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10/04/2014 06:32:00

Processo al clan Messina Denaro. Il Pm: "Sentiamo Cimarosa"

 Il pm della dda Paolo Guido ha chiesto l'esame in incidente probatorio dell'aspirante pentito, Lorenzo Cimarosa, all'udienza preliminare in cui sono imputati Patrizia Messina Denaro e Francesco Guttadauro, sorella e nipote del boss latitante Matteo Messina Denaro, e Antonio Lo Sciuto. Sull'istanza il gup Cesare Vincenti deciderà oggi, 10 aprile. Se la deposizione dovesse essere ritenuta superflua il giudice deciderà l'eventuale rinvio a giudizio dei tre imputati. Altrimenti dovrebbe rinviare al 16 aprile, data in cui Cimarosa sarà sentito nel processo che si celebra in abbreviato sempre davanti allo stesso gup e che vede imputati, oltre al dichiarante, altre sette persone. I due procedimenti - quello in abbreviato e quello in fase di udienza preliminare - nascono dall'inchiesta della dda che a dicembre scorso disarticolò le cosche trapanesi portando in cella 30 persone vicine al boss latitante.

SUTERA. L'operazione "Nuova Cupola" si incrocia con l'inchiesta "Eden". Mentre i poliziotti della squadra mobile di Agrigento indagavano su Leo Sutera - sessantatreenne boss che secondo il pentito Calogero Rizzuto era pienamente tornato in attività - i carabinieri di Palermo indagavano per arrestare il superlatitante Matteo Messina Denaro. Sutera, il "professore" di Sambuca, secondo gli inquirenti era "un canale di collegamento" col superlatitante di Castelvetrano.
Lo scrive il gup di Palermo Daniela Cardamone nelle oltre mille pagine con cui ha motivato la sentenza dello stralcio abbreviato del processo "Nuova Cupola" nel quale Sutera è stato condannato a 6 anni (in continuazione con la prima condanna) con l'accusa di essere il responsabile provinciale di Cosa Nostra agrigentina. La sentenza ricostruisce i motivi della condanna.

ROBERTI. C'è il rischio che Cosa Nostra dia il via a una nuova stagione di stragi? "Il rischio c'è sempre ma non credo che Cosa Nostra sia in condizione di organizzare un attentato di tipo stragistico". Lo ha detto Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia a Radio Capital. Poi, sulle minacce al pm Nino Di Matteo e la sua richiesta di trasferimento alla Dna Roberti ha commentato: "Io per Di Matteo ho grande rispetto e stima. Potrà cambiare ufficio ma non sarà un gettare la spugna, questo non lo farà mai". Invece, sulla caccia a Matteo Messina Denaro il procuratore nazionale antimafia dice: "Prima o poi, come tutti, verrà catturato" e aggiunge che "di solito i latitanti vivono e rimangono nei territori di provenienza".

Roberti ha poi parlato del rischio infiltrazioni mafiose nelle elezioni. "Il rischio di infiltrazioni delle cosche nelle liste c'è sempre - ha spiegato -. E si tratta di infiltrazioni senza confini, perché le mafie hanno colonizzato il centro-nord, è difficile individuare le aree non a rischio. Tra poco il Parlamento approverà in via definitiva la nuova legge sul voto di scambio e sarà pienamente utilizzabile mentre la vecchia norma, del '92, non è mai stata utilizzata pienamente".

"Con la nuova legge - ha aggiunto - si trova un punto di equilibrio tra efficienza e garanzie. L'abbassamento delle pene è dovuto a una scelta del legislatore che ha voluto distinguere la condotta del voto di scambio da quella della partecipazione all'associazione mafiosa. Si tratta di una scelta politica, a noi interessava che la norma fosse pienamente utilizzabile e così è". Roberti inoltre ha commentato il fatto che Renzi non ha finora posto l'accento sulla lotta alla criminalità organizzata: "Il Presidente del Consiglio fa bene a dire che di lotta alla mafia si è parlato troppo e fatto poco. Ora servono i fatti". "La forza delle mafie resta sempre nei rapporti con la politica, le istituzioni e l'economia. Questi legami vanno recisi", ha concluso