Avrà forse un risvolto in tribunale la vicenda della chiusura, sempre più probabile, della storica Biblioteca Fardelliana di Trapani. La Biblioteca stessa e il Comune di Trapani (ognuno per le proprie competenze), infatti, hanno deciso di intraprendere un'azione legale nei confronti dell'ex Provincia regionale di Trapani - oggi Libero Consorzio - per ottenerne la condanna al pagamento di 250mila euro, quale quota annualmente dovuta dall'Ente. La natura dell'azione legale sta nel fatto che il contributo non sarebbe volontario, ma obbligatorio. E l'obbligo è sancito nello statuto dell'ente Biblioteca - e da un decreto regio collegato - e ribadito da una delibera della Giunta provinciale del 1947.
La direzione della Fardelliana ha dato mandato all'avvocato Giuseppe Marabete di procedere legalmente per ottenere la condanna per inadempienza. Dal canto suo il Comune avvierà con la propria avvocatura "ogni opportuna iniziativa legale" per ottenere, in caso di condanna della Provincia, il risarcimento dei danni che dall'inadempienza di questa potranno derivare.
L'Associazione Trapani Cambia è intervenuta dopo che il sindaco Damiano aveva informato che la Giunta aveva deliberato un atto di indirizzo per reinserire nella proposta del bilancio pluriennale 460.000 euro comprensiva dei 250.000 spettanti alla soppressa Provincia. "Il primo cittadino vuole mettere in bilancio come voce in entrata un auspicabile, ma non certo, verdetto positivo circa l'azione legale intrapresa dal Comune? E se il Comune perdesse la causa, la cittadinanza dovrebbe farsi carico anche del pagamento delle spese legali. Perchè non ha chiesto un incontro con la Commissione cultura all'Ars".
Nel frattempo interviene pubblicamente Giovanni De Santis, da poco chiamato alla guida dell'Ente Luglio Musicale di Trapani: "Si tratta di un'eredità per me doppiamente pesante, sia per l'assai precaria condizione finanziaria del nostro teatro di tradizione sia perché nipote del suo fondatore, di colui che dopo averlo creato dalle macerie della II guerra mondiale, riuscì a farlo diventare uno dei più prestigiosi teatri lirici all'aperto d'Europa, a dispetto dell'ostilità e del boicottaggio di cui era sistematicamente oggetto a causa di invidie e perfidie di provincia che anche oggi, ahimè, non fanno difetto alla nostra città.
Da 22 anni lavoro nel settore dell'organizzazione musicale e per fare questo ho anche seguito studi specifici; all'interno degli Amici della Musica ho svolto le più disparate mansioni: dall'uomo di fatica al correttore di bozze dei programmi di sala; dall'organizzazione delle campagne abbonamenti alla progettazione artistica e organizzativa di attività e rassegne musicali; dal responsabile delle relazioni istituzionali al volta-pagine nei concerti di musica da camera. Insomma, ho trascorso tra palchi, sale da concerto, backstage e artisti 3/4 della mia vita e ho scelto di farlo in una città difficile, dove la cultura viene esaltata da tanti a parole ma sostanzialmente detestata in quanto ritenuta, con buona ragione, strumento sovversivo di destabilizzazione della mediocrità corrente.
Altri, anche grazie ai buoni uffici della mia famiglia e degli Amici della Musica, hanno potuto scegliere di realizzare le loro vite artistiche in contesti mitteleuropei, certamente più esaltanti e gratificanti ma se oggi Trapani emerge ancora nel panorama musicale nazionale e internazionale, credo, senza falsa modestia, sia merito di chi è rimasto qui a coltivare la musica, fronteggiando, con non pochi sacrifici, spesso rimettendoci di tasca e con tanto lavoro, l'avanzata del deserto culturale del nostro tempo.
Per questo, sento di avere saldato il debito morale di erede e di potere occupare, senza nulla rimproverarmi, dopo 50 anni, il posto che fu del Nonno di cui porto il nome e di cui ho sempre onorato la memoria, soprattutto quando chi avrebbe dovuto tributargli onore, lavorava per farlo cadere nell'oblio, con il beneplacito o nell'interessata indifferenza di quanti, oggi, ritengono di essere i suoi naturali successori, sotto il profilo morale ed artistico.
Come mio Nonno Giovanni fondò il Luglio sulle macerie della II Guerra mondiale, a me oggi tocca il non facile compito di ricostruirlo sulle macerie lasciate dalla II Repubblica.
Non so se ce la farò ma una cosa è certa: il mio DNA è ricco di tenacia, di energia e di orgoglio dell'appartenenza, che mi danno la forza di affrontare una sfida ai limiti dell'impossibile ma che conto di vincere e per potere guardare in faccia i miei figli con la dignità che connota la storia della nostra famiglia e per quell'Uomo il cui mezzo busto bronzeo, privato della sua bacchetta di direzione d'orchestra, campeggia all'ingresso della Villa Margherita".