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26/06/2014 06:25:00

"Mare Monstrum" di Legambiente. La Sicilia sempre in testa per il mare illegale

Come ogni anno è arrivato il rapporto Mare Monstrum di Legambiente. Il dossier dell’associazione ambientalista fa una fotografia sullo stato di salute del mare, delle coste, a proposito di abusivismo edilizio, pesca, qualità delle acque e degli scarichi, gli illeciti legati alla navigazione, al cemento selvaggio.
Un rapporto che come al solito non lusinga la Sicilia, e in cui non eccelle, soprattutto per l’aspetto dell’abusivismo edilizio, la provincia di Trapani.
Tra mare e costa, nel 2013 forze dell’ordine e capitanerie di porto hanno accertato quasi 40 infrazioni al giorno, per l’esattezza 14.504. La pesca di frodo rappresenta il 42% di questa illegalità; le forze dell’ordine hanno sequestrato di più di 1 milione e 600 mila chilogrammi di pescato e le regioni più coinvolte sono Puglia, Campania, Sicilia, Calabria e Veneto. Più del 22% dei reati (3.264) riguarda, invece, lo scarico abusivo in mare per colpa di mala depurazione e scarichi fognari e per lo sversamento di idrocarburi. Quasi il 19% (2.742 reati) è stato registrato nel campo della violazione del codice della navigazione e il 16,6% nel ciclo del cemento, con la bellezza di 2.412 reati messi a verbale.
Questi dati, contenuti nel dossier di Legambiente Mare Monstrum 2014, confermano l’aumento del numero di reati che è stato costante negli ultimi 4 anni. Rispetto al 2012 si registra un incremento complessivo del 7,3%, mentre l’aumento più significativo di reati si è riscontrato nel settore della depurazione con un’impennata del 26%. L’unica eccezione riguarda il ciclo illegale del cemento, calato del 15,8%, ma che registra la cifra più alta del business del “mare illegale”, oltre 266 milioni di euro, su un totale di quasi mezzo miliardo di euro accumulato commettendo eco-crimini fra mare e terraferma.


 

ABUSIVISMO EDILIZIO
La Sicilia svetta nella graduatoria dei reati lungo-costa legati al ciclo del cemento, con 386 infrazioni accertate (il 16% del totale), quasi 500 persone denunciate e 189 sequestri effettuati nel corso del 2013. A un’incollatura, si piazzano la Puglia, con 373 reati, e la Campania, con 363. Seguono la Calabria, con 314 infrazioni, e la Sardegna, con 300. Le prime cinque regioni in classifica detengono il 71,9% degli illeciti totali, dove l’abusivismo edilizio è la prima e più diffusa pratica.
"Lungo i 1.484 chilometri di costa siciliana - si legge nel rapporto - ci sono migliaia di immobili fuorilegge, esistono litorali letteralmente invasi dal cemento, cortine di villini abusivi costruiti a pochi metri dal mare, sulle dune, alle foci dei fiumi. Sono pezzi di isola bellissimi, a Marsala, come a Triscina, a Catania come a Campobello di Mazara. E l’ingordigia di chi vuole il suo privato pezzo di spiaggia non ha risparmiato nemmeno le isole minori, dalle Eolie a Lampedusa, anche qui il mattone selvaggio ha fatto danni pesantissimi, compromettendo la bellezza e la libera fruizione dei luoghi. Danni pesanti, lungo tutta la penisola, ma non irreparabili. Per questo vanno incentivate e promosse le demolizioni, perché i luoghi deturpati dall’abusivismo tornino a essere liberi, belli e pubblici".

Marsala figura anche nell’elenco delle città in cui sono state avviate le opere di demolizioni degli immobili abusivi acquisiti al patrimonio comunale. Sono 16 le case abbattute (anche se Legambiente ne conta solo nove) sulla costa marsalese, principalmente sul lungomare spagnola. C’è anche l’ecomostro di Scala dei Turchi, a Realmonte in provincia di Agrigento. Una vergogna durata decenni, in uno dei posti più suggestivi della Sicilia.

 

MARE INQUINATO
E’ quarta la Sicilia nella classifica sulle illegalità connesse con l’inquinamento del mare e delle coste. Dietro solo a Campania, Calabria e Sardegna. Ma sale in classifica superando la Puglia. Sono 334 le infrazioni accertate, in Sicilia, il 10,2% del totale nazionale. Con 381 persone arrestate e denunciate e 141 sequestri effettuati. In questo contesto gli interventi si concentrano sull’attività di scarico reflui illegalmente in pubblica fognatura o direttamente in mare: strutture ospedaliere, aziende portuali o cantieri navali, cartiere, cementifici, frantoi oleari e strutture alberghiere, tante le provincie coinvolte, dal nord al sud del Paese.
In tutto ciò arriva la condanna dell’Unione Europea sulle inefficienze, i ritardi, la mancata depurazione delle acque. “La sentenza di condanna - si legge nel dossier di Legambiente - è stata emessa solo lo scorso 10 aprile e riguarda decine di agglomerati, dalla Sicilia alla Lombardia, con più di 10mila abitanti equivalenti che scaricano in aree sensibili. Al netto del pesante danno ambientale e sanitario, se non si fanno per tempo gli interventi richiesti dovremo pagare sanzioni per ogni giorno di ritardo, in funzione del Pil, e soprattutto scatta il blocco per i fondi strutturali, rendendo molto complicate le possibilità di intervento”

 

PESCA DI FRODO
La Sicilia è prima in classifica anche per i reati legati alla pesca. Qui, come in tutte le regioni d’Italia, c’è stato addirittura un aumento delle infrazioni accertate passate dalle 1.045 del 2012 alle 1.190 del 2013. Malgrado i regolamenti varati dall’Unione Europea contro la pesca di frodo, soprattutto legata al tonno, i reati in questo contesto sono aumentati. In Sicilia nel 2013 sono stati sequestrati 123.809 kg di pescato, tra pesce, datteri, novellame, crostacei e molluschi. In questa classifica la Sicilia è terza, dietro a Campania e Puglia.

 

NAVIGAZIONE FUORI LEGGE
Il 19% di tutte le infrazioni registrate dall’attività delle forze dell’ordine e delle Capitanerie riguarda infatti il codice della navigazione e la nautica da diporto: nel 2013 ci sono state 2.743 irregolarità sanzionate e 235 sequestri, le persone denunciate o arrestate sono state ben 2.858, quasi 8 al giorno. Le regioni più colpite per numero di violazioni sono state la Campania e la Sicilia, entrambe con oltre il 17% degli illeciti. A seguire, la Toscana, con quasi il 13%, e la Liguria con il 10,2%.
A questi si aggiungono gli illeciti legati ai porti e agli approdi turistici. “A decidere se, e come, costruire molto spesso sono i sindaci di piccoli comuni costieri smaniosi di tagliare nastri e posare prime pietre. Anche in questo caso, tutto conta, fuorché la corretta pianificazione dello sviluppo della nautica e le reali esigenze di posti barca per gli appassionati diportisti. Più che ai metri lineari delle imbarcazioni si guardi ai metri cubi degli immobili da realizzare sulle banchine dei porti, nuovo cemento non previsto dai piani regolatori, ben camuffato dietro l’alibi di nuovi posti barca”.