Si è costituita la prima associazione antiracket a Castelvetrano, città di Matteo Messina Denaro. Un iniziativa molto importante. L’associazione, formata da 15 imprenditori belicini che hanno denunciato il racket si chiama “LiberoFuturo”, ed è stata presentata lunedì al liceo scientifico “Cipolla” di Castelvetrano. Nicola Clemenza, imprenditore molto attivo sul fronte dell’antiracket perché lui stesso è stato vittima di estorsioni da parte di cosa nostra e adesso è promotore di una serie di iniziative antimafia nel Belice. Tra cui la costituzione di questa associazione antiracket, di cui è presidente, che è stata presentata proprio nel liceo frequentato dalla figlia di Matteo Messina Denaro e da altri parenti del boss. Come è andata?
La manifestazione di presentazione dell’associazione è andata meglio delle aspettative. Poteva risultare agli occhi degli indifferenti come un gesto di lotta e di contrasto, ma l’unica vera ragione che ci fa costituire una associazione antiracket a Castelvetrano è la voglia di una cittadinanza attiva e responsabile che sono certo starà dalla parte del giusto, che vuole riprendersi quella dignità che la mafia negli anni ha saputo togliere.
Castelvetrano, città di mafia. Ma anche capitale di antimafia.
Finalmente lo possiamo dire. Lo dovevamo a tutte le persone perbene. Dobbiamo puntare su quelle ragioni positive e una mentalità basata su verità e giustizia.
Proprio perché dobbiamo fuggire dalla retorica, la si deve pensare in concreto questa associazione antiracket. Avete compiuto questo sforzo, programmare iniziative, appuntamenti, ci sarà una campagna di adesione?
Proprio per parlare di antimafia del fare, dell’agire, dell’antimafia concreta. L’associazione è stata presentata lunedì per stare vicina alle ultime vicende giudiziarie che hanno interessato Elena Ferraro e Gregory Bongiorno. Stiamo agendo anche in quel di Castellammare e dintorni. La nostra associazione si è già dichiarata parte civile.
Libero Futuro esiste già in maniera concreta. Lunedì non c’è stato l’atto costitutivo.
C’è stata la proclamazione. E’ stata una iniziativa per una richiesta di aiuto e vicinanza all’intera comunità perché si sappia che le persone che denunciano il racket non sono e non saranno mai più sole. L’associazione si è costituita parte civile nei processi accanto a nove imprenditori estorti.
Elena Ferraro è stata protagonista involontaria dell’operazione Eden, perché dalla sua denuncia di una estorsione è partito l’arresto a un cugino di Matteo Messina Denaro e adesso si sta celebrando il processo con rito abbreviato. Però a questo processo il Comune di Castelvetrano non si è costituito parte civile. Come commenta questa vicenda?
Non voglio fare polemiche, perché siamo in un momento in cui occorre fare qualcosa di pratico. Le risposte non le voglio a parole, ma con i fatti. Ognuno può fare la sua parte in questo percorso di crescita. Le amministrazioni comunali possono fare dei protocolli etici e dare delle risposte concrete. Proprio in termini di praticità l’associazione antiracket si prefigge di rivolgersi a ogni singola persona per aderire al consumo critico attraverso il quale vogliamo cambiare i gusti, le preferenze, il cosiddetto gradiente sociale della società civile buona, rispetto quello mafioso che invece fino ad oggi l’ha fatta da padrona.