Alle 12.43 di giovedì scorso, l'ultimo voto della settima legislatura del Parlamento europeo. Un larghissima maggioranza a favore di una simbolica risoluzione che chiede di allentare il cappio stretto al collo delle Pmi. Poi, alla fine della 76/a riunione plenaria di cinque anni in cui l'Europarlamento ha approvato 970 atti legislativi e 740 tra risoluzioni, raccomandazioni e pareri, è cominciato il tempo degli abbracci, degli arrivederci e degli addii tra gli uscenti. Almeno il 60% di loro non tornerà, per scelta o perchè non rieletto, negli uffici di Bruxelles e Strasburgo. Le elezioni del 22-25 maggio disegneranno un Parlamento profondamente diverso da quella che ha sperimentato i nuovi poteri che le sono stati consegnati dal Trattato di Lisbona. Ci saranno i grillini (18, secondo l' ultima previsione di PollWatch) e gli euroscettici di tutte le sfumature: 222 eurodeputati su 751. Nel frattempo, anche chi è sicuro di tornare ha dovuto vuotare le stanze, fare gli scatoloni, e consegnarli ai "traslocatori" del Parlamento. Che li hanno piazzati in un enorme deposito in attesa dell'esito del voto e della nuova distribuzione degli spazi. Chi ha già deciso di non ripresentarsi ha invece già comunicato l'indirizzo di casa, come Ciriaco De Mita (che a 86 anni ha smesso giovedì, dopo mezzo secolo, di essere un rappresentante del popolo). O Come Luigi Berlinguer, Vittorio Prodi e Rita Borsellino. O come Cristiana Muscardini, la decana degli europarlamentari italiani.