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12/03/2014 08:34:00

Mafia. Estorsione a Bongiorno, chieste le condanne. Eden, già in quattro patteggiano

 In quattro hanno patteggiato nell'udienza preliminare che si svolge davanti al gup Cesare Vincenti, in cui 22 persone sono accusate, a vario titolo, di far parte o di aver favorito il clan mafioso del boss latitante Matteo Messina Denaro.
A due anni, pena sospesa, è stato condannato Aldo Tonino Di Stefano, mentre hanno avuto un anno e quattro mesi Vincenzo Peruzza, Girolamo Cangialosi e Antonella Montagnini. I primi due erano accusati di trasferimento fraudolento di denaro, Cangialosi di favoreggiamento, Montagnini, vigile urbano nel Comune di Paderno Dugnano (Mi), si sarebbe abusivamente introdotta in un sistema informatico protetto da misure di sicurezza. Tra gli imputati anche Anna Patrizia Messina Denaro, sorella del padrino di Castelvetrano che, secondo gli inquirenti, avrebbe retto il mandamento in assenza del fratello con il quale continuava ad avere rapporti nonostante la latitanza. La donna non ha ancora scelto se fare il rito abbreviato o l'ordinario e scioglierà la riserva il 28 marzo assieme a Francesco Guttadauro e Antonino Lo Sciuto.
Hanno scelto il rito abbreviato Lea Cataldo, Lorenzo Cimarosa, Giovanni Faraone, Francesco Lupino, Giuseppe Marino, Mario Messina Denaro, Pinto Rosario e Nicolò Polizzi.
Sono stati rinviati a giudizio davanti al Tribunale di Marsala, il 19 maggio, Antonella Agosta, Girolama La Cascia, Michele Mazzara, Giuseppe Pilato, Francesco Spezia, Salvatore Torcivia e Vincenzo Torino.
Le indagini sono state condotte dai pm Paolo Guido e Marzia Sabella.

GIAMMARINARO.  Il Tribunale di Trapani ha disposto ieri una perizia su una serie di immobili sottoposti a sequestro preventivo nell'ambito del procedimento di prevenzione a carico dell'ex deputato Pino Giammarinaro. Gli accertamenti saranno eseguiti da un collegio composto da un architetto, un commercialista ed un'amministrativista. I periti dovranno valutare gli aspetti economici e verificare se gli immobili siano stati acquisiti con mezzi leciti. Il Tribunale ha anche disposto una verifica su tutte le convenzioni e gli accreditamenti delle società operanti nel settore sanitario ritenute legate a Giammarinaro. Il Tribunale ha sentito ieri anche un testimone. Altre quattro nuove audizioni sono in programma per l'udienza fissata per domani.

BONGIORNO. Dal padre, e poi dalla madre, aveva ereditato l'azienda, la Agesp spa. Ma assieme alla società, operativa nel campo dei rifiuti, Gregory Bongiorno s'era portato dietro anche un pesante fardello: il pagamento del pizzo. Lo scorso anno Bongiorno ha avuto il coraggio di denunciare i suoi estorsori e sotto processo, davanti al gup Giangaspare Camerini, sono finiti Mariano Asaro, ritenuto dagli inquirenti come un esponente di spicco di Cosa Nostra del Trapanese, Gaspare Mulè, e Fausto Pennolino. Il pm ha chiesto la condanna a dieci anni di Mulè, otto anni per Asaro e cinque anni e quattro mesi per Pennolino. Sono accusati di estorsione e tentata estorsione aggravate dalla modalità mafiosa.
Dopo aver preso in mano l'azienda in seguito alla morte della madre, l'imprenditore, nel 2005, avrebbe consegnato 10 mila euro a Mulè, che si era presentato quale rappresentante dei boss. Le pressioni estorsive sarebbero andate avanti fino ad aprile del 2007. Poi un lungo periodo di pausa, poichè i suoi estorsori vengono arrestati e condannati per il loro organico inserimento nell'associazione mafiosa.
Cinque mesi dopo avviene la svolta in Confindustria, con l'adozione del nuovo codice etico: fuori dall'associazione gli imprenditori che non denunciano. Bongiorno porta avanti l'attività fino a quando la mafia, l'anno scorso, ribussa ai cancelli della sua azienda. Pretende il pagamento degli arretrati: 60 mila euro, maturati, secondo la cosca, dal 2007 a oggi. Bongiorno, da un anno alla guida degli industriali trapanesi, allora denuncia. La sentenza è attesa per il 20 maggio.