In Sicilia, una su tre imprese nel commercio, nel turismo e nei servizi è “rosa”. Sono 91.878 le ditte individuali guidate da donne o società costituite in maggioranza da donne nell’Isola secondo l’osservatorio sull’evoluzione dell’impreditorialità femminile nel terziario elaborato dal Censis e da Confcommercio e rappresentano il 29,1 per cento delle imprese iscritte al 2013 alle Camere di Commercio siciliane. Messina con 11.331 imprese femminili è tra le province italiane che negli ultimi cinque anni registrano una crescita delle aziende “rosa”, con un incremento dello 0,3 per cento dal 2009 al 2013. E’ quanto emerge dal 1° Forum nazionale Terziario Donna promosso oggi a Palermo da Confcommercio Imprese per l’Italia. La crisi non ha risparmiato però le imprese al femminile, che in tutta l’Isola negli ultimi cinque anni sono in calo del 6,2 per cento. E snocciolando i dati provincia per provincia, a parte il caso di Messina, Palermo conta 17.316, con una contrazione del 6,9 per cento mentre nel capoluogo etneo sono 17.287 le imprese rosa, in picchiata negli ultimi cinque anni dell’8,4 per cento. A Siracusa, hanno resistito meglio ai colpi della crisi. Nel 2013 sono attive 6.926 aziende, con un calo dello 0,6 per cento rispetto al 2009. A Ragusa sono 6694, in frenata del 2,3 per cento. Ad Agrigento e provincia, ci sono 8.508 imprese femminili, con una battuta d’arresto del 9,5 per cento negli ultimi cinque anni. A Caltanissetta, sono 4501: erano 5092 nel 2009 con una contrazione dell’11,5 per cento. A Enna sono 3.528, in calo del 9,2 per cento. Trapani conta 10.110 aziende al femminile contro le 11.010 del 2009. Ma nel panorma di chiusure e fallimenti, le imprese femminili si rivelano più resistenti: secondo la ricerca nel Sud Italia, hanno gettato la spugna per colpa della crisi 57 mila imprenditori a fronte di 23 mila imprenditrici che hanno deciso di chiudere i battenti. «Le piccole e medie imprese a guida femminile resistono alla crisi più di quelle maschili - dice Patrizia Di Dio, presidente nazionale di Confcommercio Terziario Donna e vicepresidente di Confcommercio Palermo - non mancano però le difficoltà. Soprattutto nell’accesso al credito per le donne i tempi di risposta si allungano, le banche chiedono garanzie maggiori, costi di commissioni e interessi più alti. Ci stiamo battendo affinché l’accesso al credito per le donne sia più adeguato e con costi migliori rispetto allo standard. Chiediamo inoltre un rifinanziamento della legge 215 per l’imprenditoria femminile incluse le start up, perché c’è tanta voglia di fare impresa da parte delle donne e delle giovani». Anche perché la ripresa è ancora lontana. «Per quanto riguarda il mercato interno siamo ancora fermi al palo - ha commentato il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli - perchè le famiglie rinunciano alla spesa oppure la rinviano a tempi migliori». Le imprenditrici associate a Confcommercio lanciano pure una proposta di legge per rendere deducibili le spese sostenute per le retribuzioni dei collaboratori familiari, colf, baby-sitter e badanti.