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17/06/2014 07:38:00

Sicilia, mistero sulla manovra di Crocetta. Pd al verde, licenzia i dipendenti

 Ma insomma questa ennesima manovra finanziaria alla Regione è pronta o no? All'Ars l'aspettavano per oggi, Crocetta dice che è tutto a posto, ma in realtà non si vede nulla e il nervosismo aumenta. Il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, informa che a Palazzo dei Normanni, al contrario di quanto stabilito dalla conferenza dei capigruppo la scorsa settimana, la manovra non è arrivata e teme ritardi che alla fine potrebbero riversarsi in un tour de force dell'Ars per arrivare in tempo col giudizio di parifica della Corte dei conti previsto per il 3 luglio.  Quindi, invita il presidente della Regione, Rosario Crocetta, almeno a riferire in Aula nel pomeriggio di oggi sul punto. 
Il presidente Crocetta, a sua volta, ieri ha assicurato che in serata la manovra sarebbe stata pronta per essere entro oggi depositata all'Ars. Ed ha aggiunto che i ritardi sono dovuti alla necessità di inserirvi più risorse possibili per finanziare il «salario di solidarietà o reddito di cittadinanza. È su questo punto che stiamo concentrando gli sforzi maggiori. Per me questa norma è fondamentale, sarà indirizzata alle famiglie in base alla condizione economica complessiva e non ai singoli». Crocetta parla di una manovra «che garantisca gli stipendi dei lavoratori, i teatri e le associazioni» e preveda misure «per la lotta agli sprechi, come l'abrogazione di norme su comitati e consigli con l'abolizione di 300 posizioni e il blocco delle progressioni verticali illegittime per i dipendenti delle società partecipate, oltre che delle assunzioni fuorilegge».
Nella manovra correttiva spazio anche ad alcune delle norme Renzi sulla pubblica amministrazione, come la mobilità dei dirigenti pubblici ma anche la possibilità di licenziamenti e la creazione di un bacino unico per i dipendenti delle partecipate. Sono previste pure nome per l'accesso al credito delle imprese e per la fuoriuscita dei Pip dal bacino di Emergenza Palermo». Per quanto riguarda il fondo di garanzia dei crediti inesigibili (residui attivi) saranno appostati tra i 200 e i 250 milioni di euro.
Si fanno sentire anche i sindacati della Uil Sicilia, Claudio Barone e Gianni Borrelli: «Nella manovra economica devono essere previsti i fondi per gli stipendi degli oltre ventimila lavoratori di ruolo e dei precari degli Enti locali siciliani. Ma soprattutto chiediamo un incontro fra governo regionale e Anci per verificare le condizioni, non più rinviabili, della loro stabilizzazione». «Bisogna concordare delle linee di indirizzo - aggiungono - affinché i Comuni avviino le stabilizzazioni. Sarà ancora più complicato puntare ad ulteriori proroghe. Comprendiamo l'esasperazione di chi aspetta lo stipendio da mesi e supportiamo qualsiasi lotta sindacale per risolvere il problema».

Nel frattempo il Pd vive uno dei suoi paradossi. E' il primo partito, governa l'isola, ma è costretto a chiudere la sede regionale di Palermo , licenziando 13 dipendenti (che in effetti sono un po' tanti...). Il motivo della crisi è la  per mancanza di soldi che in parte sarebbero dovuti arrivare dal contributo mensile che i parlamentari, nazionali, regionali ed europei, dovrebbero versare. Oltre gli assessori regionali di area Pd.
I 13 dipendenti sono stati messi in cassa integrazione. «Una parte - ha detto il segretario regionale, Fausto Raciti - sarà riassunta, in base alle disponibilità economiche per garantire un lavoro stabile e sicuro. I soldi sono pochi». Ma il finanziamento pubblico, anche se ridotto, i partiti continueranno a percepirlo fino al 2017.
Nel 2007, quando dai Ds e dalla Margherita nacque il Pd, gli amministratori nazionali dei due partiti, Sposetti e Lusi, stabilirono che per la segreteria regionale del Pd sarebbero stati sufficienti 7 dipendenti. Negli anni, il numero è lievitato a tredici, ma con 3 a contratto part time.
Alla commissione regionale di garanzia, invece, è stato affidato il compito di verificare quanti e chi tra eletti siano i morosi. Se non verseranno quanto dovuto, in base allo Statuto del Pd, potrebbero incorrere nella sospensione dal gruppo parlamentare, se il caso riguarda un deputato regionale, fino all'espulsione.
Il «buco», secondo un calcolo approssimativo, ammonterebbe a circa 500 mila euro. Tra i morosi ci sarebbero anche diversi parlamentari nazionali. In cima alla lista ci sarebbe il senatore Corradino Mineo che, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe debitore di circa 25 mila euro. Ma da fonti interne del Pd siciliano si è appreso che avrebbe già versato una prima tranche di circa 7 mila euro.