Le opere del pittore siciliano Giuseppe Modica entrano a far parte della prestigiosa Collezione Farnesina.
Si tratta di una selezione curata da varie commissioni di esperti, a partire dal 2000, quando il Ministero degli Affari Esteri ha deciso di investire sull’arte italiana come una delle numerose risorse culturali che possiede il nostro Paese, un vanto da esibire ed esportare soprattutto all’estero.
Le opere, circa 400, rappresentano un cospicuo patrimonio culturale fruibile al pubblico nazionale in occasione di numerosi eventi “a porte aperte” dell’Istituto e internazionale grazie alla circuitazione continua delle opere.
Il nuovo allestimento della Collezione è stato presentato lo scorso 29 maggio dai Ministri Federica Mogherini e Dario Franceschini come “un biglietto da visita per gli ospiti stranieri e un segno tangibile dello spirito di apertura e collaborazione che contraddistingue il Ministero deli Affari Esteri e quello delle Attività Culturali”.
Fra le opere acquisite figurano tre splendidi olii su tela di Giuseppe Modica.
Il più recente, Atelier-Riflessione, del 2012, affronta il tema dell’origine della creazione artistica. L’atelier è il luogo in cui il pittore esplora la sua interiorità e la porta alla luce attraverso gli strumenti del mestiere (qui vediamo un cavalletto, una cornice di legno e uno specchio nel quale si riflette parte della stessa immagine). Fa da sfondo il mare, di un azzurro limpido, tipico tratto della “sicilitudine” del maestro.
Giuseppe Modica nasce a Mazara del Vallo nel 1953, si trasferisce inizialmente a Palermo dove si iscrive ad Architettura per poi terminare gli studi a Firenze. Tra Mazara, Palermo e Firenze comincia ad esporre e nel 1987 si trasferisce a Roma dove attualmente vive, insegna e continua a dipingere.
Lavori in corso – melanconia, del 2009, è l’immagine di un tunnel inaccessibile in quanto transennato, alla fine del quale scorgiamo l’orizzonte puro e cristallino del mare. Con qualche pietra dalla forma squadrata, questo scorcio somiglia al precedente e a tanti altri paesaggi dell’artista in cui ragione e sentimento sono riconciliati: nelle forme geometriche la razionalità, nelle diverse tonalità del colore, l’emozione. Vi è, inoltre, una dicotomia temporale tra il piano del presente, nella concretezza degli oggetti in primo piano (il triangolo e i sassi) e l’infinito nella luce in fondo al tunnel, come un anelito verso nuovi mondi, nella vastità del cosmo.
Nella Visione ritmica – Roma riflessa, (2005/6), tra i tetti di Roma, le cupole, i timpani e le statue alate, in successione geometrica, si riflettono ancora i colori mediterranei, in sfumature che vanno da un celeste chiaro, all’azzurro vivace, al blu profondo. L’occhio del pittore guarda la città dall’alto, la immagina deserta, come non è mai, in un tempo senza tempo. Forse alle luci dell’alba, in un’atmosfera sospesa che richiama le Piazze d’Italia del metafisico per eccellenza Giorgio De Chirico. L’artista mette a fuoco il suo personalissimo stile: partendo da elementi concreti – l’architettura della città eterna – reinventa una realtà opposta a quella consueta.
Con una tecnica ineccepibile al servizio di invenzione e geniale creatività, l’artista dà vita a paesaggi mistici. Realtà dove il tempo rimane in attesa, con colori delicati, visioni pure sorrette da un soffio di malinconia – nella solitudine di questi luoghi e nell’alone di mistero che vi aleggia.
L’acquisizione delle tre opere nella Collezione Farnesina - visitabile gratuitamente su appuntamento - segna un ulteriore riconoscimento all’originalità di questo maestro: il nome di Giuseppe Modica figurerà, infatti, tra artisti del calibro di Burri, Accardi, Pomodoro e tantissimi altri.
Sabrina Sciabica