Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
25/01/2014 06:45:00

In Sicilia due siti istituzionali su tre sono irregolari. Ecco in provincia di Trapani...

Che gli enti pubblici siciliani fossero un po’ indietro nell’innovazione tecnologica era nell’aria. Adesso arriva uno studio che lo conferma. E conferma soprattutto che il rapporto tra web ed enti pubblici non è ancora decollato, anzi. Secondo un monitoraggio compiuto da Angelo Alù, presidente presidente dell’associazione Generazione ypsilon e coordinatore del portale Diritto di accesso, due enti su tre in Sicilia non rispettano i parametri minimi fissati per legge nei loro servizi online e nei siti internet. Albo pretorio online, trasparenza nella pubblica amministrazione, avvisi su bandi e gare, semplici servizi al cittadino sembrano essere ancora, nel 2014, irraggiungibili per la maggior parte di enti pubblici siciliani: comuni, università, regione, province, asl.
Lo studio - spiega Alù - è partito “da uno strumento messo a disposizione dal Governo italiano, la Bussola della trasparenza, un software che consente di verificare in tempo reale la conformità dei siti della pubblica amministrazione”. Si tratta di un motore di ricerca, messo a disposizione proprio dal Ministero per la Semplificazione.
L’analisi è stata svolta in due giorni, il 4 e il 18 gennaio scorso. Nei siti di Comuni, province, Regione, aziende sanitarie locali, università, enti parco, aziende ospedaliere, Iacp, scuole e camere di commercio. “Secondo i dati, su 648 siti poco più di un terzo soddisfa i contenuti minimi degli indicatori”. Si trattano di parametri stabiliti per legge. Quindi obbligatori per le amministrazioni pubbliche. Gli indicatori fissati dalla legge sono 69 e sono suddivisi in diverse categorie. C’è la trasparenza, l’articolazione degli uffici, le informazioni su personale, dirigenti, patrimoni, pagamenti informatici, bilanci. Informazioni che nell’era del web e della trasparenza 2.0 dovrebbe essere accessibili in ogni sito web degli enti pubblici e che invece non ci sono o sono inserite in modo contrario alla legge dai due terzi degli enti pubblici. Secondo Angelo Alù questo non rispetto degli indicatori aumenta il digital divide che già la Sicilia soffre, e genera “differenziazioni tra cittadini di serie A e di serie B”.
Sono i comuni siciliani quelli più morosi. “Su 372 siti comunali consultati, non più di 255 sono conformi”. Il dato è sconcertante visto che il Comune è l’ente più vicino al cittadino.
Concentrandoci sulla provincia di Trapani. Il sito web del comune di Marsala ad esempio su 67 indicatori soltanto ”Scadenzario dei nuovi obblighi amministrativi” non viene rispettato. Male, anzi malissimo, il sito della Provincia regionale di Trapani, che secondo la Bussola della Trasparenza, non rispetta nessun indicatore. Il sito della Camera di Commercio di Trapani rispetta 59 indicatori su 67. E pecca, un po’, però nell’albo pretorio online. Il sito del Comune di Trapani, come Marsala, rispetta 66 indicatori su 67. 67 su 68 sono gli indicatori rispettati dal sito dell’Asp di Trapani. Malissimo va invece il sito del Comune di Mazara, che secondo la Bussola del Ministero non rispetta alcun indicatore.