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16/03/2014 07:00:00

In memoria di Don Andrea Parrinello: il racconto di Francesco Graffeo

Si avvia alle battute finali questo nostro lungo capitolo dedicato al ricordo settimanale di Don Andrea Parrinello, il grande personaggio sportivo che dal dopoguerra fino agli anni 70 ha rappresentato il principale punto di riferimento per tutti i giovani marsalesi che si sono avvicinati al mondo del calcio creando un vivaio di giovani calciatori che si sono affermati sia nei tornei giovanili che in molte squadre dilettanti e professioniste. Il nuovo racconto che pubblichiamo oggi fa parte di quella lunga serie di testimonianze che ci ha fornito il comitato nato appositamente e formato da Salvatore Lo Grasso, Emanuele Parisi, Totuccio Cardinale e Rino Bonomo. In attesa degli ultimi prossimi racconti domenicali, e delle altre iniziativa di diversa natura che verranno messe in campo sempre in memoria di Andrea Parrinello, eccovi, anche per questa domenica, il nuovo: quello di Francesco Graffeo.

Episodio raccontato da Francesco Graffeo nato a Marsala il 28.05.1936. Ha giocato nell’Olimpia dal 1952 al 1955.  

Erano ormai molti anni, forse cinque, dieci oppure venti, che non pensavo più ad una persona alla quale, durante la mia prima  giovinezza, sono stato molto  affezionato e ho voluto bene. Sono perciò contento ed esprimo tutta  la mia gratitudine al caro amico Totuccio Cardinale che il giorno tre di Novembre del 2013 è venuto a trovarmi per informarmi che insieme a Salvatore Lo Grasso, Rino Bonomo, Emanuele Parisi, aveva intrapreso una brillante iniziativa con lo scopo  di  ricostruire la storia della famosa  squadra di calcio  Olimpia di Marsala. Attraverso le dirette  testimonianze di ex giocatori, sostiene il mio amico, è possibile e auspicabile ottenere un pubblico riconoscimento in favore del mitico personaggio marsalese Don Andrea Parrinello, che di questa squadra per oltre venticinque anni, oltre a fondatore ne è stato anche l’instancabile trascinatore e formatore di giovani. Dopo la breve spiegazione, mi ha ricordato che se volevo potevo collaborare  all’iniziativa  raccontando qualche episodio particolare  o, ancor meglio, esprimere un giudizio personale sulla figura del personaggio Don Andrea.” Certamente che intendo contribuire” ho risposto prontamente. La prima frase che mi è venuta in mente è stata esattamente questa:

“Don Andrea, secondo me, era la squisitezza in persona; il suo comportamento esemplare! Il rapporto che instaurava con i ragazzi era meraviglioso. La  prima impressione che ho  avuto  è stata  quella di trovarmi a far parte di una famiglia numerosa i cui figli erano singolarmente i preferiti .

Quando avevo dodici- tredici anni disputavo con i miei compagni di quartiere interminabili partite di calcio in mezzo alle strade del rione di porticella.  Non esisteva certo il pericolo del traffico delle auto! Ogni tanto  transitava qualche cavallo che trainava una carrozza  alla quale i ragazzi  più intraprendenti, sospendendo la partita, si attaccavano per farsi trainare allegramente per un pezzo di strada. Poi si riprendeva a giocare fino a quando i genitori decidevano che era l’ora di smettere e rientrare in casa.

Qualche anno dopo sono stato notato personalmente da Don Andrea, che mi ha proposto di giocare nella squadra da lui fondata “l’Olimpia”. Naturalmente ho accettato senza alcuna esitazione. In verità temevo qualche obiezione da parte di mio padre che, invece, sorprendentemente non ha  posto alcun ostacolo, anzi ne fu contento, poiché era un conoscente di Don Andrea per via che frequentava il circolo  sportivo gestito dallo stesso Don Andrea.

Ricordo alcuni nomi dei primi compagni di squadra: Parrinello Giovanni, Mario Gerardi, Angelo Saladino (portiere), Bonafede Giovanni (detto ruzzolino). Proprio con Bonafede Giovanni mi è rimasto impresso un piacevolissimo episodio calcistico: dopo avere vinto il campionato locale, abbiamo disputato le gare di qualificazione per il titolo regionale. Contro la Folgore di Castelvetrano a Marsala avevamo vinto la gara di andata rifilando alla squadra avversaria un sonoro dodici a zero. Nella gara di ritorno, l’allora commissario di Campo, Salvatore Linares, aveva suggerito a Don Andrea che, secondo le sue previsioni,  era preferibile che il sottoscritto rimanesse  in panchina; perché temeva per causa mia probabili disordini. Don Andrea fortunatamente non gli diede ascolto. In quella partita credo proprio di avere realizzato la più bella rete della mia vita. Sul finire del secondo tempo il risultato era già sul quattro a zero per noi. L’azione  partita da centro campo è stata portata fino al limite dell’area di rigore  avversaria mediante continui passaggi, con tocchi di prima,  senza  che la palla toccasse terra. Il  dialogo, definito letteralmente spettacolare, è avvenuto  tra me e Giovanni Bonafede che, dando l’ultimo tocco in maniera superba, ha consentito al mio destro di colpire al volo la palla che in perfetta diagonale si è insaccata in fondo alla rete  alla destra del portiere Ghezzi. E’ stato  il definitivo cinque a zero. Non era certo nelle nostre intenzioni umiliare i nostri avversari, né tanto meno nelle mie. Ma è proprio così che purtroppo è andata. Dopo aver subito la quinta rete il portiere della Folgore, vistosamente depresso, ha abbandonato la porta dirigendosi dritto nello spogliatoio.

Altro episodio spettacolare che non  dimenticherò mai è avvenuto contro lo Sport Club Marsala. Portiere avversario, il grande Salvatore Asaro.  Una velocissima ala destra dell’Olimpia,  Laudicina  Paolo, ha  conquistato la palla sulla linea laterale del centro campo,  palla al piede  ha proceduto velocissimo sulla fascia e in prossimità della linea di fondo ha  effettuato  un perfetto cross  al centro area, proprio sul dischetto di rigore, dove veloce come un fulmine, in contemporanea col pallone,  è arrivato il sottoscritto che, con una sforbiciata alla Piola, ha mandato il pallone alle spalle del portiere in fondo  alla rete. Risultato finale uno a zero per l’Olimpia. In quella occasione ho ricevuto le congratulazioni dello stesso direttore di gara Ernesto Figuccia,  purtroppo,  recentemente scomparso.

Per quanto concerne la figura di Don Andrea posso liberamente dire, senza alcuna possibilità di errore, che è stata una persona straordinariamente competente, di animo nobile, gentile, comprensivo e soprattutto umano. Ricorderò sempre Don Andrea come l’uomo dai cento consigli paterni e dalle mille raccomandazioni per  i suoi ragazzi..

 

Marsala, lì 30.11.2013

 

                                                                                                                            Francesco Graffeo