Gentile Direttore,
mi riferisco all’articolo “Sanità. In provincia di Trapani la diagnostica è per l’80% in mano ai privati” per sottoporre all’attenzione dei lettori alcune mie considerazioni sui colpevoli quanto conniventi ritardi con cui ASP e Ospedali siciliani gestiscono le prenotazioni per esami specialistici.
Nell’articolo di parla di un sindacato radiologi che cadrebbe dalle nuvole nel prendere atto dei dati “sbalorditivi” secondo cui andrebbe agli studi privati circa l’80% degli esami, lasciando un misero 20% alle strutture pubbliche.
Negli anni mi è capitato, tra l’altro, anche di scoprire come funziona il meccanismo perverso che regola l’accesso alla struttura pubblica, ovvero quel percorso sindacale che, all’interno delle ASP e degli ospedali, solitamente regolamenta il servizio e i carichi di lavoro.
Ne viene fuori un quadro inquietante che difficilmente, immagino, possa essere sfuggito all’attenzione di manager delegati alla gestione e al controllo.
Ci siamo o vi siete mai chiesti chi sono i sindacati e da chi sono rappresentati? Ovvero, sappiamo o sapete che le RSA (Rappresentanze Sindacali Aziendali) all’interno di un ospedale sono composte da medici ospedalieri eletti da altri colleghi?
Sappiamo che buona parte dei medici esercita attività extra ospedaliera o in via diretta o attraverso società di comodo, sotto qualsiasi forma?
Mi pare pertanto naturale che una RSA così composta, abbia scarsa serenità di giudizio e guardi più alle esigenze dei singoli (studi privati) che a quelle della pubblica amministrazione.
Ebbene, qualche tempo fa (ma visto lo stato delle cose credo proprio che nulla sia cambiato) in un ospedale trapanese questi sindacati avevano stabilito che per fare una TAC il medico avesse bisogno di un’ora, con la conseguenza che bisognava accettare un massimo di 7 prenotazioni al giorno, corrispondenti ad un turno di lavoro del radiologo. Unico turno al giorno per via dei costi (sic).
E allora, cadiamo dalle nuvole se per una prenotazione si debbono attendere lunghi mesi, costringendo l’utente a fruire dei servizi del privato che invece lavora 24 ore al giorno con ritmi di un esame ogni mezz’ora?
Cadiamo dalle nuvole se nuova e costosissima strumentazione rimane inutilizzata nei magazzini degli ospedali?
Cadiamo dalle nuvole nello scoprire che le lastre radiografiche costano sempre più care, facendo finta di non sapere che proprio al radiologo (direi giustamente, se non fosse pure titolare o socio di studio privato) un manager si rivolge per un “parere” sulla scelta del materiale di supporto, con ricadute e benefici non indifferenti per chi determina tale scelta?
Bene, continuiamo a far finta di non sapere e intanto la povera gente muore in attesa di una Mammografia, di una TAC, o di una Risonanza … salvo che non abbia i santi in Paradiso!
Roald Lilli Vento