Eccoci, il giorno dopo la presentazione di Se muore il sud di G.A. Stella e Sergio Rizzo, edito da Feltrinelli. Tanti mi chiedono - sei contenta di avere avuto Gian Antonio Stella ad Otium?.
Intanto devo confessare che non sono mai contenta, dannazione! Sempre, quando mi impegno a realizzare qualcosa, faccio del mio meglio, poi, dopo, so solo guardare alle cose che possono essere migliorate. Questo vale ovviamente anche per ciò che è accaduto ieri.
Passiamo adesso a quanto mi ha lasciato questo incontro. Intanto il piacere di avere cosi tante persone ad Otium, in tanti sono rimasti fino alla fine ed hanno partecipato attivamente al dibattito, questa è la cifra che il lavoro che si sta facendo incontra la condivisione dei nostri amici, questo ci fa sentire tutti meno soli e conferme l’idea che uno spazio aperto alle opinioni di tutti ha una sua funzione. Poi la piacevolezza di conoscere meglio gli amici di RMC e Marsala.it. Bello questo gruppo di giornalisti che fanno questo mestiere con impegno; certo Giacomo Di Girolamo è sempre il solito esagerato, fare sarcasmo sulla eventualità di acquisto di borse taroccate, beh insomma, l’attrito se lo va cercando, ma lo sappiamo lui è fatto così e sappiamo anche che prima o poi questo suon modo di fare lo farà finire in qualche segreta, con tutti i disagi del caso, allora lo abbiamo esortato a diventare un po’ moderato, ma lui non ne vuole sapere, quindi gli abbiamo chiesto, ma se finirai li giù in fondo a qualche oscura prigione cosa potremo fare per te? Ci ha risposto, portatemi delle arance!
Di Gian Antonio Stella, possiamo certamente dire che ci ha offerto la possibilità di confrontarci una modalità altamente professionale di fare comunicazione, ha tenuto una breve conferenza sul Sud; una carrellata di slide in cui ha esposto l’antefatto del testo che ha scritto a quattro mani con Rizzo. Davvero interessanti e a tratti anche agghiaccianti i dati che ci ha mostrato. Dal brigantaggio ai nostri giorni, passando per la demografia, l’emigrazione, l’industrializzazione, l’impiego dei fondi della comunità europea, tutto documentato da report puntuali. Ne è venuto fuori il ritratto di un Sud, di un Paese che non vogliono affrontare i propri problemi con la testa. Ecco, si, con la testa perché se è vero quel che dice Stella, “se i fossi del sud sarei molto incazzato” è anche vero che se non affrontiamo i problemi con razionalità non se ne può venire fuori; se non conosciamo il passato e le cause che determinano il nostro presente, mai e poi mai ci sarà la possibilità di individuare delle possibili soluzioni, perché ieri è già domani.
Le soluzioni sono possibili? Si, anche di questo ci ha parlato Stella, in una mini galleria di casi di crescita, di giovani che hanno avuto l’intelligenza di trovare delle alternative possibili al degrado, di persone che si sono assunte la responsabilità della propria esistenza e che cosi facendo sono riusciti a riprendersi la propria dignità.
Allora, qualcuno potrà pensare ma che storia è: grandi problemi facili soluzioni.
No la storia, secondo me è: troviamo il coraggio di uscire dal bieco populismo di gattopardiana memoria; scrolliamoci di dosso le squallide derive del professionismo dell’antimafia; curiamo, per sanare, la cronica inclinazione alla lamentela. Si insomma diamoci da fare, in maniera seria, non serve voltarsi dall’altra parte, non serve prendersela con gli altri, qui, stavolta, davvero o si fa l’Italia o si muore, perché come dice la mia amica Paola Farina “se muore il sud muore l’Italia”.
Barbara Lottero