In Sicilia ci sono due miliardi di euro di finanziamenti dell'Unione Europea che non sono spesi, per i motivi più diversi: incapacità della classe politica, lentezza della burocrazia, appalti bloccati, incapacità di progettazione. E' questo l'ennesimo quadro allarmante che viene dall'Eurispes. L'Italia rappresenta uno dei maggiori contribuenti al bilancio dell'Ue, ma anche uno dei principali beneficiari soprattutto per quanto riguarda le regioni del Sud della penisola. Eppure, ilnostro Paese fatica a spendere le risorse messe a disposizione: "Dei 27,92 miliardi di euro stanziati dalla Ue nel settennato 2007-2013, la spesa certificata operata dall'Italia e dai suoi Enti locali (tramite i Pon e i Por, rispettivamente) ammonta a 13,53 miliardi di euro, il che significa che ben 14,39 miliardi, devono essere spesi entro la data limite (fissata nel 2015) pena il disimpegno automatico delle risorse. Questo significa che ad oggi è stato speso meno della metà, delle risorse disponibili". Di conseguenza, sottolinea Eurispes "per via di carenze di tipo organizzativo (mancata esecuzione dei progetti), inefficienze burocratiche, incapacità di presentare progetti valutati come appropriati, l'Italia vedrà evaporare cospicui stanziamenti finanziari che le spettavano di diritto e che sarebbero state vitali in questo periodo di contrazione dell'attività economica. Basti pensare che l'ammontare a cui l'Italia si vedrebbe costretta a rinunciare equivale a oltre l'1% del Pil registrato dal Paese nel 2013 (1.362,5 miliardi di euro) ".
La maggior parte dei soldi non spesi, e quindi a rischio disimpegno, sottolinea Eurispes "dovrebbero finanziare l'obiettivo Convergenza, ovvero le regioni economicamente disagiate: infatti, allo stato attuale, sono proprio le regioni del Mezzogiorno a mostrare una più modesta capacità di spesa, che si esprime in un tasso di realizzazione estremamente ridotto (45,37%), mentre le altre regioni, nel loro complesso, registrano un tasso di attuazione del programma del 59,08%. Di conseguenza, le regioni del Sud Italia, per via della loro scarsa capacità di spesa, si vedrebbero costrette a rinunciare a risorse pecuniarie che invece sarebbero vitali per dare impulso al loro sviluppo economico. Inoltre, questo scenario produrrebbe l'effetto perverso di esacerbare ulteriormente le disparità economiche tra un Nord sviluppato e un Sud strutturalmente in affanno, anziché produrre quell'allineamento che rappresenta la ragion d'essere della politica regionale di coesione".
Le risorse garantite tramite i Por rappresentano la parte preponderante del bilancio destinato a finanziare l'obiettivo convergenza, ossia i 2/3 del totale. Infatti, l'entità dei finanziamenti erogati tramite i Por ammonta a circa 14 miliardi, mentre l'Italia ha ricevuto uno stanziamento di 21 miliardi per realizzare l'obiettivo Convergenza. La Sicilia è la regione che ha ricevuto lo stanziamento più cospicuo, oltre 4,3 mld, di cui 3,27 provenienti dal Fesr e i restanti erogati dal Fse.
Le risorse non spese appartengono prevalentemente al pacchetto Fesr (6,36 miliardi di euro), che d'altronde rappresenta la parte più rilevante del finanziamento della politica europea di coesione. L'ammontare di denaro non speso è particolarmente consistente in Sicilia e Campania, due regioni con più di 2 miliardi di euro l'una, da smaltire entro la fine dell'anno solare 2015. I dati sul tasso di realizzazione dell'Obiettivo Competitività si confermano più lusinghieri rispetto a quelli relativi all'obiettivo Convergenza, riportando percentuali rispettivamente del 64,27 e del 67,56 per i programmi realizzati tramite l'erogazione di risorse da parte del Fesr e del Fse.
Complessivamente, tra Fesr e Fse, gli stanziamenti non spesi sono pari a circa 2,52 miliardi su 3,99 impegnati in Campania, 2,4 miliardi su 4,3 in Sicilia, 1,3 miliardi su 3,25 in Puglia, 1,12 miliardi su 1,92 in Calabria, 146 milioni su 429 in Basilicata.