Ci sono ancora diversi fatti da chiarire nella vicenda di della monsignor Sergio Librizzi, l’ex direttore della Caritas di Trapani arrestato con le accuse di violenza sessuale e concussione. Librizzi è finito in manette il 24 giugno scorso. Un arresto che ha destato molto clamore negli ambienti Curia. Secondo l’indagine curata dalla Procura di Trapani, diretta da Marcello Viola, Librizzi avrebbe preteso prestazioni sessuali da giovani immigrati in cambio dei permessi di soggiorno. Adesso gli inquirenti, dopo un vertice in Procura, lavorano su quegli aspetti ancora poco chiari della vicenda. Come le presunte coperture di cui Librizzi avrebbe beneficiato. Sull’evolversi dell’attività c’è il massimo riserbo da parte degli inquirenti. In questi giorni, verranno sentite diverse persone informate sui fatti. Sono interrogatori che non si sono potuti fare prima dell’arresto dell’ex direttore della Caritas trapanese. Oltre alle audizioni anche alcune attività tecniche per chiarire ancora di più la vicenda.
Librizzi intanto respinge le accuse. Alla presenza del suo difensore, l'avv. Donatella Buscaino, mons. ha negato ogni addebito ai Pm. Gli inquirenti gli contestano di avere abusato di otto migranti. Per sei mesi gli investigatori hanno pedinato e intercettato il prete. Una microspia, collocata a bordo della sua auto, avrebbe registrato i suoi incontri con le vittime e i presunti abusi. Ma il prelato nega tutto. "Le conversazioni sono imbarazzanti, ma non è mai successo nulla". Per gli inquirenti, invece, il tono delle frasi è inequivocabile, soprattutto quando il sacerdote dice agli immigrati d'essere in grado di fare ottenere loro i permessi di soggiorno, ma in cambio devono assecondare le sue voglie.
Si faceva chiamare dalle sue vittime “baba” don Sergio Librizzi: in ghanesesignifica padre, persona rispettabile. “Pensa a essere amico buono, amico buono, cosi i tuoi i problemi sono i miei. Hai capito… Io come mi chiamo? Simpatico”. E poi, dopo la risposta: “No, mi devi chiamare Baba, è più bello Baba. Dove vuoi andare? Dove ti piace... A casa tua”.
Pretende che le prestazioni cui costringe i giovani stranieri siano ammantate da un apparente scambio di frasi amorose e gesti di affetto. E se la vittima di turno, costretta a esausire le sue richieste per ottenere il permesso di soggiorno, non è abbastanza partecipe, provvede a richiarmarla.
Per gli inquirenti mons. Sergio Librizzi avrebbe abusato del suo ruolo di componente della Commissione territoriale. Un'altra intercettazione: ”Ascolta… ieri ho detto al presidente prendi le carte di E. e decidiamo. E abbiamo deciso, hai capito... Quindi ora tra qualche giorno, la questura ti deve fare il permesso di soggiorno, hai capito? Il problema è che le tue carte erano ferme, perchè c'era la Svizzera, hai capito? l problemi che c'erano in Svizzera. Quindi io ho detto al presidente, togli i problemi della Svizzera e diamo subito positivo, hai capito?”.