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05/02/2014 06:20:00

Provenzano scala le vette della Giunta Adamo. Vinci ridimensionato, Alagna deluso

Ne è passato di tempo da quando Antonio Provenzano era l’amico del cuore - autista - tuttofare di Massimo Grillo. Ai tempi in cui l’ex deputato Udc era assessore regionale riceveva da lui incarichi e talmente tanta era la confidenza tra i due che, dicono gli amici, il bell’Antonio aveva anche le chiavi di casa di Massimo. Erano altri tempi, i protagonisti - bene o male - gli stessi di oggi. Poi Grillo scelse di dire no a Cuffaro e cominciò la sua parabola discendente, Provenzano ne seguì per un breve tratto la strada e poi puntò, come in tanti a Marsala, verso l’usato sicuro: Giulia Adamo. E difatti eccolo, oggi, assessore della Giunta della signora intramontabile della politica marsalese. E che assessore. Provenzano arriva al Quartiere Spagnolo dopo essere stato niente meno che amministratore dell’Ato Tp 1 “Terra dei Fenici”, la società che gestiva la raccolta rifiuti a Marsala e in altre città della provincia. E mentre i cittadini marsalesi - e non solo loro - ricevono in questi giorni la mazzata della Tares, la tassa sui rifuti, cresciuta esponenzialmente proprio per coprire i costi vertiginosi del sistema rifiuti in città, per Antonio Provenzano il postino era più clemente, e portava la nomina ad assessore. Da liquidatore dell’Ato ad assessore. Stipendio assicurato, e tiramm’innanzi.
Provenzano arriva nella Giunta Adamo scalando le vette del cuore della diva Giulia, tanto che per lui sono stati rivisti accordi e piani. Chi ne fa le spese è il mogio Oreste Alagna. Non ha fatto il presidente del consiglio comunale, e ora non è più neanche assessore. “Io i voti ce li ho, Provenzano no” si lamenta Oreste, oggi ridotto al rango di consigliere comunale semplice del gruppo che non c’è, dato che l’Udc a Marsala non esiste più. E allora anche Alagna accarezza l’idea: abbandonare la signora Giulia e cercare altre sponde. Si, ma dove?
Per fare posto a Provenzano è stato creato anche un po’ di casino in giunta. E non ti dico le lamentele. Doveva fare il vicesindaco, nella testa della signora Adamo, anzi di fatto lo è. Ha deleghe pesantissime, Provenzano, tra cui il bilancio. Chi subisce un brusco ridimensionamento è Antonio Vinci, che perde deleghe e potere. Mantiene, su la carta, il titolo e lo stipendio da vicesindaco, ma il messaggio del primo cittadino è stato chiaro: “Rimane vicesindaco - ha detto ai suoi - perchè l’accordo con Baldo Gucciardi era quello e perchè in questo momento bisogna resistere a chi, nel Pd, vuole le sue dimissioni”. Ah, il Pd. Stia tranquilla, la signora. Il Pd non esiste. Lo si è visto nei giorni scorsi. Dopo la lettera dell’ex assessore alla cultura di Marsala, Nino Rosolia, dai toni perentori: “Il Pd sfiduci Adamo e ritorni all’opposizione”, le reazioni sono state da encefalogramma piatto. Segno che è sempre a Trapani, ad Alcamo, a Palermo, che si decide la politica del Pd di Marsala….

In questo clima oggi si torna in consiglio comunale. Per il Sindaco è come se non esistesse. Dopo la bufera giudiziaria che l’ha coinvolta - è indagata per le spese pazze quando era capogruppo all’Ars del Pdl Sicilia, del gruppo misto, dell’Udc - la signora non è venuta a relazionare in consiglio. Per la serie: “Io so io, e voi….”. Quelli, i consiglieri, presidente Sturiano in testa, se la sono presa, per questa e per una serie di altre ragioni, non ultima la nomina di Provenzano ad assessore, con la delega a “bilancio, rifiuti e rapporti con il consiglio comunale”, un segnale chiaro della prima donna cittadina: “Io a Palazzo VII Aprile non ci metto più piede”. Dovrebbe andarci, invece, la signora. Giusto per capire che gli strali contro l’amministrazione ormai non vengono più dall’opposizione, ma da quella maggioranza bislacca che lei stessa ha fatto eleggere, un manipolo di consiglieri stanchi di prendere insulti per strada dalla gente per responsabilità che loro non hanno “perchè nonostante l’abbiamo votata e fatta votare - dicono nei corridoi del palazzo - Giulia Adamo con noi non parla e non ha parlato mai”. Plebaglia.