B)-gli Statuti e i Regolamenti dei Comuni Siciliani sono stati adeguati, per la disciplina delle dimissioni del Presidente e dei consiglieri delle istituzioni comunali, al dettato dell’art. 174 dell’ordinamento regionale degli Enti locali, secondo cui le dimissioni del Sindaco, dei consiglieri e degli assessori comunali sono “irrevocabili, immediatamente efficaci e non necessitano di presa d’atto “. A Marsala,però,almeno per quanto concerne le dimissioni degli amministratori dell’istituzione comunale, viene del tutto ignorato tale principio giuridico, che – giova precisarlo-- è stato introdotto dal legislatore regionale, ancora nel 1992 ( l. r. 7/1992),proprio per porre
fine al malvezzo politico-amministrativo delle dimissioni fittizie degli amministratori e del loro artificioso e dilatorio, respingimento ( o accettazione/presa d’atto) da parte dei competenti organi amministrativi. Nel caso di specie l’Adamo opera ,dunque, un ritorno al passato regime assai sospetto,stante che avrebbe dovuto seguire tale principio innovativo, anche a prescindere dall’adeguamento normativo interno in precedenza accennato. Ma tant’ è …………… l’obiettivo,a quanto pare, è stato ormai pienamente raggiunto, se è vero che lo Sparla, a seguito del rigetto delle Sue dimissioni, ha pienamente ripreso le funzioni originariamente affidategli .
Ad ogni buon fine ,avendo constatato che lo Statuto della ripetuta istituzione Comunale non prende in considerazione l’ipotesi delle dimissioni del Presidente né prevede l’esercizio onorifico e,quindi, gratuito di tale carica, si suggerisce alle competenti autorità amministrative interne una confacente “ sbirciatina” in merito,anche al fine di adottare,in autotutela, eventuali provvedimenti inerenti e/o conseguenti. Ferma restando,ovviamente, la verifica preliminare in ordine alla sussistenza delle condizioni giuridiche richieste per il mantenimento in vita dell’Istituzione medesima, con riguardo al fatto che, in caso negativo, sarebbe configurabile un danno erariale di una certa rilevanza.
Per completezza,rispetto alle notizie e ai commenti di stampa riguardanti lo stesso argomento, concludo soffermandomi su altri due aspetti di un certo interesse:
-il primo di essi concerne la mancata enunciazione dei motivi che hanno determinato il repentino abbandono,da parte del Sindaco, del già annunciato proposito di sciogliere l’istituzione comunale” Marsala schola” in quanto- se mal non ricordo- ritenuta dispendiosa e inutile. E’ verosimile che qualche consulente abbia,disinvoltamente, suggerito al Sindaco di abbandonare tale proposito, sostenendo, magari, che proprio attraverso l’istituzione sarebbe stato possibile snellire e
facilitare le procedure di competenza del Comune in materia di gestione di scuole e di servizi scolastici. Niente di più falso, sia perché all’istituzione Marsalese in questione risultano devolute in buona sostanza competenze ordinarie, gestibili, in quanto tali, nel più economico e razionale ambito organizzativo ordinario del Comune, secondo le pertinenti previsioni giuridiche legislative, ordinamentali, statutarie e regolamentari , sia per la mancanza delle altre condizioni giuridiche basilari richieste per il mantenimento in vita di tale entità strumentale (condizione anch’essa assorbente e troncante) sia,infine, perché tale decisione “conservativa” si pone in netto contrasto con l’orientamento Nazionale e Regionale di ridimensionare le strutture strumentali costituite o partecipate degli enti locali,eliminando quelle manifestamente inutili. A meno che tale inversione di tendenza del Sindaco non sia impropriamente “strumentale”,nel senso che svolga la finalità di permettere la corresponsione al Suo Presidente- anche in funzione surrogatoria- della notevole indennità mensile di carica prevista dal relativo Statuto (addirittura il 60% dell’indennità di carica del Sindaco). Mi rifiuto di credere,però, che il Nostro Sindaco e lo stesso dott. Sparla abbiano potuto escogitare una così ibrida soluzione, anche perché è stata spifferata ai quattro venti la gratuità degli incarichi in discussione;
-il secondo aspetto concerne la lode tributata dalla Adamo ( stando sempre alle notizie di stampa) al dott. Sparla per taluni non meglio definiti interventi di collaborazione mirati a contrastare i poteri forti; “Potenza di lu gibbiuni” avrebbero detto i saggi avi Mazaresi per osannare un accadimento particolarmente significativo ed eclatante,come quello appena riportato. Ben lungi dall’idea di smentire l’assunto della Adamo, pur conoscendo bene lo Sparla (operava nel Comune di Trapani quando io svolgevo in quello stesso ente il ruolo di Segretario-direttore generale) non mi pare che possa essere dato credito all’ipotesi, per certi versi illogica, che, nonostante la Sua breve esperienza dirigenziale comunale, l’ulteriore maturazione professionale del citato consulente, nel campo dell’organizzazione dei Comuni, con particolare riguardo agli aspetti operativi espressamente lodati dal nostro Sindaco, possa essere attribuita, in qualche misura, al Suo “più giovane” diploma di laurea (rispetto al nostro),alla scelta di un piano di studio universitario diverso da quello tradizionale e, infine, alla particolare esperienza nel frattempo acquisita presso la Camera di commercio di Trapani e presso la Prefettura di Trapani, quale componente della già citata commissione. Comunque sia, buon per Lui …….e, con ogni probabilità, anche per qualche altro soggetto interessato .
ANNOTAZIONI D’APPENDICE
Chi mi conosce bene sa che non sono abituato a criticare, attraverso i mezzi di stampa od altri strumenti di informazione, fatti e vicende dell’ amministrazione locale, pur avendone avuto in parecchie circostanze l’ occasione e la giustificazione civica,anche in relazione alle norme che disciplinano la facoltà di partecipazione collaborativa dei cittadini-elettori all’attività dell’amministrazione locale. Di solito inoltre rifiuto l’idea di divulgare fatti e circostanze morali o penali , di cui sono venuto a conoscenza per diretta esperienza di vita o per fatto professionale. In questa occasione, i riferimenti,le valutazioni e i giudizi personali sopra riportati trovano la loro giustificazione espressiva nel fatto che,da cittadino comune, ritengo di estrema gravità( anche sul piano morale e della evidente inopportunità amministrativa) sia la nomina da parte del Sindaco di un consulente/esperto nei cui confronti è stato delineato e comprovato, in un
passato abbastanza recente, un quadro penale sicuramente non rassicurante, sia la difesa strenua di tale consulente da parte del Sindaco stesso anche di fronte alle evidenze penali sopra riportate, sia,infine (ma solo per successione espositiva), il tentativo di assimilazione del patteggiamento di quella persona all’assoluzione piena conseguita in via definitiva, dopo anni e anni di processi e di tribolazioni indicibili, dai soggetti che erano stati coinvolti in quella stessa vicenda giudiziaria (oltre al sottoscritto, l’ex Sindaco di Trapani dott. Nino Laudicina e l’ex Assessore comunale Ing. Peppe Scalabrino). Così come ritengo di estrema gravità il fatto che il dott. Sparla si sia prospettato al Sindaco di Marsala e, per il Suo tramite, alla cittadinanza tutta come un perfetto “ puritano”, sminuendo i fatti penali a suo tempo a Lui contestati e minimizzando la stessa sentenza di patteggiamento: addirittura fino a farla “pareggiare” con l’assoluzione piena di quanti, come me, in quella stessa occasione, avevano scelto la via processuale . A mio avviso simili comportamenti costituiscono o integrano condotte individuali e amministrative tutt’altro che cristalline e comunque manifestamente offensive della dignità istituzionale di altre autorità superiori nonché della dignità umana di chi ben conosce la reale portata di quegli avvenimenti penali, ora “morbidamente” trattati dal signor Sindaco di
Marsala e dal dott. Sparla, forse al solo scopo di sostenere un interesse reciproco, fosse anche quello di lasciare inalterate le loro rispettive posizioni specifiche. Proprio per questo ho operato,in tutta schiettezza, i riferimenti, le valutazioni e le considerazioni che precedono. Serviranno a qualcosa? Con ogni probabilità non desteranno l’attenzione “degli attori interessati”, ma sicuramente gioveranno,anche in dose minimale,oltre che alla serenità di coscienza del sottoscritto,( e forse anche degli amici Nino Laudicina e Peppe Scalabrino, anch’essi assolti) al libero sostegno dei fondamentali valori umani,morali,sociali , civici,politico-amministrativi e di
tutti quegli altri Valori che si pongono, tanto nel contesto della normale vita di relazione quanto, e anzi ancora di più, nell’ambito della Pubblica amministrazione, come essenziali armi di lotta contro i poteri eversivi forti di qualsiasi genere, con particolare riferimento a quelli mafiosi, tradizionali o atipici che siano .
Mi torna in mente, per concludere, un piacevole aneddoto che il dott. Sparla - apparentemente un galante“pacione”d’altri tempi – amava ripetere quando operava nel Comune di Trapani: si trattava di una frase che, a dire del suddetto, un agricoltore Marsalese di cervello fine, conosciuto da tutti come “u nutaru Ricitteddra” (per il fatto che, per le sue notevoli doti di paciere, veniva chiamato a comporre i dissidi che insorgevano soprattutto tra agricoltori per questioni di limiti e confini dei terreni agricoli di rispettiva proprietà), era solito riferire ai due o più contendenti prima di ascoltare le rispettive ragioni e le conseguenti lagnanze. La frase dialettale, a dire dello Sparla, era articolata nella maniera seguente: “picciott i mei, semu tutti raccoiddu chi u ngegnu è spaittutu ?” Ovverosia : “signori miei, conveniamo tutti che le doti intellettive sono equamente suddivise tra le parti?” La risposta affermativa costituiva, per il suddetto “notaro di campagna”, una condizione essenziale per l’attivazione del tentativo di conciliazione, nell’ottica di pervenire ad una ragionevole composizione dei dissidi insorti tra i contendenti interessati.
Orbene- pur nutrendo il sospetto, sulla base della frase dialettale in precedenza riportata, osannata dal dott.Sparla , che quest’ultimo coltivi, fin da allora( almeno in forma larvata), il convincimento del possesso di capacità di bonario “accomodamento” analoghe a quelle attribuite all’ ideatore della frase stessa ( con riferimento,però, ad un ambito operativo molto diverso e di gran lunga più qualificato ed impegnativo, qual’ è quello politico-amministrativo Comunale ) ho motivo di ritenere che il suddetto dottore, con l’evoluzione dei tempi e con lo sviluppo della Sua vita professionale, abbia smesso di condividere l’arguta avvertenza preliminare del notaio “Ricutteddra” : noi tutti ,forse anche compreso il Sindaco,non saremmo dotati,a quanto pare, della Sue stesse,notevoli, capacità intellettive. Ma, col senno di poi, si potrebbe anche supporre che Egli (o entrambi?) abbia (o abbiano?) coltivato, da sempre, un convincimento di tal fatta.
Scusandomi per la ragguardevole prolissità – per la quale invoco il beneficio della parziale compensazione con miei pregressi silenzi tombali - resto,come si suole dire, a disposizione per fornire a chiunque ne avesse legittimo interesse ulteriori elementi informativi e riscontri documentali , concernenti i fatti esposti in questo contesto (nel rispetto,ovviamente, delle norme che disciplinano la materia) e per partecipare, se del caso, ad un apposito dibattito sull’ argomento medesimo.
Antonio Galfano