Sempre più una guerra interna questa campagna elettorale del Pd. Rischia di andare in frantumi il Pd siciliano, già dilaniato da continue liti interne, dopo l'attacco sferrato dal presidente della Regione, Crocetta, nei confronti del professor Giovanni Fiandaca, candidato nelle liste del Pd al Parlamento europeo, docente di Diritto penale all'Università di Palermo che, durante un comizio tenuto a Gela domenica sera, Crocetta ha definito: «Negazionista della trattativa Stato-mafia e che vuole anche l'abolizione del 416bis (il carcere duro per i mafiosi, ndr) ». Un affondo che non ha risparmiato neppure il segretario regionale del Pd, Raciti: «Non si può venire a Gela, come ha fatto il segretario del mio partito, per far votare Fiandaca e poi, per coprire questa vergogna, si mette il nome di Caterina Chinnici come capolista. Non si può fare questo nella città che ha lanciato la più grande battaglia alla mafia che sia mai stata promossa da una città». E ha continuato: «Vi rendete conto che questo nostro partito non ha preso alcun provvedimento disciplinare nei confronti di Genovese e le uniche persone che volevano espellere siamo Nelli (Scilabra, ndr), Lumia, e me? E sapete chi ha chiesto la nostra espulsione? Crisafulli, Speziale e Cracolici, il rinnovamento del partito siciliano! Finora abbiamo sopportato, ma adesso gliele canteremo».
Un attacco che va al di là della contingenza elettorale e che ha indotto il vicesegretario nazionale del Pd, Guerini, e il componente la segreteria, Faraone, a condannare le parole di Crocetta: «Riteniamo profondamente sbagliate le parole ddi Crocetta. L'onestà e il rigore morale di una persona stimabile come Fiandaca sono fuori discussione. Gli abbiamo chiesto noi, insieme con Raciti, di candidarsi... Abbiamo considerato questa candidatura coerente con i principi e le finalità del Pd. Siamo impegnati in una difficile campagna elettorale per far prevalere la speranza sull'insulto, il sogno sul becero populismo».
Lo stesso Fiandaca ha replicato a Crocetta nel corso di una manifestazione elettorale che si è svolta, ieri pomeriggio, a Palermo: «Le critiche vengono soprattutto da chi, per mancanza di competenza e di cultura, ha scelto la strada della mia delegittimazione. Sono uno studioso libero e indipendente che non può essere chiamato solo a battere le mani. Non posso ricevere lezioni dagli ayatollah dell'antimafia che la interpretano in modo simbolico, ritualistico o come strumento per fare carriera, conservare potere o fare affari». Per Fiandaca, gli insulti ricevuti «sono degni del peggiore stalinismo», mentre lui si propone cone interprete di un'antimafia rivisitata nel solco del «migliore illuminismo», come quello di Sciascia.
Per Fiandaca "L’antimafia di Crocetta, Lumia, Ingroia e Cardinale non è coerente con i criteri che ispirano l’orientamento del Partito democratico. Aspiro ad una antimafia concreta e dei fatti, in assenza della quale, i comportamenti vanno a violare la memoria ed il sacrificio dei nostri martiri. Avrei potuto prendere a ridere le accuse rivolte alla mia persona, tuttavia voglio ribadire che nessuno possiede la legittimazione morale a giudicarmi”.
Si infervora senza perdere il distacco degli studiosi, che gli riconoscono in tanti: “Nei miei scritti sulla trattativa mi sono lasciato sfiorare dai dubbi, oltre che dalle certezze. Ho stigmatizzato a lungo l’antimafia dei simbolismi, occorre andare verso una nuova stagione, non riconosco a Crocetta ed a questo governo i risultati di sviluppo per l’isola, rispetto a cui credo non abbiano alcuna idea”. “L’antimafia dei simboli – prosegue – non deve servire a costruire carriere politiche, a consolidarle e a fare affari”.
Chiamato direttamente in causa, Crisafulli ha dichiarato: «Non sono per nulla pentito di aver chiesto l'espulsione di Crocetta, considerato che la mia richiesta era supportata dalla violazione di precise norme statutarie che tutti siamo chiamati a rispettare. Crocetta, invece, dovrebbe vergognarsi delle sue affermazioni gratuite e lesive del prestigio personale e professionale di Fiandaca, candidato della lista di quello stesso partito di cui il presidente della Regione rivendica l'appartenza».
Cracolici giudica inadeguato il governo regionale: «Una volta i comizi si facevano per attaccare gli avversari. Nel crocettismo vengono fatti contro il Pd». Lupo: «Vorrei ricordare a tutti che lo scontro è tra il Pd e la destra, non tra i candidati della nostra lista». Per Malafarina, crocettiano di ferro, «non possiamo fare passi indietro sulla lotta alla mafia, con distinguo e tecnicismi sul 41bis. Non dimentichiamoci che cosa ha fatto la mafia in Sicilia». Secondo il segretario, Raciti, «è anomalo che Crocetta faccia campagna elettorale per un candidato del suo partito contro altri due candidati della stessa lista. Penso che il suo non sia un attacco a un candidato, ma al partito intero». Nella querelle è stato richiamato l'impegno antimafia di Pio La Torre. Digiacomo ha garantito che Fiandaca, il 7 giugno, sarà al suo fianco quando all'ex-segretario del Pci ucciso dalla mafia, sarà dedicato l'aeroporto di Comiso.