Il parrino ti dava una mano. Il parrino ti voleva però prima parlare.
Il parrino ti portava a fare un giro in macchina. Poi posteggiava, lontano da Trapani, dove il suo volto non era riconosciuto.
Poi parlava. Poi taceva.
Quello, capiva.
Ne aveva viste tante, per arrivare in Italia. Questa era solo l’ennesima violenza. Tutto un gioco di mani, se vogliamo. Toccare, essere toccati.
Il “vizietto” di Don Sergio Librizzi, il capo della Caritas di Trapani, arrestato martedì con l’accusa di aver molestato sessualmente alcune persone - immigrati - in cambio del suo interesse per l’ottenimento del permesso di soggiorno, era molto noto in città. Da anni. Sole che il parrino godeva a quanto pare di una vasta rete di protezione, che lo portava ad essere strafottente verso chi tentava di avvertirlo (“..devi guardarti dal di dentro Sergio…c’è gente che dice cose e le giura pure”, lo avverte un altro prete, Don Messan. Lui risponde: “Minchia allora sistemato sono…veramente”) e addirittura, in un caso finito nelle 400 pagine dell’ordinanza di arresto, spavaldo nel fare le avance ad un immigrato del Cie di Trapani davanti gli occhi estereffati di una interprete: “Tu parli con me e poi io dico alla commissione la tua storia” dice Librizzi all'uomo, avvicinandosi al soggetto, un tunisino, accarezzandolo, anche sotto la maglietta, passando un dito sulla bocca.
Era davvero potente Don Librizzi, a Trapani, al centro, da anni, di una vasta rete di potere sul fronte dell’immigrazione. Controllava Ipab ed enti, cooperative ed associazioni, un business, quello dell’accoglienza, più che mai florido a causa dell’emergenza di questi ultimi anni. Era di casa al Cie di Trapani Milo come al Cara di Salinagrande. E per i ruoli che rivestiva con una sua parola era in grado davvero di cambiare la vita di un immigrato, facendogli avere lo status di rifiugiato o il rinnovo di un permesso. Tutti sapevano del vizietto di Don Librizzi, nessuno parlava. Scrive il Gip Cersosimo nella sua ordinanza: “I pochi coraggiosi che hanno avuto la forza di tentare di opporsi alle sue reiterate malefatte hanno subito intimidazioni, minacce, vere e proprie aggressioni”.
Qualcuno voleva fare denuncia, ma c’è stato chi, all’interno delle istituzioni, ha “invitato a non sporgere denuncia e di mettere tutto a tacere con il chiaro effetto di creare intorno al Librizzi l’aura di soggetto intoccabile e impunibile”.
Le indagini della Procura continuano. Oggi verrà sentito come teste Don Liborio Palmeri, vicario della Diocesi di Trapani. Librizzi ha nominato come difensore l’avvocato Donatella Buscaino. Per lui l’accusa, lo ripetiamo è di violenza sessuale, concussione e tentata concussione. Il sacerdote è al carcere di Trapani, San Giuliano. Non sono stati dati i domiciliari perchè la Procura, confortata dal Gip, ritiene che ci sia un serio pericolo di inquinamento delle prove. Su questo aspetto si concentrerà il lavoro dell’avvocato Buscaino nelle prossime ore.
Alcune precisazioni tuttavia vanno fatte, rispetto alle prime notizie diffuse all’inizio. Innanzitutto non sono stati trovati soldi di Don Sergio nel tabernacolo della Chiesa di San Pietro , come invece si era detto all’inizio. Il procuratore Viola ha smentito questa circostanza. I soggetti “molestati” da Don Sergio erano inoltre tutti maggiorenni.