Per vincere la mafia la migliore strategia è quella di investire sullo sviluppo economico delle regioni arretrate del Sud Italia e snellire la burocrazia, che spesso è di ostacolo allo sviluppo stesso. Tra carte, bolli, richieste di integrazioni spesso si nasconde la complicità malevola di un funzionario o di un dirigente corrotto, o al servizio della holding mafiosa per ostacolare la concorrenza. Meno burocrazia, in Sicilia, significa più libertà, e dunque meno mafia.
Ed è per questo che viene da allargare le braccia guardando alcuni dati. Per i cittadini o per gli imprenditori anche il rilascio di una concessione o di un'autorizzazione può diventare un vero garbuglio. Con la beffa che, in teoria, la pubblica amministrazione dovrebbe rispondere, per legge, entro 30 giorni. In Sicilia, addirittura, il precedente governo regionale di Raffaele Lombardo (poi condannato per mafia) varò una legge, chiamata legge Chinnici, dal nome dell'assessore proponente, che fu definita rivoluzionaria, perchè stabilisce che il percorso amministrativo per una qualsiasi richiesta deve concludersi comunque entro 150 giorni. Non si è visto nulla, invece.
E non parliamo dei debiti delle pubbliche amministrazioni. L'Unione Europea è molto chiara: i debiti delle pubbliche amministrazioni verso le imprese private vanno pagati entro trenta giorni. E invece in Sicilia un imprenditore che lavora con un ente pubblico, dalla Regione all'ultimo dei Comuni, sa che deve aspettare anche più di un anno per avere pagato il suo lavoro, con il risultato che molte aziende falliscono, e molti imprenditori si indebitano per lavorare con la pubblica amministrazione...
Altri dati: per ottenere dai competenti uffici regionali un'autorizzazione d'impatto ambientale sono necessari mediamente 4 anni.
Un recente studio del Formez, ha evidenziato che in Sicilia per ottenere il rilascio di una concessione edilizia nel settore residenziale bisogna attendere fino a 270 giorni, mentre la media italiana è di 175 giorni. Per l'edilizia non residenziale, la media scende a 234 giorni a fronte dei 159 a livello nazionale. In Germania bastano 97 giorni, 99 a Londra, 182 a Madrid dove però il costo medio per avere il via libera a costruire è di appena 12mila euro, ben 52mila e 700 euro in meno dell'Italia.
Secondo il Formez, sulle imprese di costruzioni isolane, i costi amministrativi pesano per 101 milioni di euro. Costi che potrebbero essere notevolmente abbattuti, per esempio, se si eliminasse l'obbligo di copia della documentazione catastale, come previsto dal «Decreto del fare» e dal «Decreto semplifica Italia. In Sicilia il semplice recepimento di queste norme consentirebbe alle imprese edili di risparmiare circa 17 milioni di euro di euro sugli oneri amministrativi per le concessioni.
La giunta regionale, presieduta da Rosario Crocetta, su proposta dell'assessore alle Autonomie locali, Patrizia Valenti, ha varato un disegno di legge sulla semplificazione amministrativa che, tra l'altro, prevede tempi molto rapidi per il rilascio delle autorizzazioni, ricorrendo al meccanismo del silenzio-assenso, nel caso di superamento dei tempi massimi e un indennizzo per il richiedente fino a 2mila euro a carico del dirigente responsabile del procedimento amministrativo.
E se qualche azienda lavora con i contributi europei? Le cose vanno male. In Sicilia la procedura per ottenere i fondi Ue prevede almeno 262 passaggi prima di arrivare all'effettiva erogazione delle risorse del Programma operativo europeo. E' anche per questo che la spesa delle risorse europee è inchiodata al 22 per cento (18,8% secondo la task force ministeriale) e cioè la spesa certificata è di 1,1 miliardi.
Sul fronte della burocrazia - si legge in un'analisi di Confartigianato - nell'ultimo anno le piccole e medie imprese hanno speso in oneri amministrativi 30.980 milioni di euro, equivalenti a 7.005 euro per ciascuna piccola e media impresa e pari a 2 punti di Pil.
Non solo. Nell'era di Internet, i servizi digitali della Pa risultano ancora inefficienti. Nel 2013, infatti l'Italia è al penultimo posto tra i 28 Paesi Ue per quota di cittadini che interagisce via web con la Pubblica amministrazione: soltanto il 21% degli italiani dialoga on line con la Pa, rispetto alla media europea del 41 per cento.