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15/01/2014 06:00:00

L'Auriga racconta...

 L’Auriga finalmente ritorna. Ci è mancato tanto. Ci è mancato il suo sguardo lungo sull’esistere, ci è mancato il suo agile torso marmoreo. Si ci è mancato, perché lui ci fa sentire al sicuro, perché lui riesce a dare senso alla nostra vita, perché lui ci offre la possibilità di nutrirci di quell’infinito che solo la bellezza ci può donare. Qui con il nodo in gola adesso lo aspettiamo, qui ai margini della laguna dove la terra sfuma nel mare, qui dove i confini sono fluidi e infiniti, qui agli orli della Sicilia aspettiamo il suo ritorno a casa.

In questo stato d’animo abbiamo desiderato parlare con lui, per questo abbiamo immaginato che la sua voce potesse narrarci il suo viaggiare. Si un delirio, quel delirio che solo il bello può far scaturire, quel delirio che nasce dall’anima e che ci da la forza di andare avanti in una terra che ci offre la possibilità di vivere nutrendoci di bellezza. Cosi, deliranti, col pensiero lo abbiamo chiamato dicendogli: ehi Auriga, stai per tornare a casa, sei pronto per il rientro? Lui ha risposto!

Si certo, sono pronto per il rientro! Sono molto stanco, ho la mia età, mi porto sul groppone quasi 2500 anni, forse qualcosina in più o in meno, ho perso il conto, ma chi se ne frega, gli anni non contano! Attraversare l’Europa fino in Inghilterra e l’oceano fino in America, si può capire, alla mia età, è stato uno sforzo estenuante, ma adesso eccomi pronto per l’ultimo imballaggio. Son qui pronto, mi sento un ragazzino, un giovinetto come tanti amano chiamarmi, mi metteranno in piedi o disteso, poco importa, facciano pure come vogliono, tanto comunque vada io non mi rompo. Tornerò a casa intatto, al mio piccolo museo, li al centro della laguna, li dove la terra mi ha custodito, li dove posso dialogare con chi per tanti anni si è preso cura di me, li dove amo essere, tra la mia gente, a casa mia, a Mothia.

Sapessi quanti mi hanno guardato e osservato in questo mio viaggio, io austero, anche narcisista, me ne stavo li sul quel nuovo piedistallo e guardavo quanti erano incantati nel vedermi, è stato bello assaporare il piacere che mi dava ascoltare i loro commenti. Ho invitato tutti a Mothia, ho detto a tutti, “venite, sarete miei ospiti!” Amo ricambiare le cortesie, l’ospitalità è un’arte greca, la conosco bene io, sono nato dagli scalpelli della scuola di Fidia io. Loro, gli anglosassoni, che non sono molto abituati a queste nostre maniere mediterranee, sono rimasti un po’ disorientati dal mio invito, ma poi quando ho raccontato le bellezze che possono vedere in Sicilia, hanno sorriso; ne sono certo, in tanti verranno a trovarmi a Mothia, si verranno, anche perché ho detto loro che se verranno a Mothia la nostra conoscenza sarà più autentica, perché, come tutti, anch’io quando me ne sto a casa mia sono più vero, si sa com’è quando ce ne stiamo a casa nostra nel nostro ambiente siamo davvero noi stessi.

Lo hanno ben capito e non ci rimarranno male se io non andrò più in Inghilterra ne’ in America ne’ in nessun altra parte del mondo. Ho la mia età e come tutti gli anziani me ne voglio stare tra le mie piccole cose quotidiane, non voglio più rinunciare alle mie abitudini.

I saloni dove sono stato, ah sapessi bellissimi, tutto funzionava perfettamente, una gestione dei beni culturali, cosi come la chiamate voi, ineccepibile! Ho detto ai direttori salutandoli i miei complimenti per il loro modo di lavorare serio e puntuale, ho anche detto loro che non devono mai dimenticare che quelli come me, non hanno bisogno di mostre speciali, di saloni di lusso e di eventi e di feste; siamo noi i portori del bello, tutto il resto è niente.

Eh si certo, è cosi e non bisogna rimanerci male, non voglio offendere nessuno, so che anche la mia Marsala avrebbe voluto organizzare una festa per il mio rientro, ringrazio di cuore, ma io adesso voglio una cosa sola, voglio tornare a casa mia, a Mothia.

Non vedo l’ora di sentire il vuoto d’aria del decollo che mi riporterà in Sicilia, me ne starò buono per tutto il viaggio, so già che per l’emozione non riuscirò a dormire neanche un momento, già mi batte forte il cuore. So già cosa farò per tutto il volo, me ne starò li nella grande stiva dell’aereo con gli occhi chiusi e rivedrò la mia Mothia e le saline multicolore, urlerà il vento salmastro nelle mie orecchie, immaginerò di specchiarmi nel Cothon, sentirò lo sgretolarsi delle mura fenicie sotto i miei polpastrelli e so già che il mio cuore esploderà quando il mio aereo frenerà sulla pista in Sicilia.

In volo verso casa immaginerò poi il trasporto dall’ aeroporto allo Stagnone, so già che galleggiare su quelle acque basse sarà per me una emozione indicibile, ne sono certo piangerò. Si piangerò tutta la felicità del ritorno a casa, le lacrime calde scivoleranno sul freddo marmo ed io non potrò far nulla per trattenerle.

Poi penserò al momento in cui poggerò il piede sulla mia isola, ah che gran sorriso sgorgherà dalle mie labbra, come sarà bello sentire il profumo della mia terra e il venticello leggero infiltrarsi tra i miei riccioli, forse sposterà anche un po’ le mie vesti leggere, ma niente di male, le rimetterò al suo posto. Rivedere i colori del mio mare e colmarmi della vista del piccolo arcipelago sarà una bella vista, io credo che mi verrà anche fame, eh si, si sa dopo un lungo viaggio quando si torna a casa si ha appetito e sarò lieto se qualcuno dei custodi vorrà preparare per me una frittura di pesce pescato nello Stagnone, si ne sono certo qualcuno penserà anche a questo.

Credo che mi piacerebbe fare il giro dell’isola prima di ritirami al mio museo, ma so che questo non si potrà fare, ma almeno una sosta li nello slargo davanti all’ingresso spero me la concederanno. Ci sarà una gran confusione già lo so, ma va bene, so che tanti guardandomi negli occhi si emozioneranno come me, so che tanti mi abbracceranno ed io sarò pronto ad abbracciare tutti. Poi ad un certo momento la Toti dirà “scusate fato largo, la visita è finita, l’Auriga adesso si deve sistemare, andate a casa, lasciateci lavorare, sono spiacente ma occorre che ritorniate a casa, l’ultimo battello parte tra quindici minuti circa”.

Lei mi strizzerà l’occhio, come fa sempre, eh si Pamela è cosi, una gran simpaticona, mi prenderà per mano ed insieme varcheremo la soglia. Scenderà la luce, tutti se ne andranno, chiuderanno le porte del museo ed io la mia prima notte a Mothia sai cosa farò? Canterò la mia gioia e tutte le foglie dell’isola danzeranno al mio canto.

 

Barbara Lottero