di Leonardo Agate - In questo benedetto paese il drammatico continua a mescolarsi al ridicolo, ed é forse quello che ci dà la forza di resistere. Finché si ride o si sorride c'é speranza. Stavolta l'abbrivio ci viene dalla terza carica dello Stato, Laura Boldrini, presidente della Camera. Strappata non si sa come alle sue avventure assistenziali nei paesi del terzo mondo, e collocata sulla poltrona presidenziale, all'oscuro di politica, se non per quella sua visione settoriale di dedicarsi anima e corpo alla redenzione dei diseredati del mondo, scambia fischi per fiaschi a ritmo accelerato. E' di una settimana fa la sua dichiarazione - invito riguardante i poveri uomini che vorrebbero scappare dai loro paesi incivili e oppressivi, dislocati sotto tutti i meridiani. Che ha detto la Boldrini? Null'altro che questo: venite fiduciosi in Italia, qua troverete lavoro e buona vita. Come se sconoscesse che già ne arrivano troppi a sbafo, e non sappiamo gestirli, e a volte scappano dai centri di accoglienza, a volte restano sul nostro suolo a nostro carico, senza arte né parte, senza un lavoro che li faccia contribuire al benessere nazionale. La sua dichiarazione - invito é stata surreale. La Boldrini ha fatto come quel conducente di autobus pieno zeppo che continuasse a invitare la gente a salire. Stupidità dopo stupidità, il presidente della Camera stavolta ne ha fatta un'altra. E' femminista convinta, e ritiene che i nomi maschili delle cariche dello Sato debbano essere mutati al femminile quando sulle poltrone siede una donna. Così ha raccomandato di leggere e di fare tesoro di un volume in cui sono spiegati i casi in cui sarebbe opportuno tramutare in genere femminile certi tradizionali nomi maschili. Il presidente, per esempio, dovrebbe diventare presidenta, salvo tornare presidente nel caso di un ritorno delle terga maschili sullo scranno. Sindaco diventerebbe sindaca, come per altro già scrivono i fighetti della penna, con gran danno per le orecchie. Senatore si dovrebbe tramutare in senatora; medico in medica, e così via. Nemmeno si dovrebbe mettere l'articolo la davanti il cognome di una donna, per indicarla, così come non si mette di regola davanti ad un cognome d'uomo.
Come se alla Camera non ci fossero altri problemi da affrontare, e il nostro paese viaggiasse a gonfie vele, (la) Boldrini trova il tempo di disquisire su trovate linguistiche. Beata lei, che se ne fotte del resto!
Sicuramente il suo invito agli uffici pubblici e alle redazioni dei media lascerà il tempo che trova. Nessuno ha tempo di perdere tempo dietro alle uterine elucubrazioni del nostro presidente ( o nostra presidenta?)
Durante il deprecato ventennio fascista, Starace, potente segretario del Pnf, volle imporre l'uso del voi al posto del salottiero lei. Il voi era un antico uso di poche regioni, in testa la Calabria. Gli italiani parzialmente, e a muso storto, si piegarono alla direttiva fascista, salvo tornare al lei al crollo del fascismo.
I modi di dire non si creano per decreto o circolare o inviti di questo o quello. Si formano in modo molto più complesso, del quale il presidente (o la presidenta) Boldrini non é al corrente.