E’ stato il suo cavallo di battaglia durante la campagna elettorale che l’ha portata a diventare sindaco di Marsala. Anzi, anche prima Giulia Adamo, ha cominciato a parlare del Porto di Marsala. Di questo grande progetto che doveva realizzare in città, con soldi pubblici, e nient’altro. Dopo 150 anni, Marsala con Giulia avrebbe finalmente avuto il suo porto bello e nuovo. Con i suoi agganci alla Regione, con la sua posizione da deputato regionale all’Ars, Adamo annunciando la sua candidatura a Marsala aveva messo il progetto in cima alla lista delle promesse.
E’ stato l’argomento principale della campagna elettorale. Perchè da una parte c’era lei, fautrice dell’intervento pubblico, dall’altra Salvatore Ombra, fratello di Massimo, amministratore della Myr, la società che in base alla legge Burlando ottenne, ai tempi dell’amministrazione Carini, la concessione per costruire la Marina di Marsala. Quello che comunemente venne chiamato “porto privato”. Porto pubblico e porto privato. Eccolo il motivo di guerra in campagna elettorale. E da qui parte tutto. Denunce, querele, inchieste, sequestro, consiglio comunale aperto, poseidonia, macedonia, Via, Vas, mappa, 50 milioni. Questi potrebbero essere gli hashtag della lunga e movimentata storia del porto di Marsala durante il regno Adamo. Durante i due anni della sua sindacatura. Un argomento scottante, e a chi si permette di parlare delle inchieste della procura sul progetto pubblico, con le accuse di falso per il progettista, parte l’accusa di essere un disfattista, uno che non ha a cuore il bene della città.
Bene. Tutto comincia in campagna elettorale, si diceva. Giulia Adamo dice che la Regione ha pronto un progetto per la messa in sicurezza del porto di Marsala. Un’opera che la città aspetta da 150 anni. “La Regione ha un mare di soldi” diceva Adamo durante la campagna elettorale. Perchè scegliere il pubblico per il privato? “Non possiamo dare per 60 anni il porto in mano ai privati, non è possibile cenmentificare il porto, creare una città sul porto. Non lo accetterò”. In mezzo ci sono querele reciproche tra Adamo e Ombra. Giulia Adamo vince le elezioni. Diventa sindaco e comincia a lavorare per portare avanti il progetto pubblico del porto. In realtà la progettazione è affidata all’ingegnere Pietro Viviano del Genio Civile Opere Marittime. Un funzionario regionale voluto dalla Adamo quando era deputato regionale per sbrigare la pratica sul porto di Marsala. Passano pochi mesi dalle elezioni e viene fuori lo scandalo. Il progetto del porto pubblico ha qualcosa che non va. C’è una mappa della poseidonia che non corrisponde. Scattano le denunce e le indagini. Interviene la procura di Trapani, che mette sotto indagine Viviano. Ma è una cosa che il sindaco renderà noto un anno dopo. L’indagine è pesante, mette in imbarazzo il sindaco e la giunta. L’accusa per Viviano è quella di aver falsificato la mappa della poseidonia che cresce davanti il porto di Marsala. Una specie protetta, la poseidonia oceanica, anche se il sindaco la chiama erbetta. Ruoto tutto intorno alla poseidonia. E a quella “cementificazione” sulla Marina di Marsala. Perchè, per Adamo, la legge Burlando e tutto l’iter avviato dalla Myr con Carini, sono da buttare via. Un iter che di fatto si ferma per un anno e mezzo. Tant’è che Massimo Ombra e la Myr chiedono i danni al Comune di Marsala. In particolare la società ha chiesto un maxi risarcimento danni da 8 milioni di euro per il mancato accesso ai fondi di finanziamento Po-Fesr 2007/2013 e 2001 euro al giorno per il ritardo nella conclusione del procedimento di rilascio delle concessioni demaniali. Risarcimento danni che è stato chiesto principalmente al Comune di Marsala, ma non solo. Il ricorso infatti è rivolto a tutti gli enti che avrebbero dovuto garantire la celerità del procedimento: i dipartimenti regionali di Urbanistica ed Infrastrutture, il Genio Civile Opere Marittime, il Genio Civile di Trapani e la Soprintendenza di Trapani. La Myr ha anche chiesto un risarcimento a Giulia Adamo. E il Comune di Marsala si costituisce a difesa del sindaco, incaricando il fidato avvocato Corrado Di Girolamo. Costeranno tanto ai contribuenti le parcelle degli avvocati incaricati per seguire tutte le vicende giudiziarie legate al porto. Nel frattempo arriva il consiglio comunale aperto sul porto di Marsala voluto dal sindaco. “E’ una festa grande”, dice in una gremita Sala delle Lapidi il sindaco. Festa grande perchè si approvava il progetto di messa in sicurezza. Poi ci si accorgerà che quell’approvazione non è servita a nulla, perchè il progetto approvato era quello con la mappa della poseidonia sbagliata. Intanto la polizia arriva in Comune e sequestra le carte del progetto di messa in sicurezza e quelle della conferenza di servizi per il progetto Myr. "E' un giorno di festa per Marsala - disse Adamo - perchè siamo stati noi a chiedere alla Procura di Trapani e al dottore Tarondo di sequestrare le carte del porto di Marsala per fare chiarezza”. Secondo la procura invece l`iter del progetto della Myr, per il quale è previsto un investimento totalmente a carico dei privati per una decina di milioni di euro, sarebbe stato ostacolato da quelle che i magistrati definiscono "illecite manomissioni". Dopo le aule di giustizia si passa ai fatti. Si conviene che forse è meglio tornare a lavorare. Riprende la conferenza di servizi sulla Myr. Comune e Myr dopo tanti mugugni e stoccate trovano una sorta di accordo su alcuni aspetti tecnici. Il progetto privato della Marina trova il parere favorevole degli enti che hanno partecipato alla conferenza. Sul versante pubblico invece si è in alto mare. Il progetto viene presentato al Ministero dell’Ambiente per la procedura Via. Da Roma chiedono spiegazioni: “come mai avete due progetti?”. Nel frattempo vengono fatte delle modifiche sul vecchio progetto, quello con la mappa della poseidonia taroccata. Alcune perplessità le esprime in conferenza di servizi, alla Regione, il comitato dei piloti di navi. Dicono che,studiando bene le carte, il progetto di messa in sicurezza...non è sicuro. Almeno per le navi in entrata e in uscita dal porto. Poi c’è l’incontro con i cittadini voluto dal sindaco Adamo. E’ uno show del primo cittadino. Perchè gaffe dopo gaffe, ripete quello che va dicendo da anni, e sempre con gli stessi errori. Dice che il progetto era esecutivo, quando non lo era. Che c’erano i soldi già stanziati dalla Regione. E qui la smentita arriva direttamente da Palermo. I 50 milioni di euro che secondo Adamo sarebbero pronti per la messa in sicurezza del porto non ci sono da nessuna parte. Li aveva chiesti a Crocetta, che ha sempre evitato di rispondere. La Regione lo dice chiaro e tondo. Soldi non ce ne sono, ne a Palermo, nè a Roma, nè a Bruxelles. Quella al Complesso San Pietro è stata una conferenza memorabile di Giulia Adamo. Invitato d’eccezione era il neo commissario straordinario della Provincia di Trapani, Antonio Ingroia. La foto con l’icona antimafia per suggellare la limpidezza del progetto. Un Ingroia che però non sapeva di cosa si stesse parlando. Mentre Giulia Adamo scambiava poseidodia per macedonia, carnevale per capodanno. Ma si era fatta una certa ora. E la gente era stanca. Come stanchi erano anche a Palermo il 4 giugno scorso. “Basta non aspettiamo più. Il progetto è bocciato”. Perchè mancavano diversi documenti al progetto del porto pubblico, dalla via al piano finanziario. Bocciato, nessuno ne sapeva niente. E Adamo l’ha tenuto nascosto. La sorte ha voluto che la notizie uscisse, un mese e mezzo dopo, proprio il giorno delle dimissioni di Adamo. In tutto ciò nel documento della Regione che boccia il progetto del porto pubblico è previsto che il Comune deve dare incarico ad un perito. E si parla di cifre astronomiche: circa 350 mila euro. Una bella “eredità” lasciata dalla lunga storia del porto pubblico.