Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
18/09/2014 08:11:00

Marsala, riprende oggi il processo Eden. Alla sbarra Patrizia Messina Denaro

 Riprende oggi a Marsala il processo scaturito dall'operazione antimafia Eden e che vede tra i principali imputati Patrizia Messina Denaro, sorella di Matteo, il latitante ritenuto oggi il nuovo capo di Cosa nostra. In una delle ultime udienze è intervenuto il teste Alessandro Montalbano, imprenditore di 36 anni, che ha raccontato del tentativo di Patrizia Messina Denaro di estorcere soldi ad una sua zia, Rosetta, che aveva ricevuto un'eredità. 

’Sentii mia zia Rosetta Campagna urlare e cacciare Anna Patrizia Messina Denaro che pretendeva una quota dell’eredità della signora Bonagiuso’’.  Ha raccontato, in Tribunale, Alessandro Montalbano.. ‘’Ero al lavoro nel frantoio – ha dichiarato Montalbano – quando sentii gridare mia zia. Il frantoio ha un cortile in comune con l’abitazione di mia zia. Quando arrivai nel cortile mia zia stava chiudendo la porta, mentre Anna Patrizia Messina Denaro mi veniva incontro e mi accennò al fatto che le spettava una quota dell’eredità Bonagiuso. Io la bloccai dicendole che non mi riguardava e l’accompagnai all’uscita’’. Il teste ha, poi, confermato che lo zio gli raccontò, nella primavera del 2012, che ricevette, due volte, la visita di Francesco Guttadauro, nipote di Matteo Messina Denaro, che la prima volte gli chiese di intervenire sulla sorella Rosetta per convincerla a cedere alla zia Anna Patrizia Messina Denaro (anche lei, come Rosetta Campagna, battezzata dalla Bonagiuso) una parte dell’eredità ricevuta, mentre la seconda volta, nel marzo 2012, gli disse che fu detto di riferire che ‘’quello che doveva dare la sorella lo doveva dare lui’’. A quel punto, Vincenzo Campagna, che rinunciò alla carriera di avvocato (era praticante) per gestire il suo frantoio, si preoccupò molto e su consiglio di un avvocato si recò a Palermo per raccontare i fatti ai magistrati della Dda. E nemmeno il controesame degli avvocati difensori (Celestino Cardinale e altri) ha smontato il suo racconto. In videoconferenza dal carcere di Novara, però, a contestare un parte del suo racconto (‘’dopo marzo 2012 Francesco Guttadauro non venne più al frantoio’’) è stato lo stesso Francesco Guttadauro. ‘’Dopo questi incontri che dice Vincenzo Campagna – ha detto il nipote del boss latitante – io sono andato da lui a comprare olio, cosa che lui dice che non è vero’’.