«La finestra affinchè Trapani ritorni ad essere Autorità portuale rimane aperta, ma bisogna creare strutture collaterali di supporto (su ferro e gomma), in maniera giustificare un eventuale salto di qualità». Lo ha detto il vice ministro alle Infrastrutture e Trasporti, Riccardo Nencini, incontrando a Trapani gli imprenditori del settore, parlando del Ddl sulla rimodulazione delle Autorità portuali in Italia. A tal proposito, Nencini ha annunciato che la realizzazione della bretella autostradale Trapani - Mazara del Vallo «è tra le priorità della legge obiettivo: abbiamo già stanziato i primi 150 milioni di euro», su un costo complessivo di 370. Per Nencini, tuttavia «è necessario un impegno sinergico tra Regione Sicilia, Enti locali e imprenditoria per fornire una "foto" corretta del porto di Trapani, perchè la storia, da sola non salva». Il rischio - per Nencini - «è che con le Autorità portuali si agisca come si è fatto in Italia con i Tribunali, tenendo conto solo della carta geografica del Paese e non delle peculiarità territoriali».
Nei giorni scorsi sui rischi della chiusura dell'autorità portuale sono intervenuti in tanti. "Condivido le preoccupazioni degli operatori del porto di Trapani riguardo le ipotesi di riforma della legge 84/94 di riorganizzazione della rete delle Autorità portuali italiane che vedrebbe l'aggregazione del porto trapanese nel distretto logistico della Sicilia occidentale sotto l'egida e la giurisdizione della Autorità portuale di Palermo". Lo ha detto il deputato regionale del Gruppo misto, Girolamo Fazio. "Una possibilità che contrasta con la storia del nostro porto e della città di Trapani - ha proseguito - che del suo legame con il mare, proprio attraverso il porto, ha fatto motivo di sviluppo economico. Disconoscere questo aspetto, per altro dopo la mortificazione che il capoluogo ha già dovuto subire a causa della cancellazione della Autorità portuale, significa negare ogni possibilità di futuro sviluppo non solo di Trapani ma dell'intero territorio provinciale".
“La riforma tesa a ridurre il numero delle attuali Autorità portuali – dichiara Gregory Bongiorno di Confidustria– si tradurrebbe nei fatti nella creazione di più grandi Autorità portuali sotto forma di distretti logistici. In quest’ottica un primo aspetto paradossale della paventata riforma, sarebbe rappresentato dal fatto che il Porto di Trapani pur essendo dal 2009 privo di una sua Autorità Portuale, rientrerebbe comunque nella riorganizzazione dei porti italiani. La diretta conseguenza di questo progetto riformista sarebbe probabilmente, quella di vedere finire il porto di Trapani sotto la giurisdizione di una nuova e più estesa (per competenze territoriali) Autorità Portuale del distretto logistico della Sicilia occidentale, la cui governance sarebbe verosimilmente affidata a Palermo. Da qui nascono le preoccupazioni del comparto portuale trapanese, ma più in generale dell’intero mondo imprenditoriale. Di fatti la questione porto non può e non deve essere circoscritta ai soli operatori portuali, in quanto questa riguarda l’intero territorio e la comunità tutta. Il porto di Trapani, così come l’Aeroporto di Birgi, è una infrastruttura strategica, fondamentale per lo sviluppo e la crescita economica dell’intero territorio trapanese e che va ad impattare su altri settori importanti come il turismo, l’agroalimentare, il marmo. Questi ultimi, tutti settori indotti su cui gli imprenditori stanno scommettendo e investendo molto, raggiungendo tra l’altro importantissimi risultati, e ai quali il territorio guarda con grande speranza e come opportunità per uscire dalla crisi”.